Legge 194: a che punto siamo? - Mammeacrobate

legge 194, cosa vogliono le donneLeggiamo oggi sul IlFattoquotidiano che il 2 aprile la sesta corte penale della Cassazione ha condannato a un anno di reclusione e all’interdizione dall’esercizio della professione medica una dottoressa che rifiutò di dare le cure mediche ad una paziente ricoverata a seguito di una Ivg (interruzione volontaria di gravidanza).

Il confine tra l’obiezione di coscienza e omissione di coscienza è stato, in questo caso e a nostro parere, ampiamente superato e ciò è inaccettabile.

Avevamo assistito, il 9 marzo scorso, all’incontro dal titolo “Legge 194: cosa vogliono le donne” tenutosi presso l’Acquario Civico di Milano, organizzato dall’associazione Usciamo dal silenzio, della Libera Università delle donne e dei Consultori privati laici.

L’argomento aveva suscitato non poche discussioni anche tra di noi… Non è facile parlarne, ogni caso è a sè.

Riportiamo quindi qualche spunto nato in occasione di quell’incontro lasciando libere tutte voi, se lo vorrete, di dire la vostra.

Sono passati quasi 35 anni dal 22 maggio 1978, data storica per il nostro paese, data dell’entrata in vigore della legge 194, la legge che regola e disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza.

Tanti anni sono passati, ma cosa è cambiato rispetto ad allora, di cosa hanno bisogno le donne che decidono di interrompere una gravidanza, quali ostacoli devono affrontare, da chi e come vengono supportate in una scelta estremamente difficile, mai fatta a cuor leggero?

Troppo spesso questa decisione viene presa in solitudine, portando con sé un carico di dolore e un senso di colpa totalizzanti. Troppo spesso si giudicano le scelte altrui senza conoscere le motivazioni che spingono a un gesto simile.

“…regola che disciplina l’interruzione volontaria…”. Disciplina… forse è proprio in questa parola che è racchiuso tutto il senso. Chi può disciplinare? Forse solo la donna… il medico??

Quasi inevitabile concordare con Lella Costa, da sempre in prima linea nella lotta a favore della parità di genere, che ha aperto i lavori ricordando la battaglia che, il 14 gennaio 2006, portò in piazza a Milano duecentomila donne – ma anche uomini –  in difesa, prima di tutto, della libertà di scelta, una libertà che però forse necessita di ulteriori sforzi e aiuti.

E questi alcuni spunti emersi durante l’incontro e dal Manifesto elaborato in occasione dell’iniziativa “Legge 194: cosa vogliono le donne”…

“Rispetto della propria scelta, una corretta accoglienza e la sicurezza per la propria salute”, sono questi gli aspetti da cui non si può prescindere, aspetti che non possono e non devono restare sulla carta.

Occorre fare in modo che l’obiezione di coscienza, sempre più diffusa nel nostro paese, non diventi un ostacolo  per chi sceglie di interrompere una gravidanza. Nessun centro sanitario può sottrarsi all’applicazione della legge, che deve essere sempre e comunque garantita.

Occorre ridare ai consultori, così come accade in tanti altri paesi europei e in alcune virtuose regioni italiane, la centralità che hanno avuto nel passato nel percorso di interruzione della gravidanza: assistere la donna prima che arrivi ad una decisione, eventualmente accompagnarla nella sua scelta, offrirle sempre e comunque sostegno psicologico, instaurare con lei una relazione sui temi della contraccezione.

Non si tratta di decidere se l’aborto sia un bene o un male in assoluto, ma di ridare, secondo noi, senso a quella parola “disciplinare”…

Se volete conoscere nel dettaglio il Manifesto elaborato in occasione dell’iniziativa “Legge 194: cosa vogliono le donne” visitate questa pagina

 

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