Le prime pappe (dopo l’allattamento al seno) - Mammeacrobate

Prime pappe dopo l'allattamento al seno

Ci sono due concetti che questa settimana mi hanno particolarmente colpita.

Scrive Irene: “lo svezzamento è stato (ed è tuttora) un viaggio sensoriale che riserva ogni giorno qualche piacevole, gustosa novità. Così come è stato per me… sto cercando di educare anche il suo palato, non voglio che si limiti a nutrirsi per necessità”.

Trovo che questo sia un approccio molto positivo allo svezzamento che però, come emerge invece dalla storia di Barbara, viene spesso caricato di grande tensione: “ho nutrito ogni vostra cellula, anche se siete fuori di me. In fondo siamo ancora una cosa sola… e poi è arrivato il cucchiaino…e voi mi avete guardato. Quel vostro magnifico, inenarrabile sguardo che dice una sola parola ‘fiducia’. E io…in crisi, che sentivo di togliervi qualcosa e io che mi chiedevo perché, perché farvi soffrire così, quando a latte andavamo così bene, eravamo così affiatati! Ma un passettino dopo l’altro, io e voi, ce l’abbiamo fatta..”

Leggendo questa storia, nella quale comunque, chi più chi meno, è facile immedesimarsi ho pensato di chiedere una “mano” alla nostra educatrice MariaPaola che ci ha dato una chiave di lettura che ci aiuta a far chiarezza su questo momento importante nella vita dei nostri bambini ma anche nella nostra vita di mamme.

 Le prime pappe dopo l’allattamento al seno

Il dizionario definisce l’allattamento come il nutrire il neonato con latte. A passare dalla mamma al bambino, però, non è solo il latte, ma tutto un mondo di emozioni e sentimenti.

A prescindere da quanto l’allattamento al seno sia vissuto con naturalezza e serenità, perciò, è innegabile l’esistenza di una forte componente psicologica legata a questo gesto.

Anche il bambino che succhia non sta semplicemente mangiando passivamente, ma interagisce con la madre, dando vita a momenti di magica complicità, di simbiosi.

C’è chi attacca i bambini al seno non solo per nutrirli, ma anche per calmarli, per farli addormentare o al posto del ciuccio.

Qualunque sia la ragione, comunque, l’allattamento rimane un privilegio della madre.

Pian piano, però, il latte inizia a non bastare più o, per altri mille motivi, ad un certo punto si decide di arrivare ad una tappa molto importante sia per la mamma sia per il suo cucciolo: lo svezzamento.

Anche questo momento non coincide solo con il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea ad un’alimentazione mista, ma assume una forte valenza psicologica, poiché rappresenta una sorta di distacco del bambino dalla mamma.

Affrontare serenamente questa fase, dunque, per una madre spesso non significa semplicemente far abituare il bambino a nuovi sapori e consistenze, ma dover accettare un processo di crescita che porterà il bambino ad essere sempre più indipendente e autonomo.

Non sempre la madre è pronta a questa forma di separazione e potrebbe sentirsi combattuta tra il desiderio di vederlo crescere e la voglia che rimanga piccolo e bisognoso di lei.

È gratificante sentirsi indispensabile e insostituibile e l’appagamento dato da questa sensazione è pericoloso, perché può generare una dipendenza non solo del bambino verso la madre, ma anche nel senso contrario.

Bisognerebbe avvicinare i bambini alla scoperta dei cibi con entusiasmo, stimolando la loro curiosità e rendendo comunque speciali i momenti dei pasti.

Può capitare che siano gli stessi bambini a voler interrompere l’allattamento e anche questo rifiuto può essere vissuto dalle mamme non come naturale momento di evoluzione e crescita, ma traumaticamente, come un rifiuto, che le fa sentire tristi e inutili.

Se, però, la madre carica di ansie il momento delle prime pappe, magari anche sperando che vada male per avere una valida scusa per continuare ad allattarlo, allora, ha buone probabilità che lo svezzamento sia complicato e stressante per tutti.

Il bambino potrebbe respingere il cucchiaino e vivere il cambiamento con senso di frustrazione, considerandolo un abbandono, un tradimento o un’inspiegabile punizione da parte di chi ama di più al mondo.

Anche in tal caso, la madre deve cercare di non farsene una colpa ma cercare di trasmettergli sempre tranquillità e una serenità data dalla consapevolezza che sta facendo la cosa giusta.

Il bambino non deve perdere la fiducia nella propria madre e deve sentirsi sempre protetto da lei.

Possibilmente, lo svezzamento dovrebbe essere graduale e rispettare i tempi sia della madre che del bambino, in modo che entrambi possano abituarsi al cambiamento e accettarlo nel miglior modo possibile, come un passaggio naturale.

Il legame di speciale intimità tra madre e bambino non cessa con la fine dell’allattamento, ma si evolve.

Se è vero che chiunque può dare la pappa con il cucchiaino, non è certo vero che chiunque può prendere il posto della madre nel cuore di un bambino!

Se la madre ritiene di non essere in grado di portare avanti lo svezzamento in modo sereno, non dovrebbe esitare a chiedere aiuto.

Questo è un momento in cui anche i papà possono assumere un ruolo importante.

In fondo, lo svezzamento è una metafora del significato dell’essere genitori: bisogna imparare a lasciar andare il proprio figlio (a anche sul concetto di “proprio” potremmo aprire un dibattito n.d.r.), senza ostacolarne il naturale e inevitabile processo di crescita, ma gioendo dei suoi progressi e del suo diventare autonomo, confortate dal fatto che nessun figlio smette mai davvero di aver bisogno della propria mamma.

 

Vi invito a leggere  le belle testimonianze di queste mamme andando su questo LINK e a lasciare il vostro racconto.

Per ogni storia raccontata Mellin devolverà il contributo di 1€ alla Fondazione Onlus Magica Cleme che offre a tutti i bambini in cura e alle loro famiglie un momento di svago al di fuori delle mura ospedaliere.

Inoltre potete seguire Mellin e le sue iniziative nella nuova pagina di facebook

 

 

Author

Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.

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