Donne e Imprenditoria: leggi e agevolazioni per avviare un'impresa - Mammeacrobate

Si parla spesso di pari opportunità e di imprenditoria femminile, ma nel panorama delle concrete iniziative sul tema esiste ancora poca informazione e numerosissime sono le richieste che ci giungono sul tema “Donne e Impresa”.

Sempre di più, infatti, sono le donne che non trovando un lavoro ad hoc, in linea con le proprie esigenze e, soprattutto, con quelle dei propri piccoli, decidono di “inventarne” uno per essere competitive in un mondo, quello lavorativo, dove la discriminazione nei confronti delle donne (e ancor più delle mamme) è ancora purtroppo una presenza ingombrante.

Ma quali sono i passi da seguire per creare la propria impresa?

Quali le leggi in materia? Quali le agevolazioni?

Andiamo con ordine e partiamo, dunque, dalla legge 215 del  25.02.1992, che rappresenta la normativa di riferimento in materia di “Azioni positive per l’imprenditoria femminile”, e dal successivo regolamento attuativo, il DPR 314 del 2000.

Scopo della legge (art. 1) è principalmente quello di favorire la creazione e lo sviluppo dell’imprenditoria femminile, agevolando l’accesso al credito per le imprese a conduzione o partecipazione prevalentemente femminile, oltre a prevedere una serie di agevolazioni di tipo finanziario e per l’acquisizione di servizi reali.

Beneficiari dei contributi previsti dalla legge possono essere:

–   imprese individuali il cui titolare o gestore sia donna;

–   società di persone o cooperative il cui numero di donne rappresenti il 60% della compagine sociale;

–  società di capitali in cui le donne detengano almeno il 70% delle quote di capitale e rappresentino almeno i due terzi dei componenti dell’organo di amministrazione.


Tali imprese devono essere di piccole dimensioni ovverosia con meno di 50 dipendenti ed un fatturato annuo non superiore a 7 milioni di euro oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 5 milioni di euro (definizione di piccola impresa comunitaria contenuta nel decreto del Ministro dell’Industria, pubblicato nella GU n. 229 del 01.10.1997 e successive modificazioni).

Quanto alle agevolazioni, l’art. 4 prevede che possano essere concessi:

–  contributi in conto capitale fino al 50% delle spese per impianti ed attrezzature per l’avvio o per l’acquisto di attività;

–  contributi fino al 30% delle spese per acquisizione di servizi destinati all’aumento della produttività, all’innovazione organizzativa e tecnologica (es. acquisto di brevetti, acquisto di software, etc).

Sempre in tema di agevolazioni per l’avvio dell’attività di impresa, il DPR 314/00 ha specificato che la domanda di agevolazione può riguardare anche:

–   il 25% delle spese sostenute per opere murarie e relativi oneri di progettazione e direzione lavori;

–  il 2% dell’importo complessivo delle spese sostenute per gli studi di fattibilità ed i piani di impresa, comprensivi dell’analisi di mercato e degli studi per l’impatto ambientale.

La norma contenuta nel successivo art. 5 della legge 215/92 prevede un’importante possibilità per quelle imprese che non abbiano necessità di usufruire dei contributi sopra indicati, dando loro l’opportunità di “sostituire” queste agevolazioni con i crediti di imposta previsti dalla legge 317/91.

L’art. 8, invece, è la norma di riferimento per quel che concerne i finanziamenti agevolati e concede alle imprese femminili di avere accesso a “finanziamenti agevolati ai fini previsti dall’art. 4, comma 1, di importo non superiore a 300 milioni (di vecchie £) e durata non superiore a 5 anni, ad un tasso di interesse pari al 50 % del tasso di riferimento in vigore per il settore cui appartiene l’impresa beneficiaria”.

Gli articoli citati non esauriscono la normativa vigente in tema di imprenditoria femminile e, pertanto, consiglio la lettura integrale delle leggi in materia, sebbene, trattandosi di un mondo ancora poco esplorato e di difficile comprensione, consiglierei vivamente a tutte le donne interessate di rivolgersi ai Comitati per l’imprenditoria femminile istituiti presso le camere di commercio delle varie regioni.

L’art. 10 della legge 215/92 ha, infatti, previsto l’istituzione dei suddetti comitati per promuovere e valorizzare la presenza delle donne nei luoghi decisionali dello sviluppo economico e la diffusione della cultura imprenditoriale delle donne, con l’obiettivo non solo di eliminare le disparità tra uomini e donne nel lavoro e nella vita, ma anche di orientare le donne che decidano di avvicinarsi concretamente al mondo imprenditoriale.

Rivolgendovi al comitato territorialmente competente, riceverete tutte le informazioni necessarie per intraprendere un’attività di impresa ed in alcuni casi avrete anche la possibilità di ottenere un vero e proprio business plan.

Consultare i comitati è, inoltre, importante per verificare l’esistenza di iniziative regionali per il sostegno e la promozione dell’imprenditoria femminile, soprattutto considerando che le leggi nazionali in materia contengono una esplicita delega legislativa e regolamentare in capo alle singole regioni.

Se ciò non bastasse potreste anche consultare il sito del Fondo Sociale Europeo che nella sezione dedicata alle Pari opportunità contiene preziose nozioni ed importanti riferimenti normativi.

Per conoscere l’elenco dei Comitati per la promozione dell’imprenditoria femminile clicca qui

Vi consigliamo inoltre i seguenti link:

http://www.imprendium.it/

http://donneimpresa.confartigianato.it/

http://www.impresadonna.it/

http://temi.provincia.milano.it/donne/spaziorosa/spaziorosa.php

http://www.formaper.it/

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  1. Una video guida per diventare imprenditrici a cura del Comitato imprenditoria femminile della camera di commercio di Parma