Stereotipi di genere e percorsi di studio

Torna con un nuovo appuntamento il nostro percorso sull’educazione al genere, e dopo aver parlato della preadolescenza, dei cambiamenti che porta con sé, sullo sviluppo della sessualità oggi ci spostiamo nel pieno dell’ adolescenza insieme a Maria Vittoria Colucci, Counsellor e Consulente organizzativa di Matrioska Group, con cui rifletteremo su come spesso gli stereotipi di genere influenzino la scelta del percorso di studio dei ragazzi e delle ragazze e su come fare, come genitori, a stimolare i nostri figli a decidere sulla base dei loro reali interessi, superando pregiudizi e luoghi comuni

Lo sapevate che il primo algoritmo informatico è stato realizzato nel 1843 da una donna? La figlia di Lord Byron, che, ben 170 anni fa, codificava quello che oggi viene considerato come il primo programma del computer. Eppure è ancora opinione diffusa che le ragazze siano poco portate, o comunque meno rispetto ai maschi, per lo studio di matematica, scienze, tecnologie.

L’adolescenza, momento di grandi cambiamenti e di scelte importanti…

Durante questa fase di vita i ragazzi consolidano la loro struttura di personalità, fanno proprie alcune regole dei genitori e ne rigettano altre, strutturano maggiormente il pensiero logico, iniziano ad essere consapevoli delle proprie abilità.

Bisogni diversi e comportamenti spesso contraddittori si alternano: attaccamento (“ho bisogno che i miei genitori siano ancora disposti a prendersi cura di me”) e separazione (“ho bisogno di sviluppare la mia indipendenza e di sperimentare la responsabilità personale”). Emergono nuove necessità, come il bisogno di esplorazione delle proprie abilità e talenti personali, e importanti domande sul futuro (“cosa farò nella vita?”, “Riuscirò a perseguire i miei sogni?”). La socializzazione, che sarà una spinta portante durante tutti gli anni delle superiori, inizia a farsi sentire come espressione della propria peculiarità rispetto agli altri, ed è infatti in questa fase di crescita che si inizia la costruzione di un proprio senso di identità e si ricerca un senso alla propria esistenza.

È questo un periodo complesso, in cui i genitori sono chiamati a confrontarsi con comportamenti spesso ambivalenti: bisogno di accudimento e voglia di andar via, richiesta di regole chiare e rottura di regole consolidate, voglia di solitudine e voglia di socializzazione.

Proprio durante questa delicata tappa di sviluppo i ragazzi si trovano ad affrontare due scelte importanti per il loro futuro: dapprima quella sulla scuola superiore, e, più tardi, la scelta degli studi universitari.

 Ma quali sono i possibili condizionamenti di genere nella scelta degli studi?

In quest’ambito possono operare due tipi di stereotipi:

  • quelli relativi all’oggetto di studio come, ad esempio, le bambine non sono portate per la matematica, le tecnologie, la finanza oppure, per dirla in positivo, i maschi hanno maggiori capacità nella matematica, fisica, nelle materie scientifiche e tecnologiche
  • quelli relativi al tipo di mestiere. Sono, ad esempio, adatti alle donne i lavori di cura (l’infermiera, l’educatrice, la pediatra) così come quelli che permettono una buona armonia tra vita lavorativa e cura dei figli (l’insegnante, l’impiegata); sono più adatti agli uomini, invece, i mestieri in cui si esercita il potere, la responsabilità, l’ingegno (dirigente, politico, imprenditore, ingegnere). L’insegnante di matematica, la violinista, la professoressa universitaria potranno essere donne, il guru del web, il direttore d’orchestra ed il rettore dell’ateneo saranno invece tipicamente maschi.

Gli stereotipi di genere hanno un forte impatto sulle scelte di studio e professionali. Molte scuole sono considerate più adatte ai maschi (alcuni istituti tecnici e professionali e, in piccola percentuale, anche il liceo scientifico) o alle femmine (ad esempio il liceo socio-psico-pedagogico). Allo stesso modo ci sono facoltà molto caratterizzate rispetto al genere. Le donne sono l’80% delle iscritte nei corsi di laurea umanistici, il 31% in quelli scientifici ed il 21% ad ingegneria.

E noi genitori? Come possiamo rispondere alle domande dei nostri figli relative alle scelte di studio:

“…riuscirò a sostenere questo percorso di studio?”, “è coerente con il mio genere?”, “come verrà valutata la mia scelta?”, “farò uno sforzo superiore ai miei compagni maschi?”

Innanzitutto dobbiamo supportarli ad esplicitare i messaggi che vengono dall’ambiente esterno, quelli che definiscono modelli rigidi per i due generi. Parlare delle opinioni diffuse, capire quanto i nostri figli le hanno interiorizzate, rimetterle in discussione, dare il permesso di osservarle criticamente, portare i ragazzi ad analizzare i dati di realtà. Sarà anche importante spiegare loro le nostre scelte di studio e di lavoro, ripercorrerne le motivazioni, i fattori che le hanno influenzate e quanto sono state eventualmente condizionate da stereotipi legati al genere.

Siamo, madri e padri, i loro primi modelli. Nella nostra esperienza, quella a loro visibile, i nostri figli cercheranno ispirazione e conferme. In questi momenti di scelta sarà importante portare le nostre conoscenze specifiche, il nostro bagaglio di esperienza e la nostra analisi critica di alcuni dati. Questa parte razionale dovrà essere accompagnata da messaggi affettivi, di sostegno (“sono con te, qualsiasi cosa tu farai”, “posso supportarti ad acquisire maggiori informazioni utili alla tua scelta”, “sono disponibile ad ascoltarti, a parlare, a valutare criticamente le diverse opzioni”) e difiducia(“puoi seguire i tuoi interessi, non ci sono scuole o mestieri solo da maschio o da femmina”, “non devi soddisfare le aspettative della società su cosa può fare un uomo o una donna”, “puoi fidarti di te stesso e delle tue intuizioni”).

Non sempre è facile dare questi messaggi: quando non condividiamo una decisione, quando abbiamo paura che nostro figlio/a non ce la farà ad affrontare un percorso controcorrente (“lo giudicheranno, sarà l’unico”), quando ci sembra che la sua scelta sia influenzata da quella degli amici o dalle aspettative della società su di lui.

E allora può essere utile fermarci un attimo e provare a considerare nostro figlio/a come una persona competente, per la sua età e per le sue necessità, che può avere bisogno di essere supportato nella comprensione dei suoi più profondi desideri, nell’analisi della realtà, nella possibilità di fare scelte libere. Rispetto al genere è proprio questo il nostro contributo, dare legittimità ai loro bisogni, aiutarli a liberarsi da eventuali condizionamenti che potrebbero impedirgli di seguire una passione, solo perché ritenuta poco coerente con il suo essere maschio o femmina.

Questo momento diventa dunque, come sempre accade nel confronto con i nostri figli, una buona occasione per rivedere consolidate convinzioni e guardare alcune questioni in modo diverso. Potremo così aprire nuove strade più libere e felici.

 

IN PRATICA

Pensi, come genitore, che esistano delle professioni o degli indirizzi di studio solo per uomini o solo per donne? Quali sono?

Di fronte alla scelta del percorso di studio di tuo figlio/a quali credi siano i criteri importanti da considerare? (Occupabilità futura? Interessi e passioni di tuo figlio/a? Impatto sulla vita familiare futura di tuo figlio/a? Vicinanza/lontananza della scuola/università?). Utilizzi gli stessi criteri per tuo figlio maschio o tua figlia femmina?

Ricordi alcuni messaggi di tua mamma e di tuo padre sul tuo percorso di studi? Lo consideravano adatto ad una donna/uomo?

Ricordi commenti dei tuoi genitori sulle diverse abilità scolastiche di maschi e femmine? Scrivi una frase che ritieni significativa.

Hai già parlato con i tuoi figli delle scelte di studio o lavoro future? Pensa alle argomentazioni che hai portato nel confronto, a favore o contro, sono le stesse per i maschi e le femmine? Vi siete consultati tra genitori?

Per i papà:

Vi siete interessati allo stesso modo alle scelte di studio dei vostri figli maschi e femmine?

di Maria Vittoria Colucci

www.matrioskagroup.it

 

photo credit: audiolucistore via photopin cc

 

Author

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