Genitorialità positiva: costruire un buon rapporto genitori-figli - Mammeacrobate

genitorialità positiva per buon rapporto genitori-figliEccoci alla tappa più importante del nostro piccolo percorso dedicato alla genitorialità positiva che stiamo portando avanti in sostegno alla campagna A MANI FERME. Per dire NO alle punizioni fisiche contro i bambini promossa da Save The Children: come costruire un buon rapporto genitori-figli?

Nei post precedenti abbiamo parlato di diritti dei bambini e di punizioni, sia fisiche che non. Abbiamo riflettuto sul significato della sculacciata e di quanto non abbia nulla di educativo, sulle sgridate urlate ai nostri figli che forse servono solo a sfogare la nostra rabbia ma non a far capire meglio certi concetti…

Discutendo insieme a voi ci è stato chiesto di spiegare meglio cosa significa “genitorialità positiva” perché tutti, o quasi, sappiamo bene cosa NON dovremmo fare con i figli ma conosciamo meno bene quello che DOVREMMO fare per educarli in serenità.

La guida di Save The Children (scaricabile qui) dedica al concetto di genitorialità positiva un intero capitolo e ci aiuta nel cercare di definire questo concetto.

 

Cosa fare quindi per instaurare una relazione positiva con i nostri figli? E come educarli senza fare ricorso a punizioni fisiche o altre punizioni degradanti? Possiamo farlo applicando a tutte le interazioni con loro, e non solo a quelle più difficili, i quattro principi della genitorialità:

1. individuare i propri obiettivi educativi di lungo termine;
2. far sentire il proprio affetto e fornire punti di riferimento ai nostri figli in ogni interazione con loro;
3. comprendere cosa pensano e cosa provano i nostri figli in diverse situazioni;
4. assumere un approccio che mira alla risoluzione dei problemi piuttosto che un approccio punitivo.

Questi quattro principi sono le componenti essenziali di un buon rapporto genitori-figli e di una disciplina positiva.

Lo sappiamo bene, i nostri figli pagano quasi sempre le conseguenze dei nostri stati d’animo.

Siamo nervosi? E’ andata male al lavoro? Abbiamo litigato con qualcuno? Siamo stressati? Preoccupati? A farne le spese sono loro. Il nostro livello di stress aumenta e in maniera inversamente proporzionale diminuisce la nostra pazienza, aumenta il nervoso e la rabbia e diminuisce la gentilezza e l’atteggiamento amorevole.

E così, anche in risposta al compito più banale ma non immediatamente svolto da nostro figlio (“Metti a posto i giochi”, “Vieni subito a tavola che è pronto”) reagiamo come in realtà non vorremmo, con urla, minacce, castighi, punizioni…

 

I bambini imparano a gestire lo stress osservando i propri genitori. Se noi reagiamo urlando, picchiando, insultando stiamo insegnando ai nostri figli l’esatto opposto di quello che vorremmo. Ogni volta che reagiamo con il nostro cervello emotivo perdiamo una grande opportunità: quella di indicare ai nostri figli una strada migliore.
La chiave per avere un buon rapporto e poter davvero insegnare quello che desideriamo ai nostri figli è imparare a considerare i problemi che richiedono una soluzione immediata come opportunità per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine.

 

I bambini imparano per imitazione, questo ce lo hanno sempre raccontato. Ed è vero! E chi provano ad imitare se non i genitori?
Se noi ci comportiamo in maniera nervosa e maleducata così faranno i nostri figli, se usiamo la violenza anche loro si sentiranno autorizzati ad usarla.
E’ questo che vogliamo insegnare loro? E’ questo il nostro obiettivo a lungo termine?

Certo, l’obiettivo immediato è che se ti chiedo di mettere in ordine mi aspetto che tu lo faccia SUBITO e se non lo fai mi arrabbio. Ma se cerco di controllarmi, di non urlare, se ti spiego perché ti sto chiedendo questa cosa e perché sarebbe bene che tu la facessi (magari uso anche qualche esempio, ti ribalto la situazione e ti faccio immaginare come sarebbe la casa se mamma non riordinasse ogni giorno), forse non la prima ma la seconda volta non ci sarà più bisogno di dirtelo perché lo hai imparato. No?

I bambini imparano meglio quando si sentono rispettati, compresi, protetti e amati. Questo è l’affetto. Per affetto intendiamo protezione fisica ed emotiva.

I bambini imparano meglio quando ricevono informazioni, quando sono aiutati a trovare dei metodi costruttivi per raggiungere i loro obiettivi e quando comprendono i motivi che sono alla base delle regole. Questi sono punti di riferimento.

 

Sono sicura che i modi per manifestare e trasmettere amore ai figli li conosciamo tutti abbastanza bene, però a volte ci sfugge cosa fare per diventare un punto di riferimento per i nostri figli. Spieghiamolo meglio allora.

 

Cosa fanno i genitori per fornire punti di riferimento?

    – si comportano in modo corretto dando così il buon esempio ai propri figli;
    – spiegano i motivi delle regole;
    – li coinvolgono quando si devono definire delle regole;
    – spiegano il loro punto di vista e tengono conto del punto di vista dei figli;
    – li aiutano a trovare il modo migliore per correggere i propri errori, in modo da imparare dagli errori stessi;
    – spiegano che le azioni hanno delle conseguenze anche sulle altre persone;
    – parlano spesso con loro;
    – sono giusti e comprensivi;
    – tengono sotto controllo la propria rabbia ed evitano di fare minacce;
    – li preparano ad affrontare le difficoltà spiegando cosa aspettarsi e come superarle;
    – danno ai propri figli tutte le informazioni necessarie affinché possano prendere le decisioni giuste;
    – non minacciano di picchiarli o di non amarli più e non cercano di impaurirli facendo riferimento a mostri o ad altre cose che spaventano i bambini.

       

      In conclusione, proprio come rappresentato molto bene nell’immagine dei mattoncini colorati, per costruire un sano rapporto genitori-figli è fondamentale far sentire loro il nostro amore ed essere per loro  punti di riferimento costanti e saldi per tutto il periodo della loro crescita.

       

      Mica facile, ma ce la possiamo (e dobbiamo) fare, giusto?

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