Non sempre il cinema è intrattenimento. Alle volte può avere una funzione sociale importante. È il caso del cortometraggio “E poi arriva Menny”, un breve film realizzato per raccontare una patologia rara, di cui soffrono molte persone, e di cui si sa molto poco: la sindrome di Menière.
“E poi arriva Menny” suona come una minaccia. Ed è esattamente quello che è: una minaccia alla vita normale. All’improvviso, un giorno, il mondo inizia a girare vorticosamente; rumori fissi e lancinanti rimbombano nelle orecchie; i conati di vomito sono incontrollabili. È l’inizio di una malattia, denominata sindrome di Menière, di cui in pochi sono a conoscenza; le persone che ne soffrono, come Giovanna Gianolli (attrice e autrice del cortometraggio “E poi arriva Menny”) di colpo vedono la loro vita trasformata. Nulla è più come prima, il rischio depressione e isolamento è molto elevato, solo la condivisione e l’accettazione del male possono aiutare a non farsi travolgere.
Uno dei lati più faticosi delle malattie, oltre alle cure, ai tempi stravolti, alla paura, è proprio l’incertezza. L’incertezza nella diagnosi e l’incertezza nelle cure. La sindrome di Menière ha una sola certezza: ti mette k.o. Fisicamente e psicologicamente. Chi ne soffre, da principio, si sente in colpa. Non sempre, infatti, ai primi segnali il medico curante riconosce di cosa si tratti. Stress, emicrania, gastrite, epilessia, labirintite sono solo alcune delle diagnosi sbagliate che possono arrivare. Perché i sintomi sono giramenti violenti di testa, convulsioni, vomito.
La testimonianza della protagonista
“Io ho rischiato di perdere tutto. Questa malattia è invalidante, eppure poco conosciuta – denuncia Giovanna, protagonista e autrice del film che nella vita reale soffre della Menière da più di dieci anni – voglio che se ne parli. Voglio che tutti sappiano cos’è, eventualmente per aiutare chi ne soffre, e stargli vicino. Voglio fare rumore e fare cultura su questo male, perché la ricerca possa trovare i fondi per scoprire da cosa è originata e magari, nel tempo, riuscire a prevenirla e magari a curarla meglio”.
Lo scopo del cortometraggio è proprio quello: sensibilizzare il pubblico sulle difficoltà che migliaia di malati di Ménière incontrano nel condurre una vita normale; ma anche stimolare le istituzioni affinché riconoscano a chi soffre di questa patologia cronica e invalidante, ad oggi senza cura e che può portare alla sordità, i diritti che sono loro negati.
Purtroppo, per la malattia di Menière come patologia cronica, non si può chiedere l’invalidità civile in quanto la patologia non è menzionata nel D.M 5 febbraio 1992 – spiegano sul sito di Ammi Onlus (associazione malati di Menière) – si può chiedere l’invalidità per tre dei suoi sintomi: ipoacusia, vertigini e acufeni – monolaterali e bilaterali.
Cos’è la sindrome di Menière
La sindrome di Menière è dovuta a un aumento incontrollato della pressione di liquidi nell’orecchio interno. Normalmente i liquidi dell’orecchio vengono prodotti e riassorbiti dal sistema circolatorio; quando c’è un’alterazione di questo meccanismo delicato può verificarsi una super produzione o minore riassorbimento dei fluidi. Da questo disequilibrio nascono le vertigini, gli acufeni, la perdita di equilibrio, insomma tutti i sintomi della Menière. Giovanna, in dieci anni, ha perso quasi completamente l’uso di un orecchio, oggi è in cura presso il Centro Otologico di Piacenza, un centro medico specializzato proprio sulle malattie dell’orecchio.
E poi arriva Menny: un corto di denuncia
“Una piccola opera d’arte, un corto, per fare luce su una malattia quasi sconosciuta”, dichiara Giovanna, che per realizzarlo ha scelto il regista Andrea Traina e ne ha finanziato una parte attraverso una raccolta fondi su Eppela. La storia si snoda attorno alla vita di Giovanna, attrice protagonista, che nella vita reale è esattamente un’attrice cinematografica. Un giorno, su un set, Giovanna sviene. Sviene, vomita e sente un fischio violento nelle orecchie. Da quel momento la paura diventa compagna di vita. Paura di perdere il lavoro, paura di perdere il compagno, paura di perdere la vita di sempre. Solo grazie a un gruppo di autoaiuto, parlando con persone che soffrono del medesimo male, ritrova la forza di guardare avanti. E di fare quello che le viene meglio: scrivere quello che prova, mettere assieme un gruppo di lavoro e dare vita a un film, che è un messaggio di coraggio e di speranza per tutti, non solo chi soffre di Menière. Perché, quando arriva Menny, non bisogna arrendersi, ma combattere.
Contatto produzione cortometraggio: giovanna.gianolli@gmail.com
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