Perché il gioco simbolico è importante per i bambini?

Da quando la mia bimba s’è presa l’ennesima influenza ed è venuto il dottore a visitarla, non fa altro che giocare a fare “il dotto”.

Gira per casa con la sua valigetta del pronto soccorso e visita tutti (e tutto, infatti recentemente mi ha comunicato allarmata che anche la televisione aveva la febbre!). È così seria e professionale che finché non dice “Sta bene!”, quasi fa venire l’ansia, perché le sue visite sono davvero molto scrupolose!

Gioco simbolico: perché è importante per i bambini?

I giochi di ruolo sono molto importanti, perché, già a partire dai 18 mesi, il bambino sa che sta solo fingendo di essere qualcun altro, ma si cala davvero in quella parte, in quel momento si sente davvero un cuoco, un astronauta o un carabiniere e prova sentimenti reali, pensa e agisce immedesimandosi nel personaggio rappresentato.

La scelta di chi “diventare” può essere dettata dalla semplice voglia di divertirsi o emulare l’eroe preferito, ma anche dall’intimo bisogno di lasciarsi andare e tirar fuori paure, timori, vissuti negativi e riviverli stando “dall’altro lato”. Avendo la possibilità di poter scegliere le regole e anche “come va a finire”, ogni gioco diventa controllabile e divertente, senza generare ansia.

Ci sono bambini, per esempio, che giocano a fare i maestri e questo li aiuta ad esorcizzare la “paura” della scuola. Commossa ricordo i piccoli pazienti di un reparto di oncoematologia con cui ho collaborato che, con grande dimestichezza, giocavano a curare i loro bambolotti, facendo loro flebo e siringhe. Non dimenticherò mai la naturalezza con cui una bimba di sette anni mi disse che doveva “eparinare il catetere” della sua bambola!

Io quei termini e quelle procedure neppure li capivo, ma lei nel suo gioco stava giustamente mettendo tutte le sue emozioni, rappresentando il suo mondo.

I bambini piccoli, dunque, caricano il gioco dei loro sentimenti e delle loro esperienze e, giocando, comunicano ciò che hanno dentro e la loro visione di ciò che li circonda. Se vogliamo conoscere meglio i nostri piccoli, perciò, osserviamoli con attenzione e senza intervenire, anche se ci sembra assurdo che un orso viva sulla luna o che si possa servire una fetta di carne in una tazzina da tè!

Man mano che i bambini crescono ed iniziano ad interagire tra loro, il gioco simbolico diventa di gruppo. Il bambino non gioca più solo con i suoi pupazzi, ma immagina situazioni che tutti devono condividere per poter stare al gioco. È molto interessante osservare le dinamiche di gruppo che si vengono a creare tra i diversi bambini, i ruoli scelti e le linee di comportamento tenute.

Nei giochi di simulazione, i bambini hanno la possibilità di esercitarsi a diventare grandi, sperimentando situazioni e azioni reali calate, però, nel mondo semplificato e protetto del gioco. In casa ci sono anche tanti oggetti che possono rendere più realistico il gioco del supermercato o della maestra, per non parlare di tutto ciò che si vende nei negozi di giocattoli! La mia bimba ha avuto in regalo un bambolotto che piange come un disperato quando si ammala e per farlo smettere bisogna indovinare la medicina giusta da dargli tra le varie a disposizione… Insomma è quasi più facile curare un bambino vero!

Il travestimento può aiutare a rendere il gioco di ruolo più realistico.

Cosa possiamo mettere a disposizione dei nostri bambini, per aiutarli a “travestirsi”?

Premettendo che la fantasia e l’immaginazione dei bambini non hanno limiti e, perciò, spesso basta davvero poco per diventare un pirata o una regina, il gioco può insegnare anche il valore del “riciclo”. Mettiamo da parte vestiti che non usiamo più (da modificare o tagliuzzare secondo l’estro del momento), ma anche rotoli di carta igienica, pacchi di pasta, borse vecchie… Insomma, in fondo è facile (e dà pure soddisfazione!) creare una corona, un mantello, una spada o una borsa da dottore e, se ci divertiamo a realizzare costumi e oggetti “di scena”, sarà più facile trascorrere allegramente i lunghi pomeriggi invernali che ci aspettano!

Per approfondire:
Bondioli Anna, Gioco e educazione, FrancoAngeli, 1996.

 

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photo credit: iStock.com/gpointstudio

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