Congedo paternità, conciliazione e coworking: i papà cosa pensano? - Mammeacrobate

papà cosa pensano di coworking e congedo paternità?Qualche giorno fa sono stata a una #womenbreakfast, letteralmente una colazione tra donne (per la verità c’era anche un uomo, Ricc…ehm Raffaele), un momento di incontro voluto da Valore D per mettere in relazione donne, teste, idee e opinioni, per incentivare il cosiddetto networking, per fare rete. Il tema di questa colazione (ogni volta si sceglie un tema per far sì che le discussioni si concentrino su un ambito specifico e si ottimizzi il tempo a disposizione, quello di una colazione appunto, poi via al lavoro!) era il coworking, quella nuova modalità di lavoro che non consiste tanto nel condividere uno spazio con altre persone (anche questo ma non solo) ma nel favorire l’incontro con altri professionisti, sinergie, possibilità e opportunità che da queste relazioni possono scaturire. Il coworking è prima di tutto uno stile di lavoro, non uno spazio.

 

La nostra colazione, per parlare appunto di co-working, l’abbiamo fatta presso Piano C, il nuovo spazio coworking aperto da qualche settimana a Milano di cui vi avevamo già parlato QUI e che si caratterizza per una particolarità ben precisa: è il primo coworking ad avere annesso anche un cobaby, uno spazio gestito da educatrici professioniste al quale affidare il proprio bimbo mentre si lavora. Piano C si rivolge alle mamme, alle donne in generale, e ai papà con figli al seguito.

 

Ed è proprio sui papà che le nostre riflessioni mattiniere ad un certo punto si sono concentrate. Sui papà e sulla conciliazione. Sui papà e sui congedi obbligatori e parentali.

Sappiamo ormai bene che con la recente Riforma Fornero è stato finalmente introdotto in Italia il congedo di paternità obbligatorio: 1 giorno + 2 facoltativi (previo accordo con la madre e in sua sostituzione in relazione al periodo di astensione obbligatoria spettante a quest’ultima).

Poca roba, dicono alcuni. Un inizio, dicono altri.

Ma io, tra questi alcuni e questi altri che tanto in questi mesi hanno parlato e dibattuto intorno a questa novità, i papà non li ho mica sentiti. Non ho cercato bene? Non ho drizzato le orecchie?

 

Ho letto e sentito tante mamme e donne commentare e discutere del congedo obbligatorio per i papà, di quanto nel nostro Paese sia necessario – per raggiungere una vera parità tra la lavoratrice donna e il lavoratore uomo – introdurre una effettiva uniformità dei congedi per la nascita di un figlio perché, probabilmente, solo così la donna non verrà penalizzata in partenza, di quanto la flessibilità degli orari e dei luoghi di lavoro sia una delle conquiste che potrebbero davvero aiutare la conciliazione lavoro-famiglia.

Ho letto e sentito, dicevo, tante mamme e donne.

 

Ma i papà?? Gli uomini in generale, cosa ne pensano?

Hanno sussultato di gioia alla notizia dell’introduzione del congedo di paternità obbligatorio?

Sono rimasti delusi nell’apprendere che questo congedo, dai 4 giorni richiesti inizialmente, si è ridotto a uno soltanto?

Vorrebbero più giorni di paternità obbligatori? Oppure, per iniziare, va bene così? Sono felici? Sono spaventati?

Di uno spazio coworking come PianoC dove portare anche il proprio bimbo cosa pensano? Ci andrebbero?

 

Un papà ha commentato così il post che annunciava l’arrivo del congedo obbligatorio per i papà:

I giorni sono obbligatori nel senso che devo farli per forza? Ma se sta a casa il padre la madre deve lavorare?

 

E gli altri papà dove sono? Cosa pensano?

No, perché a volte ho come la sensazione che anche questa sia una di quelle questioni di cui dobbiamo occuparci (e pre-occuparci) solo noi donne.

Perché in fondo, quel giorno di congedo è un aiuto a noi mamme, non un diritto di un uomo che diventa padre…

Ma sicuramente mi sto sbagliando… non è vero?

 

Ps: dopo qualche ricerca un papà che ha detto la sua sul tema l’ho trovato, Davide del blog Quante storie papà

Ora aspetto di sentire gli altri, anche quelli che il blog non ce l’hanno…

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Mammeacrobate.com è un portale di informazione e confronto su maternità e genitorialità, uno spazio nel quale le mamme si raccontano e si scambiano consigli, racconti ed esperienze di vita grazie alla collaborazione con professioniste che mettono a disposizione di altre mamme e donne le loro competenze e grazie a mamme che si raccontano per socializzare problematiche o stralci di quotidianità.

19 Comments

  1. Chiedete un papà… ed eccolo qua !
    Ritengo che il congedo obbligatorio sia un inizio, non certo promettente però. 3 gioni sono pochi, diciamo che fanno comodo per prendere meno ferie nei giorni successivi alla nascita. Da un punto di vista meramente pratico alla mamma serve un supporto un po’ più prolugato, specie se la mamma (come mia moglie) lavora in proprio e quindi la maternità non ce l’ha !
    Del congedo ho parlato con i colleghi in ufficio, e sorprendentemente le più critiche sono le donne che ritengono la cosa inutile se non dannosa (per l’azienda). Ho visto più entusiasti i colleghi uomini che le colleghe (sarà che il mio capo è una donna senza figli ?). Noi uomini dobbiamo imparare che predersi del tempo per accudire i figli e sostenere le compagne non è da deboli o effemminati: magari è dura ignorare commenti e sorrisini però poi pensate a quanto è bello il sorriso dei vostri figli quando stanno con voi !
    Credo comunque che l’approccio stia un poco cambiando, soprattutto nei più giovani che stanno recuperando (forse delusi dalla società e dal mondo del lavoro in questo momento di crisi) i valori dello stare insieme.

    • ManuAcrobata

      Ciao Roberto, come sono felice del tuo commento. Mi interessa molto capire come è stata accolta questa novità da voi papà perché sia tra le mie conoscenze dirette sia su social e web non ho avuto molto modo di capire cosa ne pensino i papà, voi, coloro che usufruiranno di questo congedo. Quindi mi dici che tra i tuoi colleghi ha prevalso l’entusiasmo? E le donne si sono invece lamentate ritenendola dannosa per l’azienda? Ma anche quelle con figli? curiosa questa cosa…
      Tu hai bimbi piccoli? Hai mai valutato di chiedere il congedo parentale?

      M

  2. Proprio questa mattina, in auto, ascolto la notizia alla radio e strabuzzo gli occhi.
    Mi sento non deluso ma preso in giro, in quanto il primo ricordo va alla direttiva europea di due o tre anni fa che chiede tutt’altro. Non ho avuto modo di verificare se paghiamo multe per non rispettare questa norma, perche’ poi arrivato in ufficio, preso dalla frenesia di terminare le tante cose da fare, mi dimentico di questa giusta indignazione di padre e forse anche di cittadino italiano.

    • ManuAcrobata

      ciao Matteo, sì la direttiva europea nel 2010 aveva approvato le 2 settimane di congedo obbligatorio ma come sai, ogni stato doveva recepirla a suo modo… ecco qui è stata recepita in 1 giorno + 2 facoltativi da detrarre alla mamma..

  3. Purtroppo è arrivata tardi…intendo per me, … forse è poca”roba”, ma sempre meglio di niente. In quei momenti mi sono giocato ferie, l’ho fatto volentieri, ma poi ci si porta dietro il problema che si ha meno tempo per gestire le ferie in famiglia dovendo spesso fare “i turni”. Credo che ci siano due limiti strutturali da vincere: il primo riguarda la visione del lavoro. In Italia la struttura contrattuale determina pochissima flessibilità in generale e quindi poche possibilità legate alla gestione del tempo. Vale per le mamme e per i papà. In più la poca visione manageriale che spesso riduce la produttività ad attaccamento quasi ricattatorio alla scrivania… senza allargare la visione cercando di generare un vero legame tra lavoratore e azienda, in modo da garantire spazi per il benessere della famiglia che certamente potrebbe avere ricadute molto positive sulla produttività. Detto questo i primi passi per riforme di civiltà sono graditi, ma non devono rimanere piccole gocce, vanno integrate con il desiderio di riformare la società a misura di famiglia. In questo modo lavoro, società, benessere generale potrebbero facilitare una ripresa non solo economica ma realmente civile.

    • ManuAcrobata

      ciao Vittore benvenuto! Sono d’accordo con te, la flessibilità che al momento manca potrebbe essere una delle risposte che stiamo cercando ma da chi deve arrivare questa flessibilità? aspettiamo che arrivi dall’alto o proviamo, ognuno nel proprio piccolo, a costruircela?

      • Sai il lavoro a meno che te lo faida solo come imprenditore o sei un super capo si gioca dentro una dinamica di dipendenza. La flessibilità purtroppo deve essere concessa dall’altro, se te la pigli dal basso potrebbe generare non pochi problemi… Sono convinto che il problema sia proprio di mentalità, di visione, di strategia. Ci sono direttive ministeriali a favore della flessibilità lavorativa, soprattutto in favore delle donne, che non vengono prese in considerazione per i miglioramenti contrattuali. Non ho sentito di battaglie sindacali su questi temi. Dal basso credo sia giusto parlarne molto, proporre esempi, segnalare aziende che ci provano… speriamo che questi spazi possano essere utili! ciao

        • ManuAcrobata

          Indubbiamente il problema è di mentalità, da ambedue le parti: lavoratore/trice – datore di lavoro. Il cambiamento, se ci sarà, sarà lungo e lento ma concordo con te che parlarne e divulgare best practices possa magari anche un minimo agevolarlo. In questo senso intendevo il “costruircela”, se rimaniamo in silenzio ad aspettare di risvegliarci magicamente con le politiche sociali che hanno in Danimarca, ad es, siamo fritti 🙂
          grazie e ciao!

  4. Be’, mio marito ha detto la sua qui, nel suo blog:
    http://papafordummies.wordpress.com/2013/02/04/lettera-aperta-al-futuro-governo/
    Per citare proprio la cosa sui permessi: “Ottenere i permessi di paternità non può essere una follia burocratica o l’ultima spiaggia in un mare di sfighe.
    Potrà sembrarvi assurdo, ma alcuni di noi lo vorrebbero fare e senza in alcun modo sentire minacciata la nostra mascolinità mediterranea. Pazzesco, lo capisco. Si comincia a giocare coi figli, a portarli a spasso con passeggini e marsupi e si finisce così. A fare i mammi.”

    • ManuAcrobata

      Ciao Daniela grazie per la segnalazione! Ma sai che a me proprio non piace la parola “mammo”? Mi sembra tolga dignità al papà che non deve cercare di diventare qualcos’altro ma semplicemente deve avere l’occasione di fare il papà a 360gradi 🙂 che ne pensi?

      • In quel contesto “A fare i mammi” voleva avere un tono sarcastico verso un’idea di padre antica. Detto questo trovo che il neologismo abbia un valore più scherzoso che serio, un modo di intendere, fra il serio e il faceto, una figura paterna che si occupa anche di situazioni classicamente più relegate al ruolo materno.

        Non mi autodefinirei “mammo”, visto che la parola Padre (o papà, o babbo) a mio avviso va più che bene. Non mi strapperei i capelli però se qualcuno in modo scherzoso o affettuoso mi apostrofasse in tal modo.

        I tempi cambiano e le parole cambiano anche significato. In questo periodo storico convivono diverse generazioni che possono avere diverse idee riguardo al significato di “Padre”.

        • ManuAcrobata

          Ciao! Grazie per essere passato di qua! Concordo a pieno con te sul fatto che la parola Padre o Papà già comprende molto bene tutti i significati che la figura paterna incarna!
          E cmq complimenti ai “mammi” se con questo intendiamo i papà propensi a suddividere con la compagna tutti i carichi di responsabilità che comporta avere figli e famiglia.
          Già che ci sono, ne approfitto anche per chiederti cosa ne pensi dell’introduzione del congedo di paternità obbligatorio, ti sembra adeguato, un primo inizio o troppo poco?
          Grazie e ora passo a leggere qualcosa sul tuo blog!
          ciao M

          • Credo che quattro giorni obbligatori di licenza parentale siano il minimo sindacale sul quale discutere in paese civile. Qualcuno continuerà a considerarsi fondamentale per le sorti della propria azienda e in qualche modo fuggirà la cosa, ma la vita genitoriale è già complicata così com’è. Se cominciamo ad avere delle basi solide di diritti, non sarà un problema se qualcuno vorrà rinunciarvi (peggio per loro, direi).

            Io andrei oltre rendendo possibile la licenza di paternità facoltativa, ma fattibile, parallela fra entrambi i genitori, senza dover sacrificare nulla dei diritti della madre. Ovviamente.

  5. ManuAcrobata

    Ecco, l’ultimo punto che tocchi mi trova particolarmente d’accordo (ma pure sul resto). E anche di questi 1+2 giorni di congedo obbligatorio quei +2 sono facoltativi e da togliere da quelli della mamma… Quanta strada ancora da fare!

  6. Scusatemi, ma forse occorre parlare dell’argomento anche dal punto di vista pratico, logistico.
    Sarà che mi occupo anche di dare consulenza in termini di paghe e contributi alle mamme, il primo pensiero che mi viene è: ALT, FERMI TUTTI! L’idea in se era buona, ma la sua attuazione se non altro discutibile.
    Perchè?
    Tecnicamente è un permesso ideato per favorire la presenza dei papà al parto e nel post partum, ma:
    1. il padre deve comunicare l’assenza per congedo almeno 15 giorni prima (e come fa!??!)
    2. se il padre usufruisce di questo congedo, i rispettivi giorni vanno “decurtati” alla maternità obbligatoria che spetta alla mamma. Quindi? La mamma rientra a lavorare da 1 a 3 giorni prima? Non si può PER LEGGE! Il risultato è che la mamma gli ultimi 1/3 giorni di maternità obbligatoria non percepirà la retribuzione spettante per maternità ma dovrà stare a casa lo stesso. Assurdo, a dir poco.

    RIflettiamo: qual è quel datore di lavoro che non concede un permesso (anche retribuito = ROL) ad un papà a cui sta nascendo un figlio?
    Era necessaria questa legge??

    Forse dovremmo affrontare più seriamente la questione, parlando di congedo parentale così RIDICOLMENTE retribuito (30% della retribuzione media giornaliera, calcolata sul mese precedente e senza ratei di 13 esima o 14 esima… tecnico lo so, ma è così).

    Forse dovremmo parlare di assegni familiari RIDICOLI che non permettono davvero ad un genitore di accudire i propri figli smettendo di lavorare (tante vorrebbero ma non possono!).

  7. Daniele Frongia

    Ciao a tutte, complimenti per l’articolo e per le iniziative di coworking e più in generale di [b]networking[/b]. Nel capitale sociale di ciascuno di noi e dunque nelle [b]relazioni [/b]sta il segreto per vivere meglio e dunque ben vengano tante iniziative come #womenbreakfast.
    Le tante [b]non riforme[/b] del governo Monti hanno lasciato milioni di italiani insoddisfatti. Sul fronte del congedo di paternità obbligatorio, credo che Fornero abbia fatto un timido e del tutto insufficiente passo in avanti. In alcune aziende (non italiane, naturalmente) è già previsto da anni il [b]paternity leave[/b] che consente al padre di aiutare la mamma e godersi il bimbo. La normativa europea è andata alla ricorsa delle solite buone pratiche scandinave mentre noi restiamo sempre un anno luce indietro. Faccio parte di un movimento politico (ma NON sono candidato alle prossime elezioni) e in ambito comunale stiamo cercando, per quanto possibile, di pianificare interventi per facilitare i genitori al di là dei [b]bonus bebè[/b] che, tra l’altro, oggi arrivano con anni di ritardo, e casualmente prima delle elezioni. [b]Flessibilità[/b] e [b]telelavoro[/b], laddove applicabili, sono a mio avviso due delle possibili risposte.
    Tornando al tema del post io, grazie alla flessibilità concessami dal mio datore di lavoro, ho potuto curare l’inserimento di mio figlio al nido per oltre un mese, [b]uno dei momenti più belli della mia paternità[/b]. Anzi, della mia vita!

    • ManuAcrobata

      Ecco… sentirti dire che seguire l’inserimento di tuo figlio al nido è stato uno dei momenti più belli della tua paternità quasi mi commuove! Raccontalo più che puoi, agli altri papà soprattutto! fanno bene queste parole, tanto bene!
      grazie Daniele di essere passato di qui 🙂

  8. E’ una bella iniziativa ma rimango dell’idea che nei primi mesi di vita del bambino il legame tra mamma e figlio debba avere la priorità su tutto. Meglio più giorni per la madre e meno per il padre.
    Il padre avrà modo di costruire il suo rapporto con il figlio più avanti quando il bimbo inizierà a relazionarsi in modo più consapevole con il mondo esterno.
    Se poi la questione è solo legata alla voglia di scaricare parte dei disagi lavorativi anche sul padre allora siamo fuori strada. La fase più critica nei rapporti con il datore di lavoro non è quella dei primi mesi di vita del bambino ma quella dei primi anni di vita dove i genitori si possono/devono alternare per assistere il bambino in occasione di malattie, chiusure scolastiche, etc. etc.

    • ManuAcrobata

      Grazie Carlo per averci dato il tuo punto di vista! E per essere passato di qua 🙂