Femminicidio: ratificata la convenzione di Instanbul e poi? - Mammeacrobate

femminicidio flashmob di milanoTante, tantissime le donne che lo scorso giovedì hanno colorato di rosso Via Vivaio, per il Flash Mob organizzato dalle consigliere della Provincia di Milano. Donne di tutte le età, diverse ma tutte lì per lo stesso motivo, quello di far sentire la loro voce, di gridare il loro NO alla violenza sulle donne.

Tante, troppe le donne che hanno perso la vita nel nostro paese, ed è per loro che abbiamo voluto essere presenti anche noi a quest’appuntamento, per chiedere che siano subito presi i provvedimenti necessari affinché questo massacro finisca, affinché la parola femminicidio smetta di essere così ricorrente nei resoconti di cronaca.

Proprio in questi giorni la Camera ha votato all’unanimità la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che tutela le donne da ogni forma di abuso e discriminazione.

Si tratta di un passo avanti per il nostro paese, nessuno lo mette in dubbio, ma credo che la legge da sola non basti, non è sufficiente a cambiare davvero le cose, ci vuole altro.

Per mettere fine a queste tragedie è necessario che sia la cultura dominante a cambiare, che il ruolo occupato dalla donna nella società non sia accessorio. Viviamo in un paese in cui è ancora molto comune l’immagine della donna “regina della casa”, quell’angelo del focolare cui spetta la cura amorevole di marito e figli; un paese in cui le donne sono estromesse dal mercato del lavoro perché mamme (a volte anche solo per il fatto di esserlo potenzialmente), mentre quelle che riescono a tenerselo il lavoro devono fare le acrobazie per conciliare vita familiare e professionale… e magari devono pure sentirsi fortunate, perché un lavoro almeno ce l’hanno.

Istruzione, lavoro e indipendenza economica: sono questi, per me, i termini che non dobbiamo perdere mai di vista se vogliamo liberare le donne dalla vulnerabilità.

L’istruzione riveste un ruolo fondamentale per la prevenzione e per questo è importante educare i bambini sin da piccoli alla parità di diritti, al rispetto reciproco, aiutandoli a sviluppare quell’autostima e quel rispetto di sé che funzioneranno come scudo protettivo; i benefici che derivano dall’educazione non riguardano solo il maggior grado di consapevolezza, ma anche l’acquisizione della capacità di negoziare la propria posizione nelle questioni che ci riguardano.

L’istruzione offre alle donne i mezzi per rendersi indipendente a livello psicologico ed economico perché permette di ambire a professioni migliori e meglio remunerate: laddove una donna conosce i propri diritti e soprattutto ha i mezzi per farli valere, tenderà a non accettare passivamente situazioni di subordinazione. A volte le botte, per una donna economicamente dipendente dal marito o dal compagno, fanno meno paura di un futuro incerto per se stessa e per i figli. Dove vado? Se lo lascio come faccio a mantenere i miei bambini? Come posso uscirne?

Sono queste le domande che tormentano molte vittime di violenza, richieste d’aiuto a cui, crisi o non crisi, le istituzioni devono dare seguito, stanziando i fondi e creando le condizioni necessarie per porre fine a tutto ciò.

Con questo non vogliamo dire che tutte le donne debbano lavorare, ogni scelta va rispettata. Ma piuttosto che ciascuna di noi deve mettersi nelle condizioni di poter decidere autonomamente, crearsi un proprio percorso, sviluppare conoscenze e competenze da poter spendere, per lasciare sempre una porta aperta verso il futuro… a volte per scappare e salvarsi.

 

Author

Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.

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