Una storia di scoperte. Eri proprio tu quello che stavo aspettando...

Ho sempre saputo che la nostra sarebbe stata una storia di successi, di traguardi da raggiungere insieme.

Mi è bastato il nostro primo sguardo quando, ancora tutto sporco, appena venuto al mondo, ti hanno appoggiato su di me e i nostri occhi si sono incontrati per un lunghissimo istante.

Non ho avuto dubbi, ho sentito che eri proprio tu quello che stavo aspettando da tanto nella mia vita incasinata.

L’ho capito quando abbiamo lasciato l’ospedale per andare a casa, la nostra casa. Hai pianto per tutto il tragitto, senza smettere un attimo, facendo presagire a me e tuo padre lunghe notti insonni e giornate difficili.

Poi, non appena varcata la soglia, hai smesso. Così, di colpo, come se avessi capito che quello era il tuo posto, il nido pronto ad accoglierti, dove stava nascendo la nostra famiglia.

Ho compreso di che pasta eri fatto quando, nei primi giorni, dopo ripetuti tentativi, non riuscivi ad attaccarti bene e io continuavo a chiedermi quale fosse il problema, non sapendo più che pesci prendere.

Poi la risposta me l’hai data tu al’improvviso, con quegli occhioni spalancati che sembravano volermi dire “Non ti preoccupare mamma, ce la faremo io e te, insieme…”. E così è stato. Come per magia, le difficoltà sembravano essere sparite, tutto è diventato semplice e naturale, con te al mio seno e io, incredula, che non riuscivo a smettere di guardarti.

storia 02

Mi hai dimostrato la tua caparbietà, quando tutti mi dicevano che era “strano” che ancora non camminassi,  i tuoi coetanei già lo facevano. Ma a noi non importava, sapevamo che non c’era fretta e che ci saremmo presi tutto il tempo necessario. Dopotutto ce l’eravamo promesso fin dall’inizio, ricordi?

“Io e te siamo siamo unici e inimitabili e quello che dice tutto il resto del mondo non conta, qualsiasi cosa accada”.

E questa nostra promessa ci ha premiato in un freddo pomeriggio d’inverno. Avevo fatto un po’ tardi e tu eri a casa della nonna. Quando mi hai visto entrare, hai abbandonato i tuoi giochi, ti sei semplicemente alzato e, traballante e goffo come una paperella, hai iniziato a muovere i tuoi primi passi verso di me. Mi hai raggiunto e ti sei lanciato nelle mie braccia.

E la tua prima parola? Io non posso ricordarla perché, purtroppo, non c’ero. E solo io so quanto mi sia costata quell’assenza.

“Lo sai che oggi ha parlato? Ha detto acqua! Avresti dovuto sentirlo… era buffissimo”.

Già, avrei tanto voluto sentirti. Quella telefonata ha avuto l’effetto di uno schiaffo. Tu avevi detto la tua prima parola e io me l’ero persa. Qualcun altro era lì con te. Qualcun altro aveva gioito per il tuo successo. La mia rabbia, la mia delusione però, le ho tenute per me, non le ho raccontate a nessuno, neanche al tuo papà, me ne vergognavo.

Ma tu, che mi conosci meglio di tutti, sapevi che avrei reagito così e non hai perso tempo.

Quella sera sono venuta a prenderti e, mentre ti mettevo nel seggiolino, mi hai afferrato il dito e poi un suono sussurrato, un po’ confuso: “Mmmm… mammmma”.

Lo avevi detto davvero? O era solo la mia immaginazione?  Ma poi “Mammmma”, di nuovo. Nessun errore. Ero proprio io quella che stavi chiamando. Una seconda possibilità. Tutta per me.

storia 03

Ogni giorno con te, stellina, è una scoperta. Ogni giorno tra fatiche e difficoltà, imparo qualcosa in più, soprattutto su me stessa.

E mi immagino come sarà…

… quando proverai ad andare in bicicletta senza rotelle e io cercherò di nascondere l’ansia;

… quando ti siederai per la prima volta dietro a un banco di scuola;

… quando leggerai, tu per me, il nostro libro preferito;

… quando ti innamorerai e il cuore batterà così forte da farti quasi paura;

… quando dovrò accettare di lasciarti andare per la tua strada.

Questo è quello che auguriamo a tutte le mamme, a quelle che lo sono e a quelle che lo saranno.
Uno splendido viaggio, pieno di scoperte, da fare insieme…

 

Post in collaborazione con Chicco per la special edition Mr. Wonderful

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