Allattamento a richiesta: non ce la faccio più!

Finalmente libere dalle direttive culturali dell’allattamento ad orari, le mamme che allattano oggi sono solitamente abituate ad offrire il seno al loro piccolo ogni volta questi lo richieda.

Generalmente tutto fila liscio nei primi mesi: il piccolo viene attaccato al seno ogni volta dia segno di avere fame o bisogno di coccole. Il latte infatti, caldo e dolce, passa rapidamente dalla sua funzione primariamente nutritiva a quella non meno importante di consolazione, contenimento, calmante, ninna nanna…

Allattare a richiesta anziché a orari, significa perciò considerare la poppata non più solo come un pasto, ma ampliare il significato di questo momento così speciale e ricco di significati emotivi e relazionali tra madre e bambino – momenti speciali che ovviamente le donne che non allattano creano ugualmente con i loro piccoli, solo con modalità diverse dalla poppata.

Quello che però spesso non viene considerato, ma che le mamme invece a volte dicono, è che, soprattutto nel secondo anno di vita del piccolo, piano piano il seno si può caricare di così tante funzioni che viene alla lunga vissuto con fatica e a volte fastidio dalle mamme stesse, soprattutto quando viene richiesto decine e decine di volte al giorno.

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Quando il seno diventa l’unico mezzo per calmare il bambino se è stanco, per consolarlo se si fa male o se un altro bambino gli ruba un gioco, per zittirlo se si mette a piangere durante una telefonata o un dialogo che richiede l’attenzione della mamma, per addormentarlo durante i vari risvegli notturni, l’esperienza meravigliosa dell’allattamento alla lunga può diventare un po’ meno meravigliosa e un po’ più faticosa.

Ovviamente non per tutte le madri questo è vissuto come una cosa negativa, ma per alcune sì, quindi vediamo cosa può aiutarle:

  • fermo restando che nei primissimi mesi di vita al bambino va offerto il seno ogniqualvolta lo richieda, può essere comunque utile offrire piuttosto presto anche altri elementi di consolazione oltre al seno: per esempio si può associare alla poppata un pupazzino o un pezzetto di stoffa che, se dati in mano al piccolo ogni volta che si attacca al seno ad esempio per addormentarsi, imparerà a collegare alla nanna. Quando arriverà il momento di togliere la poppata della buonanotte, il bambino probabilmente vivrà con meno fatica il distacco se avrà comunque con sé un altro oggetto che nel tempo ha imparato ad associare al momento del sonno.
  • quando più grandicello proverà a muoversi nell’ambiente e gli capiterà di piangere o perché si è fatto male o per la frustrazione di non riuscire a fare un movimento o raggiungere un oggetto desiderato, può essere utile evitare di offrirgli il seno ma consolarlo in maniera diversa: prendendolo in braccio, abbracciandolo, cullandolo, in modo che non si crei l’associazione nella testa del bambino: dolore o frustrazione = seno.

L’abitudine dei bimbi di attaccarsi al seno per cercare consolazioni di vario tipo non è altro che un’abitudine, appunto. E come tutte le abitudini si può o evitare di darle, se pensiamo che alla lunga ci peseranno, o possiamo cambiarle se si sono già instaurate.

Se quindi il vostro bambino, magari di un anno o più, ha ormai consolidato l’uso di richiedere il seno anche venti o trenta volte al giorno, ogni volta incontri qualcosa che lo frustra, lo fa arrabbiare o lo intristisce e sentite che quello che provate non è piacevole, può essere utile cambiare le abitudini che si sono radicate.

Perché attraverso il latte passano le emozioni materne: la morbidezza (segno di serenità e appagamento), o al contrario la rigidità del corpo della madre (segno di insofferenza, tensione, fastidio) vengono chiaramente percepite dal piccolo.

Per cambiare le abitudini bisogna essere ferme e costanti:

  • decidere quali poppate vogliamo eliminare perché vissute con fatica o fastidio
  • smettere di attaccare il piccolo al seno in quelle situazioni offrendogli semplicemente una consolazione di altro tipo come un abbraccio stretto, o il ciuccio se lo usa, o la sua copertina preferita. All’inizio il bambino protesterà, ma molto più rapidamente di quello che generalmente si pensa, si abituerà a questa nuova routine.
  • se si vuole comunque continuare ad allattare, si lasceranno quelle poppate consolatorie o di coccola (oltre ovviamente a quelle che costituiscono pasti) che sentiamo di vivere in maniera serena.

L’allattamento è un canale emotivo potente ed un momento relazionale molto delicato. il bambino cresce e dopo lo svezzamento, il suo ruolo nutritivo diventa quasi secondario rispetto a quello consolatorio e relazionale.

Ogni mamma deciderà cosa è bene per lei e per il suo piccolo, continuando a offrire il seno ogni volta che il bambino lo chiederà se questo va bene per loro o provando a modificare le abitudini, se la richiesta frequente di consolazione al seno diventa per la mamma sgradevole. Le coccole, la consolazione o il contenimento devono esserci, basta decidere se farle passare dal seno o da un abbraccio.

photo credit: David Leo Veksler via photopin cc

 

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Psicologa e psicoterapeuta rogersiana, da diversi anni ho iniziato a lavorare con i neogenitori sia diventando insegnante di massaggio infantile, sia conducendo gruppi per genitori sull’educazione emotiva e su vari argomenti legati all’educazione e all’accudimento dei bambini, dalla nascita all’adolescenza. Sono profondamente convinta che sostenere i genitori nelle scelte educative, informare, spiegare, ma soprattutto ascoltare e accogliere dubbi, domande, fragilità, sia la strada più importante per promuovere il benessere dei nostri bambini e prevenire il crescente disagio infantile e adolescenziale. Nel mio lavoro porto la mia professionalità, ma anche la mia esperienza con i miei tre figli, gli errori fatti, i dubbi vissuti, le battaglie vinte. Perché non si può pensare di aiutare i genitori se ci si erge su un trono, ma solo se si condividono esperienze, fatiche, paure e soddisfazioni. Sito web: www.sentieridicrescita.com Facebook: https://www.facebook.com/pages/Sentieri-di-Crescita/ 653600438012603