In giro con i figli: quando l'auto non si rivela la scelta migliore!

Settimana scorsa abbiamo deciso di andare a scuola a piedi. Bene. Oggi prendiamo l’auto. Forse si rivelerà la scelta più comoda e veloce…chissà.

Li prendo per mano, attraverso la strada e arrivo con loro all’auto. La apro, apro la portiera lato Belva Jr e faccio salire prima la Belva Sr.

 “Vai, poi siediti e mettiti la cintura. Mi raccomando: veloce!”.

Evidentemente, il suo cervello recepisce questo:

“Vai, poi mettiti in ginocchio in mezzo ai sedili e gioca con quel pezzo di carta che hai trovato sullo schienale! Mi raccomando: prenditi tutto il tempo del mondo!”

Nel frattempo faccio salire anche la Belva Jr.

No. La Belva Jr dice che lui fa tutto da solo, non vuole aiuti. Lo vedo salire in macchina con la stessa determinazione di Messner sul K2.

Ogni tanto provo ad agevolarlo cercando di sostenerlo, ma NOOOO.

Si siede sul suo seggiolino e vedo comparire sulla fronte lei…LA RUGA! Cerco di infilargli la cintura, bypassando il vocabolario che intanto tiene in mano…comodissimo.

“Nooo! Ho Caldo!!!! Mi voglio togliere il giubbino…mi dà fastidiooooo!

Tu sei in mezzo alla strada con la portiera aperta, con una mano stai cercando di mettergli la cintura, con l’altra stai tenendo 2 zaini e la tua borsa, quando arriva un SUV che si piazza praticamente sul piede, mentre la signora al volante tira giù il finestrino e ti fa “Scusi, sta per caso andando via?”

Tu, con tutta la calma del mondo, riesci a configurare solo questa risposta: “Signora, in questo momento della mia vita non ho progetti così ambiziosi. Non so nemmeno se riuscirò a chiudere questa portiera, si figuri andarmene via!”

Lei richiude il finestrino e se ne va scandalizzata.

Di nuovo rivolgo la mia attenzione verso la Belva Jr che sta cercando di sfilarsi il giubbino.

Il mio cervello ora è a mille, cercando la soluzione al dilemma.

Soluzione 1: assecondarlo, facendogli togliere il giubbino.

Fuori ci sono 3 gradi, la macchina ovviamente è a temperatura. Se poco poco domani fa semplicemente uno starnuto e si viene a sapere che stamattina gli ho tolto il giubbino, sarò condannato a vagabondare in eterno per le farmacie di turno di domenica notte e sarò marchiato a fuoco sulla fronte con la lettera Scarlatta “A”…di Adultero? No di Aerosol”

Devo convincerlo.

“Love of my life. Hai notato questo tremore che mi sta cogliendo in questo istante? Ecco, non è un principio di Parkinson, ma è un principio di congelamento. Non posso toglierti il giubbino!”

“Ma mi dà fastidio!”

“E se te lo apro?”

“Mi dà fastidio!”

“E se te lo chiudo?”

Ormai non so più che pesci prendere, quando vedo affacciarsi dalla sua tasca una merendina.

No, non è una merendina. È UN DIVERSIVO, che Lei ha sapientemente messo in tasca proprio per le situazioni critiche.

Gliela metto in mano e mentre lui è distratto, lo incerniero al seggiolino.

Mentre sto per chiudere lo sportello, alzo lo sguardo per vedere a che punto è la Belva Sr. Praticamente ci sono 3 chilometri di cintura disposte a ragnatela per tutta la macchina, e lui è al 70° tentativo di inserire la cinghia nell’ancoraggio.

Sono al volante. Li guardo nello specchietto. “Pronti bimbi? Partiamo!”

Ovviamente, solo una volta che sono partito, all’incrocio più pericoloso della città, la Belva Jr si decide e mi dice.

“Papà, mi apri la merendina?”

In verità, la frase completa è questa.

“Papà, mi apri la merendina altrimenti mi faccio venire un attacco isterico, poi comincio a tossire finché non mi viene il vomito che avrò cura di disseminare su tutti i sedili della macchina nuova?”

Mentre faccio un rapido calcolo delle migliaia di euro in contravvenzioni che questa manovra mi costerà, praticamente mi trasformo in un fachiro dalle membra snodate.

Sono un incrocio tra un camaleonte e un boa constrictor.

Il braccio sinistro rimane sul volante, mentre il destro striscia verso i sedili posteriori, risalendo sui sedili, poi sul seggiolino, arrampicandosi sulla gamba della Belva Jr, fino ad arrivare alla mano.

Nel frattempo, con un occhio guardo la strada, verificando di non andare a infrangermi contro qualcuno, mentre con l’altro occhio guardo verso i sedili posteriori, per tenere sotto controllo la situazione.

“Dammi così te la apro”

Agguanto l’oggetto e lo porto avanti. Ho preso il Vocabolario. Reitero l’operazione. Apro la merendina con una mano sola. Praticamente vedo Silvan inginocchiarsi davanti a me e chiamarmi “Maestro”.

Ovviamente tutti starete pensando “ma non potevi aprire la merendina prima”?

No. Perché? Perché prima non era il momento giusto. Quando si dice il tempismo dei bambini

Cos’è il momento giusto?

Il momento giusto è “Acqua per favore” quando, dopo sei ore, ti sei appena seduto sul divano.

Il momento giusto è “cacca” mentre stai per metterti in bocca il primo boccone della tua cena, dopo che loro hanno mangiato primo secondo contorno frutta e dolce, e tu pensi che sia la tua volta di mangiare.

Questo è un “momento giusto”.

Per evitare cadute di concentrazione o momenti di sconforto) durante il tragitto – stiamo pur sempre andando a scuola – cerco di catturare la loro attenzione con musica e giochi, roba semplice, tipo il Rigoletto o Trivial Pursuit versione Genius.

Ma mentre cerco di raggiungere l’obiettivo, mi rendo conto che anche oggi il comune della città in cui vivo sta cercando di rendere più avvincente il mio viaggio in macchina.

Di solito lo fa con cose semplici, tipo cancellando la toponomastica di alcune zone, facendo sorgere palazzi dove prima c’era una bella strada, oppure invertendo il senso di marcia della strada, cioè che adesso bisogna andare a testa in giù, oppure ancora quella volta che potevano circolare solo le targhe pari con il resto di tre e guidatore del segno del Toro.

Oggi hanno chiuso quell’unica comodissima strada che mi immetteva direttamente sul corso principale, offrendo l’alternativa di una comodissima deviazione Via Napoli, Via Teramo, Via Pisa, Pisa, Tokio, Grottammare, Kuala Lumpur, Corso.

Mentre cerchiamo di seminare Sandokan e le tigri di Mompracem alle nostre calcagna, dietro le cose vanno così.

Belva Sr: “Papàààà, mi sta dando fastidio”

Io: “Smettila di dargli fastidio”

Belva Jr: “Ma lui mi guarda”

Io: “Smettila di guardarlo”

Belva Sr : “Ma lui mi ha fatto così con la mano”

Io: “Non glielo fare più”

Belva Jr: “Ma lui ieri mi ha fatto brsh sul braccio”

Io: “Non fargli più brsh sul braccio”

Belva Sr: “E allora lui il 13 novembre 2012, circa alle 14.37 ora di Greenwich…”

Io: “Ridagli Greenwich”

Preoccupato, noto che nel mio cervello comincia a ripetersi il seguente mantra:

“Ilmattinohal’oroinboccailmattinohal’oroinboccailmattinohal’oroinboccailmattinohal’oroinbocca”.

Per fortuna, siamo arrivati davanti alla scuola.

La situazione parcheggio è disperata, ma io lo sono di più…

In strada non ci sono posti. Decido di entrare con tutta la macchina dentro un portone.

Tanto ho messo le 4 frecce!

photo credit: wreck via photopin cc

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