Perché meglio non dare etichette ai bambini?

Spesso si sente dire dei bambini:

“Luca è pigro, Marta è capricciosa, Pietro è timido, Giulia è una bambolina, Matteo è bravo in tutto, Chiara è un disastro.”

In pratica, si appiccicano etichette ai bambini, nel bene e nel male, senza pensare più di tanto alle parole che si usano e al loro peso. In realtà, etichettare un bambino è tra le azioni assolutamente da evitare, se vogliamo proteggere la sua fiducia in se stesso.

Perché è meglio non dare etichette ai bambini?

Quando dici a tuo figlio “Tu sei…” stai dando un giudizio di valore sulla sua personalità. Gli stai attribuendo una caratteristica relativa al suo modo di essere, gli stai dicendo “Tu sei così”.
In pratica, gli stai comunicando le tue aspettative riguardo al suo modo di essere, ma devi sapere che il potere delle aspettative è enorme!

Le etichette, soprattutto se negative, restano fastidiosamente appiccicate ai bambini e si trasformano spesso in profezie che si autoavverano.

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Che cosa succede poi? Se se lo sente ripetere in continuazione, un bambino si sentirà davvero stupido, capriccioso o timido e inizierà a comportarsi di conseguenza, confermando le tue aspettative.

Quando etichetti negativamente tuo figlio, non fai altro che incoraggiarlo nel suo comportamento sbagliato:

“Se sono capriccioso, allora posso fare sempre capricci!”

Perché sto minando l’autostima di mio figlio?

Etichettare significa congelare il bambino in un ruolo, senza fargli capire che in realtà ha la possibilità di crescere e cambiare, togliendogli fiducia nelle sue capacità. In pratica, lo induci a diventare proprio come lo hai etichettato, che sia pigro, capriccioso, lento, timido…

Questo avviene soprattutto quando abusi delle parole sempre e mai:

“Non mi ascolti mai!”

 “Non combini mai niente di buono!”

“Sei sempre in ritardo!”

 “Rompi sempre tutto!”.

Quando ti rivolgi a tuo figlio in questo modo è come se gli dicessi:

 “Sei fatto così, non puoi cambiare o migliorare”.

È questo il messaggio che vuoi dargli?

Ognuno di noi, quindi anche tuo figlio, è molto di più di una  qualsiasi etichetta che gli venga affibbiata. Etichettare tuo figlio ti impedisce di cogliere tutto il suo valore come persona, e le sue molteplici potenzialità che, tra l’altro, proprio perché si tratta di un bambino, avranno tutto il tempo e il modo di essere stimolate e sviluppate.

Favorire l’autostima: come fare?

Molto meglio affrontare il comportamento specifico messo in atto da tuo figlio ed evitare gli aggettivi sulla sua personalità.

Hai sbagliato a spingere il tuo amico. Vediamo insieme come si può rimediare…”

Se tuo figlio fa una sciocchezza o un piccolo disastro, limitati a descrivere il suo comportamento dicendo: “Hai fatto una sciocchezza”

“Hai combinato un disastro”

E non dicendogli:

 “Sei uno sciocco”

 “Sei un disastro”

E le etichette positive?

Anche descrivere sempre tuo figlio come “intelligente”, “campione” o addirittura “genio” rischia di trasformarsi da un lato in un’aspettativa difficile da sopportare e, dall’altro lato, di diventare un complimento privo di significato.

Il rinforzo positivo può essere certamente uno strumento efficace per un genitore.

Quando però la lode è generica e indiscriminata, riferita a qualsiasi cosa faccia tuo figlio – un disegno, un tiro col pallone, un passo di danza, una costruzione – inevitabilmente perde qualunque significato, senza contare che tuo figlio se ne accorge benissimo quando la lode è meccanica.

Se mi complimento continuamente, e pubblicamente, con lui per quanto è bravo, per esempio, in matematica, lui potrebbe inoltre:

  1. Montarsi la testa, alimentando un’immagine di se stesso non realistica;
  2. Sentirsi profondamente inadeguato e vergognarsi quando prende un brutto voto in quella materia o non capisce qualcosa al volo.

Meglio essere specifici anche con i complimenti e limitarsi a lodare il comportamento, piuttosto che il bambino:

“Sono contenta perché sei stato tranquillo a fare il puzzle mentre io finivo di cucinare”;

“Sono fiera di te, ti sei impegnato molto a fare questo disegno e sei stato molto attento ai dettagli”.

I bambini tendono sempre a realizzare le nostre aspettative, a conformarsi all’immagine che abbiamo di loro, nel bene e nel male. Le tue aspettative nei confronti di tuo figlio hanno un potente effetto nel determinare che tipo di persona lui diventerà.

Perché? Perché tu hai una grande autorevolezza nei suoi confronti.

Se prevedi che il tuo bambino avrà difficoltà al corso di nuoto e ne parli spesso davanti a lui, o gli trasmetti la tua ansia, molto probabilmente questo accadrà veramente e lui si adeguerà alla tua convinzione.

Quindi, credi fermamente che tuo figlio è e sarà una bella persona e avrà successo nella vita.

Non etichettarlo e sii specifico nelle critiche come nei complimenti. Dimostragli che lo ami e che credi nelle sue potenzialità.

E un bambino che si ama e si sente amabile avrà più fiducia in se stesso e negli altri.

di Adele Borroni

 

Foto copertina
Diritto d’autore: ababaka / 123RF Archivio Fotografico

Foto interna: Beige Stick Notes Collection ©Jan Engel via Fotolia.com

 

Author

Insegnante, autrice e blogger fondatrice di mammeimperfette.com, mamma entusiasta, e a tratti ancora incredula, di Fabio e Marco. Appassionata e avida studiosa di autostima per bambini, ne scrivo spesso sul mio blog e ho raccolto i consigli pratici più efficaci per svilupparla nell'ebook “Mamma, io valgo!” e nei video del Percorso Aiedi. “Aiedi” è l'approccio che seguo per accompagnare i miei figli nella crescita, in cui autostima, intelligenza emotiva e autodisciplina sono le tre risorse indispensabili da favorire nei bambini per aiutarli a crescere sicuri di sé, autonomi e capaci di essere felici. Due maternità nel giro di 18 mesi mi hanno cambiato la vita, in meglio, e mi hanno portato a riflettere su chi volevo davvero diventare “da grande”. Decisamente imperfetta e con tanta voglia di migliorare, sono convinta che se vuoi che le cose cambino, tu devi cambiare.

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