“Io non volevo che andava via. Io volevo che stava con noi sempre, senza un’altra mamma“. Così la piccola.
“Io non voglio che vai già via. Sei stata pochissimo con noi“. Cosi il piccolo.
La famiglia allargata cresce. La famiglia allargata si complica. I sentimenti vibrano e rimbombano come le onde in un amplificatore troppo vecchio.
Io, e pure il papà, navighiamo a vista. Ma certo non ci sono risposte. Nulla è doloroso è disarmante come il distacco. E nella vita delle famiglie allargate i distacchi sono continui. Ma s’ha da farci l’abitudine, direbbero sull’Arno.
Domenica è stato giorno di distacchi. Frettolosi e un poco dolenti. Ma la Dea consolazione, basta saperla accogliere, ha bussato alla mia porta. Sotto la veste di una audace e fiera venditrice ambulante di libri, dalla pelle scura e brillante:
“Vuoi un libro per tuoi bambini? Tutto il giorno che cammino, sono incinta tre mesi”.
Mi siedo sulla panchina del parco giochi e la invito a fare lo stesso. Lei sembra sollevata di poter alleviare per un poco il male ai piedi.
“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per vivere e un tempo per morire. Un tempo per piantare, un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e uno per ridere. Un tempo per lamentarsi e un tempo per ballare. Un tempo per gettare via sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci”.
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Bellissimo articolo.. Complimenti..