Piano parto: cos’è e perché è importante averne uno - Mammeacrobate

Al giorno d’oggi, la stragrande maggioranza dei parti avvengono in ospedale, questo ha permesso di abbassare notevolmente la mortalità delle donne per complicazioni durante il parto e dei bimbi che grazie alle TIN (Terapia Intensiva Neonatale) ricevono tempestivamente cure adeguate in caso di emergenza.

Se da un lato l’ospedalizzazione del parto ha permesso di salvare molte vite, dall’altro, come è ormai noto, ha portato a medicalizzare anche dei parti fisiologici senza validi motivi. Fortunatamente questa tendenza si sta già invertendo, per cui sempre più ospedali applicano correttamente le linee guida internazionali e si impegnano affinché il parto sia sempre più naturale e senza interventi medici (naturalmente ove possibile).

Quali sono i diritti di una donna durante il parto?

Ai corsi pre parto, le future mamme possono disporre di una valida fonte di informazione, ma a volte questo non è sufficiente e molte donne si ritrovano a vivere un parto che non volevano. Ecco quindi che, conoscere i nostri diritti, soprattutto in materia di salute, diventa fondamentale per affrontare positivamente uno degli eventi più importanti della nostra vita!

Entriamo nel dettaglio: molti interventi che tempo fa potevano essere di routine, adesso non vengono più eseguiti. Tricotomia e clistere per esempio, non trovano indicazione in un parto fisiologico, la posizione ginecologia durante la fase espulsiva non è obbligatoria né raccomandata, l’episiotomia trova indicazione medica solo in casi specifici, ma viene invece praticata anche quando non necessaria e a volte solo per facilitare il lavoro del personale sanitario. All’episiotomia è di gran lunga preferibile una lacerazione spontanea, che guarisce prima e comporta meno interventi in una zona delicata e già stressata a causa del parto.

Voglio sottolineare che tutte queste indicazioni hanno valore solo se si parla di parti vaginali fisiologici in assenza di patologie o complicazioni, è evidente che in questi casi la priorità è quella di salvare mamma e bimbo, l’intervento medico è indispensabile.

L’importanza di un piano parto

Molti ospedali prevedono il contatto immediato tra mamma e bimbo (skin to skin) subito dopo la nascita, anche prima che il cordone ombelicale venga tagliato. Questo primo contatto è molto importante per permettere alla diade di “riconoscersi” e instaurare un legame non solo affettivo, ma anche ormonale e istintivo che guiderà la mamma nella cure prossimali e a “sintonizzarsi” con il bimbo per dare una pronta risposta alle sue richieste di accudimento. Pertanto il primo bagnetto, la pesata o altri interventi che separano mamma e neonato, possono essere tranquillamente rimandati. 

Se desiderate allattare, potete chiedere specificamente che ciuccio e biberon non vengano proposti al bimbo e ricordate che le linee guida per l’esecuzione di procedure mediche invasive, recepite anche dalla Regione Lombardia (come molte altre regioni) permette e incoraggia le mamme ad allattare il bimbo durante eventuali procedure diagnostiche dolorose al fine di ridurre il disagio e il dolore pain-free newborn care. Spesso purtroppo queste informazioni non vengono comunicate alle mamme semplicemente perché per il personale medico è più facile avere a disposizione il bimbo non attaccato alla mamma per svolgere più comodamente le operazioni. Ciò però va solamente a vantaggio del personale medico, quando ciò che va invece posto al centro dell’attenzione, è il neonato, cosa che purtroppo non avviene poiché il suo pianto viene considerato “normale” anche se, come ormai noto, più un bimbo è piccolo, più la percezione del dolore è aumentata e comunque non va mai ignorata.

Conoscere i propri diritti è decisamente il primo passo per poter fare scelte consapevoli.

Nell’era in cui si trova tutto on line, l’accesso ad alcune informazioni risulta difficoltoso e forse un po’ ostacolato perché soprattutto in campo medico, le persone vengono ancora viste come numeri e il medico si concentra sulle “parti” da curare, sul paziente nel suo momentaneo stato di “malato” e non sulla persona nel suo “insieme”, nelle sue emozioni, nella sua storia. Per fortuna la medicina evolve, si fanno nuove ricerche, si trovano altri tipi di approccio: pensiamo alla libertà di cura, alla terapia del dolore e alla drastica riduzione dei tempi di degenza. 

Molte mamme entrando in sala parto si aspettano di trovare il ginecologo, l’anestesista, almeno un paio di infermieri e…. ah sì, l’ostetrica! In realtà nei parti vaginali senza complicazioni, in sala parto dovrebbero essere presenti solamente la mamma, il papà (o chi ne fa le veci) e appunto l’ostetrica, il cui ruolo è di assistere la mamma, facilitarne i movimenti e naturalmente aiutarla durante il travaglio.

Un’ostetrica esperta riesce a valutare la progressione del parto senza continui e diciamolo, spesso molto fastidiosi controlli, per verificare la dilatazione del collo dell’utero, questa visita non è necessaria con tanta frequenza. 

Per voi un fac simile di piano parto, assolutamente da modificare secondo il vostro pensiero e le vostre esigenze. 

Articolo a cura di
Barbara Bove Angeretti
Consulente per il sonno e per l’educazione empatica
www.barbaraboveangeretti.it
www.maternage.it

Author

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