Ultimamente, in più occasioni, mi è capitato di parlare con amiche che, riferendosi ai loro figli, si lamentano del fatto sono infantili, hanno difficoltà ad assumersi responsabilità, sono tendenti sempre al lamento e oppositivi.
Partendo dal presupposto che ogni tanto mi chiedo cosa si intenda davvero per comportamenti infantili quando si parla di un bambino – ci sarà un motivo se si chiama infanzia no? – più penso a questi discorsi più mi convinco di una cosa…non sarà che siamo anche noi adulti a metterci lo zampino?
Mi spiego meglio, se proviamo a osservarci dall’esterno ci accorgeremo che il nostro modello non è proprio allettante. Spesso arrabbiati e lamentosi. Le cose non ci piacciono come sono ma tendiamo a puntare il dito contro gli altri, piuttosto che chiederci in che modo possiamo contribuire a cambiare le cose. Urliamo, sbottiamo e siamo insoddisfatti.
Certo, sto estremizzando, sappiamo che non siamo tutti così e che non esistono persone perfette (lungi da me il pensiero che debbano esistere). Penso però che qualcosa possiamo fare per aiutare i bambini a diventare adulti migliori, più felici e consci del ruolo che ognuno ha all’interno della società.
Come? Provando ad esempio a mettere in pratica questi 5 consigli:
Limitiamo il lamento!
Non lamentiamoci costantemente. Lo sappiamo, a volte la stanchezza prende il sopravvento e la pazienza scappa, così spesso tendiamo a vedere tutto nero e a recriminare su quello che non ci va o non ci piace. Ma quella del lamento fine a se stesso può diventare un’abitudine che, a furia di essere reiterata, potrebbe essere imitata dai più piccoli. Diciamo spesso che i bambini fanno “le lagne” ma noi adulti non siamo da meno.
Chi è il colpevole?
Non incolpiamo sempre gli altri di quello che succede. Secondo me un errore che spesso facciamo è di dimenticare il ruolo che ognuno di noi ha nelle relazioni con gli altri. Se provate a chiedere a vostro figlio, ad esempio in merito a un litigio “Come mai avete litigato?” è molto più facile che vi risponda “Lui/Lei ha fatto o ha detto…” piuttosto che evidenziare qual è stato il proprio ruolo. Proviamo a stimolarlo a riflettere sul proprio atteggiamento verbalizzando le sensazioni e le emozioni, ma partendo da se stessi, chiedendogli ad esempio “E tu cosa hai fatto? Come ti sei comportato con il tuo amico?”. E questa è una riflessione che anche gli adulti dovrebbero fare!
Problemi sì, ma meglio soluzioni!
Non sottolineiamo solo la presenza di problemi, cerchiamo piuttosto soluzioni. Se i nostri figli ci sentono sempre parlare in termini negativi di qualcosa senza che però gli offriamo degli strumenti per farvi fronte, difficilmente si abitueranno a ragionare in ottica propositiva. Giusto un esempio per capire cosa intendo: il parco di fronte a casa è pieno di immondizia e nessuno fa niente? Perché ad esempio non ci mettiamo d’accordo con gli altri genitori e i bambini che lo frequentano e non organizziamo – con le dovute precauzioni – una giornata per pulirlo tutti insieme? E’ vero magari alcuni non accetteranno, ma già il fatto di averlo proposto, di essersi attivati, insegnerà ai nostri figli che dobbiamo assumerci delle responsabilità in prima persona.
Tutti sbagliamo…
Ammettiamo i nostri errori davanti ai bambini. Tutti noi sbagliamo, nessuno è esente anche se spesso vorremmo esserlo. E questa pretesa fa male ai bambini, non solo perché mostra loro un modello che non corrisponde alla realtà, ma perché non li aiuta a crescere accettando e superando le frustrazioni. Se i bambini sono portati a credere che “mamma e papà non sbagliano mai”, sarà difficile accettare i propri errori e assumersi a pieno le proprie responsabilità. E soprattutto, impariamo a chiedere loro scusa, se vogliamo che anche loro imparino a farlo, non è un segnale di debolezza.
W la coerenza!
Siamo coerenti in quello che facciamo. Spesso mi è capitato di vedere genitori che, ad esempio, vogliono insegnare il rispetto per l’ambiente e poi sono i primi a gettare una cartaccia a terra, o ancora che di fronte a un comportamento “aggressivo” del proprio figlio cercano di correggerlo usando gli stessi toni accesi o addirittura urlando. Non è forse una forma di aggressività anche quella? Le parole devono corrispondere ai fatti altrimenti l’intento educativo viene meno e rischiamo solo di essere poco credibili.
Il buon esempio vale più di mille parole, una cosa che spesso ci ripetiamo, ma non sempre riusciamo a mettere in pratica.
È facile? No assolutamente no, ma sono convinta che per aiutare i bambini a diventare adulti consapevoli e responsabili valga almeno la pena provarci!
Siete d’accordo?
photo credit: iStock.com/Halfpoint
Pubblicato Luglio 2015 / Aggiornato Agosto 2019
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