Perché il mio bambino piange sempre? Come interpretare pianto neonato

Perché il mio bambino piange sempre? Come capire e interpretare il pianto di un neonato?
Il pianto del neonato è una fonte di comunicazione per lui in quanto è l’unico suono in grado di produrre per esprimere fame, sete, dolore, angoscia, disperazione. Lo stare insieme a lui, tenerlo addosso per molto tempo durante la giornata, osservarlo, aiuta il genitore ad interpretare questo pianto, rispondendo nel modo giusto al suo bisogno.

Il pianto di un neonato, a differenza di quello di un bambino grande, è fatto in modo che il genitore debba necessariamente rispondere con un comportamento. Quindi il genitore sente l’estremo bisogno di coccolare il suo bambino, attaccarlo al seno o dondolarlo tra le braccia ma questo non sempre lo fa smettere di piangere.

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La stanchezza del genitore, il non capire, il nervosismo, l’esaurimento possono portare però i genitori a lasciar piangere il bambino avvalendosi dei consigli “non prenderlo sempre in braccio o si vizia”, “Piangere fa prendere aria ai polmoni”, “le lacrime rendono gli occhi belli”. Sicuramente non rispondere al pianto di un bambino, per 3,4,5,6, volte lo porta a piangere meno ma semplicemente perché si è rassegnato.

Un bambino che viene lascito piangere spende energie importantissime per la crescita, avranno delle difficoltà con le relazioni di fiducia sia da piccoli che da grandi.

È importante quindi cercare di interpretare il pianto e darne una soluzione o almeno un contenimento.

Perché un bambino piange?

1. Un parto difficile, un cesareo, l’uso di anestesia epidurale o di altri farmaci durante il parto.

Tutto questo può causare pianto inconsolabile, nervosismo e difficoltà nel rilassarsi, dai primi giorni sino a qualche settimana dopo il parto. Fate si che il bambino torni ad essere sicuro come lo era dentro di voi quindi create una situazione simile:
Contenimento dell’utero tramite le vostre braccia, una fascia o la mussolina
Calore. Abbracciandolo, facendo il pelle pelle o dormendo con lui andate ad aiutarlo nella dissipazione del calore fungendo da termoregolatori.
Movimento. Tramite il dondolio. Potete costruire un’amaca con la fascia per portare e fargli fare i sonnellini diurni li dentro.
-Utilizzate il massaggio per rassicurarlo o fate insieme un bagno caldo.

2. La fame

Un neonato ci mostra ancor prima di arrivare al pianto con dei segnali che ha fame. Questi segnali che sono il girare la testa da un lato all’altro e il succhiarsi le manine o la lingua stessa, possono essere non percepiti o capiti dai genitori e quindi si arriva all’ultimo segnale che è il pianto. Inoltre un bambino che assume latte materno avrà delle poppate più frequenti rispetto ad un neonato che assume l’artificiale, quindi ci saranno più possibili occasioni di pianto. Questo vuol dire che non può essere fatto un allattamento ad orario ma il bambino deve essere soddisfatto ogni volta che lo desideri attraverso un allattamento a richiesta. Il latte materno cambia composizione durante l’arco della giornata quindi è impossibile stabilire in quanto tempo lui lo digerisca e quando quindi richiederà il seno.

Dobbiamo dare competenza al neonato perché solo lasciando dettare i tempi da lui, quest’ultimo può capire quando ha il pancino pieno o meno.

3. Scaricare le tensioni e gli stimoli accumulati durante la giornata

Ogni bambino si sceglie durante l’arco della giornata un orario o un momento in cui essere irrequieto e piangere. Bisogna rispettare questo pianto, contenerlo ed consolarlo.
Bisogna comunicare al bambino che Voi ci siete quando lui piange. Cercate di organizzare la giornata in modo che il bambino non si stressi, che riesca a scaricare gli stimoli accumulati ad esempio portandolo in fascia quando lo vedete con lo sguardo fisso. E’ un modo che hanno molti neonati per annullare loro stessi gli stimoli che stanno ricevendo e cercare di addormentarsi per non sovraccaricarsi. Più stimoli il bambino riceve e più sono i risvegli notturni o la difficoltà nel rilassarsi perché ha bisogno di elaborarli tutti.

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4. Durante gli scatti di crescita, quando le poppate si riavvicinano per alcuni giorni

Queste fasi arrivano di solito verso le due settimane, le sei settimane e intorno ai tre-quattro mesi del bambino. E’ un bene fare allattamento a richiesta perché questo soddisfa a pieno le esigenze di fame del neonato. Inoltre più il neonato con la suzione stimola il seno e più aumenta la produzione di latte.
Durante uno scatto di crescita non dovete dare integrazioni di artificiale o pensare che il vostro latte non sia adeguato. Attaccatelo semplicemente ogni volta che lo desidera.

5. Le coliche

Il classico mal di pancia che hanno tutti i piccini può essere dovuto da tantissime cose come l‘aria che ingurgitano quando piangono, dormono o hanno un attacco non corretto. Può essere dovuto da una difficile digestione o gestione del flusso di latte che arriva in questo caso con forza nei tessuti e li può irritare.
Lasciate comunque che il bambino cerchi il seno e attaccatelo perché per loro succhiare è anche un placebo. Una cosa dolcissima che potete fare è di preparare un bel bagno e farlo insieme. L’acqua calda e il contatto con voi gli faranno da anestetico naturale.
Il pianto da colica è molto caratteristico perché è interrotto, proprio come i picchi del dolore. I movimenti sono sconnessi, le bambine vengono portate al petto e le braccia si agitano non tanto per il dolore ma per il semplice fatto che il neonato senza contenimento si trova perso e più si agita con gli arti e più il pianto aumenta.

Il mio consiglio in caso di coliche è di abbracciarlo o metterlo in fascia e aiutarlo in questo momento di crisi con un cuscinetto caldo da mettere sul pancino, attaccandolo al seno, o facendo una qualsiasi cosa che sappiamo che lo aiuti a rilassarlo. E’ importante non massaggiare la pancia del piccolo in fase di colica. I massaggi devono essere fatti a scopo preventivo tra un cambio del pannolino all’altro.

6. Paura e bisogno di contatto fisico

Sono i cosiddetti bambini ad alto bisogno che per essere sereni hanno bisogno del continuo contatto fisico. Assecondate questo suo bisogno e tenetelo in braccio, magari utilizzando una fascia. E’ utile anche utilizzare una mussolina per fasciare il bambino mentre dorme e contenere il riflesso di moro. Le braccia devono essere tenute lungo i fianchi per evitare movimenti scordinati. Ottima soluzione anche quella di mettere il bambino in un’amaca in quanto il movimento laterale è amato da molti bambini.
Il pianto che smette quando il bambino viene preso in braccio non è vizio. E’ semplice desiderio di stare con i propri genitori. Assecondare questo bisogno lo aiuta nell’instaurare un rapporto sicuro con voi.

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Perché bisogna rispondere al pianto di un neonato?

1. Se il pianto viene ignorato il bambino pensa che le sue emozioni non vengono accettate.

2. Il pianto è il suo modo di comunicare da neonato fino a quando il sorriso e la parola non arrivano. Dovete dargli il tempo di imparare. Non è leale rispondere ad un sorriso e non ad un pianto.

3. Rispondere solo al sorriso e non al pianto gli passerà il messaggio che emozioni quali rabbia, tristezza non sono buone emozioni e bisogna reprimerle.

4. Ignorare il pianto di un bambino è come essere ignorate quando noi siamo arrabbiate. Questo porta molta frustrazione. Hanno bisogno della nostra compassione e attenzione.

5. Ignorare il pianto insegna al bambino a non prendere in considerazione le persone indifese.

6. Un bambino ignorato è un bambino che impara dai suoi genitori che è naturale questo tipo di comportamento.

Conclusioni

Non esiste una formula o una ricetta magica per far smettere di piangere o interpretare cosa significa quel pianto. L’unica vera ricetta è quella di passare del tempo con nostro figlio e di conoscerlo e lasciarci conoscere.

 

Articolo pubblicato a Luglio 2014 – Aggiornato a Ottobre 2018

photo credit: iStock.com/Halfpoint

Author

Mi sono laureata ad aprile 2009, presso l’università degli studi dell'Aquila. Dopo un anno in Consultorio, ho iniziato subito con la libera professione. Sono un ostetrica Domiciliare, una Levatrice, solo in veste moderna. Non mi trovate negli ospedali ma nelle case delle donne che mi hanno scelto, che hanno scelto di avermi vicino. Svolgo la mia professione accompagnando la Donna in ogni suo aspetto, dalla gravidanza con il lavoro corporeo a terra e in acqua, con il supporto e l'informazione nei corsi di accompagnamento alla nascita, al momento del parto e con il sostegno nei primi mesi. A differenza di un lavoro in ospedale, da libera professionista riesco a stare vicino non solo allea madri, ma anche ai genitori, agli adolescenti e le donne durante il percorso della vita con disponibilità, amicizia e competenza... sono un'Ostetrica con la borsa del mestiere e la bicicletta sempre pronta. Lavoro nel rispetto delle emozioni, nella semplicità, nella tranquillità e dolcezza che ogni famiglia mi trasmette. Lavorare come libera professionista mi permette di accompagnare e consigliare le donne sin dall’inizio: Nascita, Adolescenza, Fertilità, Gravidanza, Travaglio e Parto, Essere Madre, la Menopausa. Esercito l’attività ostetrica in regime di libera professione tramite www.corsipreparto.com e sono la Titolare dei servizi erogati su Milano e Brianza.

1 Comment

  1. LaMiaVitaSemplice (@miavitasemplice)

    tutti consigli preziosi! apprezzo molto quelli sul contatto fisico e sull’uso della fascia. Nella mia esperienza di mamma ho visto che il contatto aiuta tantissimo nel calmare il bambino. Non si deve aver paura di “viziarli”, è un loro bisogno molto profondo