Tanti auguri e figli maschi. Ma perché?

Vi siete mai chieste perché alle novelle spose si auguravano (parlo al passato ma non ne sono proprio sicura!) figli maschi?

Forse perché così si tramandava il nome di famiglia?

Oggi per fortuna non è più così perché ai bambini può essere indistintamente dato il cognome del padre e della madre.

Forse perché il maschio avrebbe dato una mano più “forte” nella conduzione della famiglia?

Anche questo è retaggio dei tempi contadini, dove il figlio maschio serviva per il lavoro dei campi.

Forse perché il maschio sarebbe stato “il bastone della vecchiaia” per i suoi genitori?

Beh, vogliamo parlare di chi si occupa oggi di genitori anziani?

“Meno male che hai una figlia femmina così può aiutarti!”

Ecco come stanno le cose (salvo rare ed esemplari eccezioni, naturalmente).

Forse perché il maschio avrebbe avuto una vita più facile, più comoda, più “servito e riverito”?

Ecco forse per questo!

Eppure provate a pensare chi è l’artefice della personalità di un uomo: sua madre.

Ripeto, salvo eccezioni che pure ci sono, chi si occupa di crescere, educare, informare un bambino e renderlo l’uomo che sarà, è la madre.

Dal 2012 ad oggi, in Italia, sono state uccise 599 donne. A queste possiamo aggiungere coloro che sono state in qualche modo uccise dentro con acidi, stupri ecc.

Uccise da chi dichiarava di amarle. Di amarle così tanto da non poter rinunciare a loro.

E non parliamo di raptus, perché è ormai dimostrato ampiamente che sono rarissimi i casi di questo genere. Anzi molto spesso si tratta proprio di premeditazione.

E allora mi chiedo…

Ma siamo capaci di insegnare ai nostri figli maschi che “gli altri” – donne o uomini che siano – vanno rispettati?

La Presidente della Camera Boldrini negli scorsi giorni sul web ha postato una piccolissima parte degli insulti che riceve. Non sono insulti riferiti al suo lavoro, alla sua carica, sono insulti rivolti a lei in quanto donna.

Deve bastare una piccola frase, un piccolo commento dei nostri bambini nei riguardi di una compagna per far scattare l’allarme.

Quel campanello che ci fa chiedere se stiamo facendo il possibile perché nostro figlio – domani – non debba dire “non volevo ucciderla, volevo solo che tornasse con me!”.

photo credit: Unsplash – Mikael Kristenson

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