Ecco come aiuto le mamme a rientrare nel mondo del lavoro! - Mammeacrobate

Mamme, reinventatevi con passione!

Entrare nel mercato del lavoro non è facile per nessuno. Rientrarci dopo una pausa può essere ancora più difficile. E se a farlo è una donna di ritorno da una maternità, l’impresa si fa ancora più complicata. Non si è mica mamme acrobate per caso!

Spesso, quando una neomamma torna al lavoro, trova una situazione diversa da quella che ha lasciato. A volte, poi, non trova più neanche un lavoro a cui tornare. In altri casi a essere cambiate sono le esigenze della donna stessa, alle prese con la necessità di un nuovo bilanciamento fra vita familiare e lavorativa, necessità che non sempre trovano soddisfazione.
Tutto questo molte volte porta le donne a lasciare il proprio lavoro o comunque a doversi in qualche misura riposizionare o reinventare da un punto di vista professionale.
Ma da dove iniziare? Ponetevi, in questo ordine, le seguenti domande: “Cosa voglio fare?”, “Cosa so fare?”, “Cosa posso fare?”.

Partite dal desiderio e dal talento

La parola da cui voglio partire è desiderio. È una parola che è quasi uscita dal nostro vocabolario interiore, perché stiamo perdendo – se mai l’avessimo avuta – l’abitudine di pensarci come soggetti desideranti. Non pensiamo di poterci muovere all’azione, di poter costruire qualcosa a partire dai nostri desideri. Complice anche un mercato del lavoro non molto florido, pensiamo che l’unico obiettivo della nostra attività professionale sia il sostentamento. Bisogna invece partire dai desideri, dalle passioni e dai talenti che possediamo.

Partiamo da noi, quindi. Reinventarsi non è un processo semplice, perciò abbiamo bisogno di una motivazione forte. Solo la motivazione, infatti, ci permetterà di superare i momenti di difficoltà che, fatalmente, prima o poi arriveranno.

Trasformate il talento in competenze

Quale che sia il lavoro che intendiamo svolgere, avrà bisogno di uno studio, un approfondimento specifico. A questo proposito vorrei spezzare una lancia in favore dei lavori manuali, che alcuni considerano necessariamente di basso profilo, mettendoli in una posizione di inferiorità rispetto alle professioni intellettuali. Io credo che al contrario anche le attività manuali – che poi spesso sono quelle che ci mettono in relazione con le nostre radici – ci permettono di trasmettere dei saperi e di mettere in attività cervello e cuore.

Competenza è quindi la seconda parola chiave su cui soffermarci: un solido sapere sviluppato a partire da ciò che desideriamo fare e dai talenti che riteniamo di avere.

Analizzate il mercato

Certo poi bisogna anche leggere gli andamenti del mercato, per capire quali possibilità concrete di realizzarsi ha il nostro progetto lavorativo o – se si preferisce – quale dei nostri progetti lavorativi è più promettente e ha maggiori possibilità di realizzarsi. Ma credo che questo possa avvenire in un momento successivo.

Se il lavoro è sempre più digitale

Partendo dai nostri desideri siamo arrivate gradualmente a un livello più concreto, in cui ci chiediamo come trasformare le nostre aspirazioni e competenze in un lavoro vero. In questo senso, c’è un aspetto che ormai non ci possiamo permettere di trascurare: il dialogo con il digitale. Che ci piaccia o no, il rapporto con le attuali tecnologie di comunicazione è diventato necessario pressoché per ogni tipo di lavoro. Il digitale ci permette di raccontarci, di dire qual è l’elemento che ci differenzia da tutti gli altri che svolgono il nostro stesso lavoro.

Fate network

Raccontarsi vuol dire in un certo senso anche donarsi, essere generosi di se stessi. Questo ci porta alla condivisione, che può avvenire proprio attraverso i canali digitali ma che non si esaurisce in essi. Condividendo le nostre esperienze, raccontandoci, noi arricchiamo il vissuto delle persone che ci leggono e ci ascoltano, che sono poi i nostri potenziali clienti o i nostri potenziali alleati. È così che costruiamo un network, aspetto di fondamentale importanza per crescere nel mercato del lavoro odierno. Ma il networking, per funzionare, dev’essere coltivato con generosità. 

L’interazione digitale comporta la ricezione di feedback, nei confronti dei quali bisogna porsi positivamente. Spesso capita di ritrarsi, di chiudersi a riccio, di fronte a dei feedback negativi. Va detto che non tutti i feedback vengono espressi in modo equilibrato, esponendo punti di forza e aree migliorabili. Molte persone hanno l’abitudine di fornire i feedback in modo eccessivamente critico e a volte aggressivo. In ogni caso, il feedback conserva una base di verità o comunque ci offrirà lo spunto per un’utile riflessione sui motivi che hanno portato il suo autore a esprimerlo in quel modo. Chiedere dei feedback – e non porsi in una situazione di resistenza nei loro confronti – è sicuramente un atteggiamento che ci permette di migliorare, di crescere.

Fatevi delle (buone) domande

Al centro di tutto ci dev’essere la consapevolezza di sé e il porsi delle buone domande. Dobbiamo saper indagare su noi stesse, non solo in termini di competenze ma anche di valori, bisogni, desideri: sono tutti elementi che concorrono alla definizione dei nostri obiettivi. E gli obiettivi professionali sono indispensabili per avviare con efficacia un percorso di riposizionamento o di affermazione lavorativa.

di Annadebora Morabito, consulente di carriere di Corium

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