Il pianto di un neonato, l’amico immaginario, togliere il ciuccio, dormire da soli, i capricci, le conquiste del diventare grandi: come aiutare i figli a superare con serenità le prove della crescita e a costruire una solida fiducia in loro stessi e nel mondo?
È proprio da qui che partono Elisabetta Rossini ed Elena Urso – pedagogiste milanesi esperte di relazioni famigliari – dalle domande che ciascuno, come genitore, si fa ogni giorno.
Come aiutare i figli a crescere serenamente?
A trovare le risposte, ci aiutano proprio loro, attraverso un nuovo interessantissimo libro, I bambini devono fare i bambini, un manuale edito da BUR Rizzoli che, con semplicità ed efficacia, offre utili consigli a mamme e papà e suggerimenti pratici per la vita di tutti i giorni.
Dai consigli per ascoltare davvero i più piccoli e comprendere le loro emozioni e i loro comportamenti, alle modalità per stabilire regole utili e a misura di famiglia, fino al modo migliore per rapportarsi con il delicato immaginario magico dei bambini. 25 chiavi di lettura per capire meglio il mondo dell’infanzia e le sue dinamiche.
Un libro che ci piace molto, così come l’importante lavoro svolto quotidianamente dalle autrici che oggi abbiamo il piacere di avere qui con noi…
Elisabetta, Elena, da dove nasce l’idea di questo libro?
L’idea nasce da chi ci segue ogni giorno online e dalle persone che incontriamo in studio, mamme, papà, nonni che ci chiedono quasi sempre: “Sì (ho capito), ma come faccio?”
Domanda illuminante per noi, che prima di tutto abbiamo creato una sezione specifica sul nostro sito www.consulenzafamiliare.com, dal titolo appunto: “Sì, ma come?”.
Qui, approfondiamo i post della nostra pagina Facebook, dando soprattutto indicazioni pratiche per gestire tutte le situazioni quotidiane, dai capricci al litigio, che possono mettere in crisi mamme e papà. Il libro nasce da qui. 25 capitoli in cui affrontiamo in modo molto pratico i temi più caldi dell’educazione e dell’espressione delle emozioni. Un’estensione ricca e dettagliata del Sì, ma come.
Dalla vostra esperienza, quali sono le fasce d’età più “critiche” nel percorso di crescita e perché?
La preadolescenza e l’adolescenza restano incontrastate le età che preoccupano di più e rendono più difficile la relazione. Soprattutto perché lo scarto tra sviluppo fisico, che ha un’impennata, e lo sviluppo psico-cognitivo, che procede in modo più lento, è talmente ampio da disorientare i genitori. Insomma il corpo sembra adulto, ma la testa no e ogni tanto questo contrasto ci confonde.
Detto questo, tutte le età presentano delle criticità, poiché i bambini ragionano e si comportano in modi spesso incomprensibili per gli adulti. Difatti noi seguiamo moltissimi genitori di bambini davvero piccoli che si trovano ad affrontare situazioni che sembrano sfuggire di mano e che portano a uno stato di malessere, a una sensazione di inadeguatezza e alla convinzione di “non sapere più come fare per cambiare la situazione”. Ciò provoca tensione e spesso induce gli adulti a dare risposte inadeguate ai bambini, che a loro volta sono frustrati perché incompresi. Si innesca così un circolo vizioso fatto di capricci, rimproveri e talvolta ricatti.
Noi cerchiamo quindi di sciogliere la comunicazione, dando ai genitori, insegnanti, nonni, una chiave di lettura del comportamento dei bambini, indicando al contempo azioni e parole concrete per entrare in una buona ed efficace relazione con i bambini, ascoltando quello di cui hanno più bisogno in quel momento.
Spesso i genitori si chiedono come trovare un equilibrio tra lo stimolare i bambini all’autonomia e il rischio di un’eccessiva “adultizzazione”. Che consigli per loro?
L’autonomia si sviluppa prima di tutto lasciando fare ai bambini tutto quello che sono in grado di fare nelle varie età. Senza sostituirsi a loro né pretendendo di più di quello che è adeguato all’età.
I bambini sanno fare fin da subito molte più cose di quelle che concediamo loro: apparecchiare la tavola, lavarsi e vestirsi da soli, addormentarsi da soli, giocare da soli, litigare con i coetanei, autoregolarsi col cibo. In questo sono davvero capaci, ma a noi sembra sempre che sia troppo presto per tutto.
Salvo poi, chiedere loro di capire perché mamma e papà li rimproverano o di spiegarci il motivo per cui piangono o sono arrabbiati… Basterebbe invertire le due cose per rispettare i tempi dei bambini!
Esprimere con consapevolezza i nostri sentimenti è difficile e si apprende nel corso degli anni. Pretendere che lo si faccia a 5/6 anni è davvero prematuro, li costringiamo a fare qualcosa che non sono in grado di fare, perché sono piccoli.
Grazie alle Dottoresse Rossini e Urso per questo interessante approfondimento e per averci ricordato una cosa di cui ogni tanto sembriamo dimenticarci…i bambini, devono fare i bambini, nient’altro!
cover photo credit: dagon – pixabay
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