Cosa fare in caso di depressione in gravidanza?

Qualche settimana fa in questo post, abbiamo parlato di quali sono, durante la gravidanza,  i campanelli d’allarme a cui prestare particolare attenzione poiché possibili sintomi di una depressione.

Ma quali possono essere gli effetti per mamma e bambino?

E soprattutto, cosa bisogna fare per evitare che ci  possano essere strascichi nel post parto?

Nel corso della gravidanza può capitare a tutte di sentirsi più stressate a livello emotivo  –  anche se questo non è necessariamente indice di un disturbo mentale – manifestando ansia, labilità dell’umore e preoccupazioni esterne che riguardano soprattutto la trasformazione del proprio corpo ed il benessere del bambino.

Fra questi disagi però, è bene prestare particolare attenzione all’ansia, poiché può avere conseguenze assolutamente da non sottovalutare.

L’ansia in gravidanza

L’ansia  tende ad aumentare con il passare delle settimane di gestazione, raggiungendo valori più alti soprattutto nell’ultimo trimestre e, se presente nel corso della 32sima settimana, potrebbe essere un elemento predittivo di una depressione nel post-parto e portare a:

  • un disturbo dello sviluppo e delle attività fetali dovuti a una modificazione e attivazione prolungata di alcuni sistemi di allarme allo stress;
  • un basso peso del bambino alla nascita e difetti fisici;
  • problemi comportamentali-emozionali;
  • predisposizione ad abitudini tabagistiche;
  • uso di sostanze psicoattive e alcool usate a scopo ansiolitico;
  • riduzione dell’appetito con compromissione del peso e dello sviluppo della gravidanza;

Come intervenire?

Se si tratta di forme d’ansia leggere, queste possono essere controllate con interventi di rilassamento muscolare, ossia una serie di esercizi di contrazione e rilassamento dei muscoli del corpo.

Altre tecniche molto utili sono quelle che riguardano il controllo del corpo e della respirazione attraverso interventi preventivi sul sonno sia durante la gravidanza che nel puerperio.

È inoltre possibile fare ricorso a un approccio di psicoterapia mirato, che può essere individuale o di coppia, di counseling o di psicoterapia strutturata, accompagnata da un’eventuale supporto farmacologico con antidepressivi in caso di ansia intensa.

A chi rivolgersi?

Comprendere i propri stati d’animo e superare il possibile senso di smarrimento e di vergogna di fronte a sensazioni nuove, che spesso fanno paura è il primo passo per uscirne.

Rivolgersi a figure professionali competenti  che, partendo dalla storia personale di ciascuno, possano aiutare a vivere questo periodo con maggior serenità, mettendo sempre il benessere di mamma e bambino al primo posto, è il consiglio che ci sentiamo di dare a chi vive un momento di particolare difficoltà.

Un valido aiuto in questo senso arriva da O.N.Da  – Osservatorio Nazionale sulla Salute della donna, che da anni si occupa dei disturbi dell’umore durante la gravidanza e il post parto per capirne le cause ed informare le future madri e le neomamme sugli strumenti esistenti per affrontarla. All’interno del sito www.depressionepostpartum.it offre molti utili informazioni, mettendo inoltre a disposizione un servizio di consulenza online curato da specialisti e una sezione dove trovare i centri, suddivisi per regione, a cui è possibile chiedere aiuto.

Potrebbero interessarti anche: Come accorgersi di una depressione in gravidanza?Depressione in gravidanza: la testimonianza di una mamma

Fonti: On.Da, Depressione in gravidanza e nel post partum

photo credit: pixabay

Author

Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.