La stepchild adoption non serve. Parola di mammamatrigna

Da qualche mese sento bocche che si riempiono di stepchild adoption (da tradurre letteralmente con “adozione del figliastro”) e mi viene da sorridere.
L’Italia sta affrontando in Parlamento il tema dell’adozione dei figli per le coppie omosessuali. C’è la fazione a favore e quella contro, ma non voglio entrare nel debolissimo dibattito politico.

Da matrigna ottenne (nel senso che da otto anni conosco e mi curo della figlia di mio marito) credo di poter dire che si vive bene anche senza stepchild adoption. Si vive in un limbo, senza riconoscimenti giuridici, ma forse l’amore, l’accudimento, la relazione intima e personale con un essere umano dipendono dalla legge dello Stato?

Questo weekend siamo state a cavallo. Io, la figlia di mio marito (che viaggia verso i 13) e la piccola di 4. Non c’era il papà, impegnato su un altro fronte sportivo con il seienne. Siamo state assieme, solo donne, come una famiglia allargata qualunque. Ognuna libera di essere quello che desidera: io mamma e matrigna, lei figlia e figliastra e sorella/stra, la piccola lo stesso.
Non nego, come quando mi capitò di viaggiare in aereo da sola coi miei due figli e la sorellona, di essermi posta la domanda: ma se succede qualcosa, io chi sono? Qual è la mia responsabilità?

La verità è che io non sono nessuno, giuridicamente. Eppure sono certa che davanti a un giudice, terreno o divino, qualcosa sono anche io. Una quasi mamma, una matrigna, una Mici, una matrioska.

Non importa il nome. Importa il percorso. Perché se non esiste legame che non si possa sciogliere, è vero pure che non c’è legame che non si possa consolidare e rafforzare nel tempo.
E dipende soltanto da noi.

Anche voi matrigne e mamme matrigne vi sentite così? Oppure vorreste avere un riconoscimento per legge come lo richiedono le coppie omosessuali?

 

Photo credit: pixabay

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Giornalista-blogger e mamma-matrigna. Questa sono io. Con il blog mammamatrigna cerco di raccontare gli scuotimenti e le difficoltà di questo doppio ruolo. Lo faccio perché fa bene a me e spero porti sollievo anche a chi mi legge. La famiglia allargata è complessa ma non impossibile. Ci vuole coraggio, amore e pazienza. E un pizzico di ironia. Un pizzico, eh!!

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