Spiegare la morte a un bambino - Mammeacrobate

La vita è così. Si nasce, si cresce, si imparano cose, si fanno esperienze, si ama, si viene amati e un giorno, purtroppo, si muore.

Non è facile spiegare tutto ciò a un bambino. Anzi, non è facile spiegarlo a nessuno, nemmeno a se stessi.

Ricordo con ansia, e se chiudo gli occhi sento ancora quelle sensazioni, quando da piccola iniziavo a comprendere cosa fosse la morte. Quel senso di ineluttabilità, di impotenza, di terrore che mi coglieva la sera quando sola mi trovavo nel mio lettino per dormire.

Mi continuavo a chiedere che senso avesse tutto, la vita, la nascita, il voler bene alle persone, studiare e poi lavorare, costruire famiglie e città, che senso aveva tutto se poi un giorno non ci saremmo stati più?

A quella domanda, a volte, cerco ancora di dare una risposta, o meglio, le risposte che in questi anni mi sono data sono state molte, diverse a seconda dell’età che avevo. La risposta più ricorrente è semplicemente: per amare.

Ma come fare a spiegare la morte a un bambino?

Come fare a spiegarlo a mia figlia?

Purtroppo la vita è così, dolce e amara allo stesso tempo, e a quest’ultima domanda ho dovuto trovare, troppo presto, una risposta.

Lui se n’è andato un giorno di ottobre, dopo lunghi mesi di malattia che alternavano momenti difficili a sospiri di sollievo per la speranza di una guarigione. Lui era il suo nonno tanto amato.

Lei, 6 anni compiuti, la mia “bimba grande”, lo sapeva che il nonno era malato ma non immaginava…

Per spiegare la morte ai bambini ho imparato, mio malgrado, che l’unica cosa utile e accettabile è dire unicamente la verità. Con dolcezza, con amore. Ma la vera verità, la sincera spiegazione di quello che è successo sono ciò di cui loro hanno bisogno per poter comprendere, forse accettare e metabolizzare.

Non diciamo “è andato a fare un viaggio”, non lasciamo loro la speranza di un ritorno.

Mi sono resa conto di aver commesso un grande errore, e forse servirà a chi legge per capire e correggere. Nonostante mia figlia avesse già 6 anni non le avevo mai parlato “veramente” della morte e in conversazioni precedenti avevo cercato di mettere a tacere la sua paura di perderci dicendole “Ma no amore mio, staremo insieme ancora tantissimo tempo, non siamo vecchietti, non ti devi preoccupare”. Quanto ho sbagliato quella volta, illudendola che la morte arriva solo se sei alla fine della vita, solo se hai i capelli bianchi e mille rughe in volto.

Quindi no, non cerchiamo di omettere la realtà per proteggerli, la morte fa parte di questa vita e loro è bene che lo capiscano.

Cerchiamo di dimostrarci forti e (per quanto possibile) sereni davanti a loro ma non neghiamo il dolore che stiamo provando, le lacrime e la sofferenza. Vederci soffrire renderà libero di soffrire anche il nostro bambino. Non si possono soffocare le emozioni e soprattutto il dolore. Piangiamo insieme, se è quello che sentiamo in quel momento.

Quando le ho raccontato l’accaduto, lei è scoppiata a piangere e io con lei. Ha avuto una reazione da “adulta”: incredulità, dolore, disperazione. Non appena si è calmata un po’, ha iniziato a fare numerose domande alle quali abbiamo risposto senza esitazione e nel modo più accurato e sincero possibile. 

Perché è morto?

Perché i dottori non lo hanno guarito?

Ora dov’è andato?

La nonna sta piangendo? E’ rimasta sola?

Non lo vedremo proprio più? 

Sono stati momenti intensi e dolorosi ma la buona notizia, sì proprio così, è che i bambini hanno davvero mille e mille risorse e non mancano di stupirci… e di insegnarci sempre qualcosa.

Le domande, nei giorni seguenti, sono state ancora tante e a volte, quando la vedevo in silenzio gliele ponevo io a lei.

Come stai? Pensi al nonno? Sai che io ci penso spesso e sono triste, è normale, ma pian piano passerà il dolore e rimarrà solo il ricordo e l’amore.

Parlare, parlarsi. Esternare le emozioni, non vergognarsi di soffrire o di avere dubbi e domande.

E infine, offrire qualcosa per alleviare quel dolore o per incanalarlo. Io ci ho provato partendo da una delle passioni di mia figlia: il disegno. Le ho regalato una scatola di cartone, rivestita di fiori rosa. Le ho detto che in quella scatola avrebbe potuto raccogliere disegni e pensieri per il nonno e che una volta riempita mi avrebbe detto lei cosa farne.

Un giorno mi ha mostrato la scatola, colma di disegni tra cui uno splendido arcobaleno colorato, e mi ha semplicemente detto, con un sorriso: Mamma, ora che la scatola è piena voglio portarla alla nonna così sentirà un po’ meno la mancanza del nonno.

 

 

photo credit: Jamie In Bytown via photopin cc

 

Author

Digital Lover e socialmediaholic, da sempre web addicted e dal 2007 anche mamma (acrobata) di Arianna e dal 2012 di Micol. Mammeacrobate è la mia terza creatura! Qualcosa di me la trovi anche qui www.manuelacervetti.com

8 Comments

  1. La mia piccola continua a parlare di gente che va in cielo. Lei ha avuto a che fare a 3 anni con la morte del bisnonno e a poca distanza della bisnonna, ai quali io stessa ero legatissima. Ho spiegato ad entrambe (la grande ne aveva 5) che il corpo viene “conservato” al cimitero e l’anima va in cielo, visto che la gente usava quel modo di spiegare e io volevo giustificare i termini. Adesso ha quasi 5 anni e parla molto serenamente di queste cose, di quando andremo in cielo noi… ma nonostante la mia schiettezza nell’affrontare il discorso, a lei ancora non è chiaro. così mentre durante le spiegazioni la grande scoppia a piangere disperata e angosciata, la piccola genera in me un’angoscia che non so spiegare. A questo punto temo di avere bisogno io di qualcuno che mi spieghi che è normale questa sua reazione, che non devo preoccuparmi… quasi quasi lo chiedo a lei, se mi fa due coccole per consolarmi! 😀

    • Si vede che è ancora nella fase della “non consapevolezza”, quando ancora non capisci cosa significa davvero “per sempre”. E menomale che esiste anche questa età e questa fase della viat, quando nulla ti spaventa davvero!
      Un abbraccio!

      • Beata lei! Stamattina di nuovo, mi ha chiesto quando andiamo in cielo. Mi sa che le farò fare un giro in elicottero, almeno anche io lo assocerò a qualcosa di positivo e smetterò di avere ansie assurde!

        Grazie Manu!

  2. Giulia ha 5 anni e non ha mai conosciuto la nonna paterna che, andandosene quando lei aveva solo 3 mesi, ha lasciato una grande vuoto. Noi le abbiamo parlato spesso della nonna, cercando di bilanciare fiaba e realtà, per rendere comprensibile alla sua mente e al suo cuore, qualche cosa che, a volte, sfugge ancora anche a noi adulti.
    La nonna è per Giulia una stella che brilla in cielo, che veglia su di lei e che, seppur lontana, le è vicina nelle abitudini che condivide con papà, nei racconti, nei ricordi e in alcuni tratti del carattere. Di tanto in tanto le parliamo guardando il cielo, il giorno del suo compleanno accendiamo una candelina sul terrazzo in modo tale che anche lei possa vederci. Per il momento Giulia sembra vivere serenamente il tema, tra l’altro affrontato anche in questi giorni attraverso la lettura di un libro (La piccola mercante di sogni). Immagino che nel momento in cui dovrà farne esperienza diretta sarà completamente diverso…spero che l’istinto di una mamma che ha sempre puntato e punta sul dialogo e sulla chiarezza mi aiuteranno a trovare le parole.

    • È molto importante quello che avete fatto, avete trasmesso a Giulia serenità nel pensare a una persona che non c’è più e che è “volata in cielo”. Vedrai che quando arriverà il momento di un esperienza più diretta (il più tardi possibile) Giulia avrà un pizzico di serenità e consapevolezza in più!
      un abbraccio e grazie!

  3. La mia seienne e il suo fratellino l’hanno dovuta affrontare insieme a me quando, quasi due anni fa, il loro papà ci ha lasciato.. ora loro è il loro, il nostro angelo custode che come ha scritto ali nel suo cuoricino batte sempre e sempre batterà nei cuori di chi l’ha amato ..ed è vero verissimo dire sempre la verità come ho cercato di fare e come avrebbe voluto mio marito. Rimpianti, senso di inadeguatezza, di impotenza, di assurdità.. conviverci nn è facile e nn so se mai imparerò come mai ci si rassegna penso, più che altro ci si convive purtroppo o per fortuna. La cosa importante è fargli sentire in qualche modo la vicinanza anche se delle volte sento quasi che loro l’avvertono molto più di me.. i bimbi sono ‘fisici’, molto più di noi ma per fortuna, questo si davvero per fortuna hanno mille e più risorse!

    • Barbara avete provato uno dei dolori più grandi che esistano ma dalle tue parole mi arriva così tanto amore che sono certa questo vi abbia molto aiutato.
      Grazie per la tua testimonianza!
      Un abbraccio

      • [quote name=”Manuela”]Barbara avete provato uno dei dolori più grandi che esistano ma dalle tue parole mi arriva così tanto amore che sono certa questo vi abbia molto aiutato.
        Grazie per la tua testimonianza!
        Un abbraccio[/quote]
        nn è per nulla facile affrontare certe cose e certi discorsi ma come dico e mi dico sempre indietro nn si torna purtroppo ..avanti si può sempre andare! grazie a te 🙂