Come leggere la pagella dei nostri figli?

In questi giorni, arriverà la scheda di valutazione, ovvero la temuta pagella! Ma come leggere la pagella e che tipo di valutazione fornisce?

Accingendoci a ritirare la scheda di valutazione, è bene che ricordiamo che la pagella non valuta il bambino o il suo valore. E forse non è male ricordarci anche che non dà un voto a voi come genitori!

La pagella esprime attraverso dei numeri gli obiettivi che il bambino ha raggiunto nelle diverse aree nel corso dei primi quattro mesi di scuola. Ecco allora qualche consiglio su come leggere la pagella in modo costruttivo…

Un fulmine a ciel sereno?

Nella scheda di valutazione troviamo il “riassunto” del primo quadrimestre, di ciò che abbiamo visto giorno per giorno sui quaderni, nelle verifiche di nostro figlio e di ciò che abbiamo ascoltato negli scambi con gli insegnanti. E’ un momento ufficiale, ma è inutile che venga caricato di ansie eccessive o di nostre aspettative.

Abbasso i confronti!

Il fratello o la sorella sono più bravi? I compagni prendono voti più alti? Noi occupiamoci di nostro figlio, quello che può dare quel bambino in quel momento. Aiutiamolo a coltivare la sua autostima, riconoscendo i suoi limiti e incoraggiandolo a mettere in gioco le sue risorse.

Brutti voti?

Un voto basso non significa che nostro figlio non sia intelligente, né che abbia problemi cognitivi.

L’insuccesso scolastico può avere molte facce: per i bambini che frequentano le classi prime può significare il bisogno di un tempo più lungo per adattarsi; per qualcuno può essere sinonimo di difficoltà a organizzarsi; per altri può essere sintomo di problemi in famiglia o in classe coi compagni.

La pagella non è una diagnosi e che lo stesso voto può esprimere cose differenti per bambini differenti.

Come leggere la pagella? Uno strumento per comunicare!

E’ importante capire i motivi di uno scarso rendimento, così come è importante soffermarsi su ciò che ha funzionato per poterlo riproporre.

Parlate con le insegnanti, stabilite un’alleanza educativa per comprendere le motivazioni dei risultati o dei comportamenti e soprattutto per individuare come aiutare il bambino a raggiungere gli obiettivi del secondo quadrimestre, migliorare o recuperare le lacune.

E parlate con vostro figlio, che significa prima di tutto ascoltarlo e ascoltare i suoi bisogni; lodatelo per ciò che ha raggiunto, aiutatelo a leggere i suoi risultati e individuare le strategie giuste per impegnarsi di più, se necessario.

Punizioni e premi

Se la pagella è brutta non è il caso di fare drammi e dare punizioni. Le punizioni, se funzionano, hanno effetto quando sono legate a un momento concreto e preciso, quindi al massimo devono essere date in occasione di una verifica in cui il bambino non si è impegnato a studiare o per una nota rimediata a causa di un comportamento inadeguato.  La punizione va sempre valutata con attenzione: come abbiamo visto, ha più senso parlare per capire cosa si può fare, assicurando il nostro sostegno e lasciando che il bambino sia protagonista del suo stare a scuola. Il primo quadrimestre è una tappa, si può fare ancora molto!

Allo stesso modo se i voti sono alti, gratificate il bambino verbalmente per l’impegno, complimentatevi con lui, “festeggiate” magari con un’attività insieme, ma evitate promesse di regali o ricompense in denaro per rimpinguare la paghetta. Anche perché si rischia di ottenere l’effetto opposto: se il bambino prima traeva soddisfazione dallo studio a poco a poco il suo obiettivo vira verso l’ottenimento della ricompensa che nel lungo periodo può risultare meno motivante.

Per imparare e apprendere non c’è bisogno di premi e punizioni, ma di genitori e insegnanti che sostengano il bambino nel percorso per far crescere le proprie motivazioni e lo aiutino a trovare dentro di sé il desiderio di fare le cose perché hanno valore in se stesse o perché è piacevole farle e per capire come leggere la pagella dei nostri figli non si può prescindere da questo.

Desideriamo che nei nostri figli crescano la motivazione e la stima di sé: un voto può essere un indicatore di direzione, ma nostro figlio vale comunque molto di più.

photo credit: iStock.com/dolgachov

Author

Sono Barbara Laura Alaimo, pedagogista per passione e professione, specializzata in relazioni educative e diplomata in counseling familiare e dell’età evolutiva. Moglie per scelta (coraggiosa di mio marito!) e mamma “per caso”, ma orgogliosa e sempre in crescita di tre creature di 11, 9 e 4 anni. Ho da sempre un sincero interesse per la famiglia, tanto che oltre alla mia, amo occuparmi di quella degli altri. Conduco gruppi per genitori, oppure lavoro individualmente con loro o con le famiglie; realizzo progetti presso scuole, enti e associazioni sui temi dell’educazione alle emozioni, la prevenzione delle prepotenze e del bullismo, l’educazione ad un uso responsabile delle nuove tecnologie e la prevenzione del cyberbullismo, l’educazione all’affettività e alla sessualità. Osservando i bambini, imparo quotidianamente l’importanza del gioco e della creatività, della curiosità. Mi sento soddisfatta di me e del mio lavoro quando riesco ad ascoltare davvero le persone che si rivolgono a me, quando aiuto qualcuno a ritrovare le sue risorse, quando accompagno i genitori a capire meglio i loro figli, piccoli o grandi che siano. In due parole sono… straordinariamente normale.

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