Storia di un'adozione: Ilenia, mamma "di cuore"

Ilenia mamma di cuoreSu un sito come questo, pensato dalle mamme per le mamme, è proprio la voce delle mamme quella più bella e preziosa da sentire. Così abbiamo pensato di raccogliere le vostre testimonianze, i racconti delle vostre emozioni. Oggi iniziamo con una storia bellissima che parla di una vita, di un percorso; che parla di adozione ma soprattutto…di amore. E’ la storia di Ilenia, una mamma “di cuore”.

Sono nata maschiaccio. Capelli neri lunghi sempre legati con la coda di cavallo e ginocchia sbucciate nelle scorribande in giro per la campagna intorno a casa della nonna, nella prima periferia di Perugia. Ero leader di una gang di cugini, tutti più piccoli e tutti maschi, naturalmente, che conducevo con me fra mille avventure da pirati, archeologi e circensi.

Fare la scout per me è stata la conseguenza più naturale, prima lupetta, poi guida e poi ancora e ancora, in un crescendo di cose da imparare, competenze da apprendere e sempre maggiori responsabilità verso me stessa e gli altri, per diventare più autonoma, indipendente e grande. Mi piaceva l’idea di mettermi alla prova, magari anche nella fatica, al freddo, sotto la pioggia o senza mangiare, per dire “ecco, ce l’ho fatta” e gustare tutto il bello di quello che ne veniva. Lo scoutismo non è stato solo il laboratorio dove ho forgiato a fuoco il mio carattere. Ma quello dove ho respirato la fede e scoperto la vocazione per il servizio, quello gratuito e spontaneo verso chiunque abbia bisogno. Per la solita voglia di farcela da sola (non importa se in un’altra città, lontano dai miei e con i miei pochi soldi) sono diventata giornalista.

E proprio mentre facevo il praticantato ho conosciuto Luca, un colpo di fulmine da togliere il fiato: nonostante centinaia di chilometri di distanza eravamo nati e cresciuti per incontrarci, e amarci, e diventare una famiglia. Con il sogno nel cuore di entrare un giorno anche a far parte di una “grande famiglia di famiglie”, una piccola comunità con cui condividere la vita e la crescita dei figli che sarebbero venuti.

Mi piacerebbe tanto adottare un bambino, dopo che ne avremo avuti di nostri” mi disse un giorno, prima di sposarci.Durante il servizio civile al Centro del Bambino Maltrattato ho visto tanti bimbi abusati, picchiati, abbandonati, che chiedevano solo una mamma e un papà che li amassero. Lo vuoi?” Pensai che quella era la proposta più bella che potesse farmi, forse anche più di quella del matrimonio. Dissi sì piangendo di gioia, pensando che lo avevo sempre voluto.

Forse è stato quel giorno, proprio quel momento che io e Luca abbiamo “concepito” la nostra Giulia. Non fisicamente – ben presto avremmo scoperto di non poter generare naturalmente dei figli – ma in quella dimensione invisivibile che si chiama destino. Con quel sì, Giulia è diventata la nostra bambina, e noi (senza saperlo) iniziavamo la nostra gravidanza in attesa del giorno in cui l’avremmo conosciuta. Ilenia mamma di cuore

Così, quando i professoroni della clinica ci hanno detto, dopo un lungo calvario di analisi, aspettative e tante delusioni: “Rassegnatevi, l’unica vostra possibilità è la Fecondazione assistita” ci è venuto naturale rispondere: “No, grazie. Nessuno ha diritto a diventare genitore mentre ogni bambino ha il diritto ad essere figlio”.

E con una specie di sollievo nel cuore abbiamo depositato la domanda di Adozione al Tribunale dei Minori. Dopo anni di niente, di vuoto, di attesa, era il primo atto “vero” della nostra famiglia. E infatti è stato come un “clic” che ha acceso a domino una, dieci, cento, mille luci. In pochi mesi ci siamo iscritti al corso pre-adozione, abbiamo fatto i colloqui con i servizi sociali, trovato la casa-comunità (quella giusta!) dove andare a vivere con la famiglia dei nostri amici più cari, fatto un rogito, acceso un mutuo, iniziato i lavori di ristrutturazione, e ancora e ancora e ancora.

Fino a quella mattina di febbraio quando il telefono ha fatto Driiin. “Sono l’assistente sociale del giudice del Tribunale. Domani vengo a vedere casa vostra, ci siete?”. E il cuore parte a tamburo: Tumtum Tumtum Tumtum Tumtum Tumtum Tumtum. E’ chiaro, questa telefonata non significa “Colloquio conoscitivo”. Questa telefonata significa “Abbinamento”. SignificaSiamo stati scelti“. Significa “Ilenia, sei Mamma”. E allora altro che “Tumtum”. La testa inizia a girare a turbina, lo stomaco va sottosopra, e io sento solo terrore. Terrore e soffocamento.

No – pensavo – tornate indietro! Vi siete sbagliati, è tutto un errore, io non sono pronta! Io sono Ilenia il maschiaccio, lo spirito libero e indipendente, la giornalista che esce la sera, ama il cinema e giocare a pallavolo. Io non sono una mamma, no! Io non ne sono capace, nessuno me l’ha insegnato. Vi prego, dimenticate quel mio folle desiderio! Io non sono in grado di sorreggere questa creatura ferita dalla vita, le mie mani non hanno mai tenuto un bambino, come farò? E come farò a darle il calore di cui ha bisogno, le mie spalle sono ossute, sfuggenti, e non sapranno abbracciare. E poi cosa le risponderò quando mi chiederà perché non l’ho tenuta nella mia pancia, perché è stata abbandonata? Vi prego, lasciatemi andare.

Una mattina di febbraio, intorno alle 10, mi hanno messo fra le braccia una bambina di due chili e otto che dormiva, con gli occhi a formare un taglio netto, bellissimo, dal vago sapore orientale. Aveva 20 giorni. Era Giulia, la mia Giulia. Ilenia mamma di cuore

Le braccia hanno retto. Sì, davvero. L’hanno sorretta. E le mie mani poi, come per magia (una strana magia che non riuscivo a controllare), hanno cominciato a muoversi da sole, con maestria, come se anziché scrivere, giocare a volley, accendere fuochi o fare scorribande, non avessero fatto altro nient’altro che accarezzarla, accoglierla, lavarla, cambiarla, cullarla.

Quel giorno, Giulia ha fatto nascere una mamma maschiaccio. E un papà, che in realtà sembra molto più un mammo. Oggi Giulia ha una Mamma-papà e un Papà-mammo e tutti e tre vivono nella loro piccola comunità bi-familiare perché non si diventa famiglia solo per questioni di sangue, ma per Amore.

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7 Comments

  1. Elisa Capuano

    Mi hai davvero emozionato, credo che non potessi trovare parole più belle per raccontare la vostra storia…traspare un amore immenso ma anche un grande coraggio!tanti auguri a questa vostra nuova famiglia!

  2. che bella storia e che bella famiglia!!
    Ah fossero tutti così i giornalisti!!!!!

  3. Coccinella75

    la mia purtroppo non è andata a buon fine ma oggi stringo comunque un frugolino tra le mie braccia. Peccato avrei dato tanto Amore anche al mio ipotetico bambino di cuore!!

  4. Anch’io mi chiamo Ilenia e sono una mamma adottiva, quando ho letto il titolo del post sono quasi caduta dalla sedia….storia diversissima , ma profondamente simile 😆

    • MammeAcrobate

      Ciao Ilenia, che coincidenza 🙂
      se vuoi raccontarci la tua storia sei la benvenuta!!
      Complimenti per il tuo blog
      ciao!