Le merendine sono piene di additivi dannosi? E' vero o falso?

Le merendine e in generale i prodotti da forno confezionati sono pieni di additivi dannosi.

Secondo te questa affermazione è vera o falsa?

Girano in rete tantissimi falsi miti sui prodotti alimentari, credenze del tutto prive di riscontri, dicerie smentite categoricamente e con tanto di studi scientifici alla mano da organi istituzionali, notizie sensazionalistiche e vecchie di anni che ciclicamente tornano alla ribalta con il solo scopo di fare un po’ di terrorismo.

Certo, per noi consumatori e genitori, può non essere semplice reperire le fonti giuste, impiegare tempo (che spesso ci manca) per cercare la verità su questa o quest’altra notizia.

Grazie alla collaborazione con AIDEPI Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, Ore17.it e MerendineItaliane.it, abbiamo deciso di partecipare al progetto #OperazioneFalsiMiti che ha l’obiettivo di scovare in giro per il web le bufale in ambito alimentare, come vere “myth busters” (anche tu puoi partecipare a questa speciale missione, a fine post ti spiego come!). Come prima missione, abbiamo pensato di analizzare una delle credenze più radicate tra consumatori e genitori (ma anche ampiamente smentita in vari modi): le merendine contengono davvero additivi dannosi?

Per prima cosa, abbiamo interpellato Roberta Cattaneo, diestista nonché mamma (acrobata) che collabora da tempo con questo sito. A Roberta abbiamo chiesto di chiarirci meglio cosa sono gli additivi alimentari e che uso ne fa l’industria alimentare. Ecco cosa ci ha spiegato.

Come mai nell’immaginario comune gli additivi alimentari sono considerati “dannosi elementi chimici che cominciano con la lettera E”? Come mai il ruolo degli additivi alimentari è stato così fortemente frainteso?

Gli additivi alimentari sono utilizzati da secoli. La conservazione del cibo, infatti, è una necessità molto antica come dimostrano l’uso del sale per conservare la carne e dell’aceto per le verdure. I cuochi usavano comunemente il bicarbonato di sodio per far lievitare i prodotti da forno, gli addensanti per le salse e i sughi e i coloranti (la cocciniglia, ad esempio). Negli anni ottanta è stato introdotto l’obbligo di indicare ogni singolo additivo nella lista degli ingredienti della maggior parte degli alimenti preconfezionati. Questa nuova regolamentazione dell’etichettatura ha portato alla comparsa di lunghe liste di nomi chimici e di un nuovo sistema di codificazione che ha visto l’apposizione della lettera “E” prima dei numeri corrispondenti all’elemento. Questa nuova codifica aveva lo scopo di rendere più facile per i consumatori l’identificazione degli additivi e di indicare che questi elementi avevano passato i controlli di sicurezza imposti dalla Comunità Europea.

L’uso degli additivi alimentari è strettamente regolamentato e sottoposto a costanti controlli di sicurezza. Esiste infatti una lista positiva della UE, aggiornata regolarmente, che indica gli additivi verificati e ritenuti sicuri per la salute dell’uomo.

Gli additivi alimentari vengono utilizzati principalmente per:

  • Garantire sicurezza e igiene
  • Migliorare la conservazione
  • Aumentare la disponibilità dei prodotti in tutte le stagioni
  • Migliorare o mantenere il valore nutrizionale
  • Migliorare l’appetibilità
  • Facilitare la preparazione degli alimenti

Gli additivi giocano un ruolo importante e necessario: è grazie al loro utilizzo che le derrate alimentari sono più sicure, più sane, più convenienti e più abbondanti.

Nei prodotti da forno confezionati sono presenti additivi considerati dannosi?

Gli additivi (aromi, coloranti e conservanti) sono sostanze senza alcun valore nutrizionale che vengono aggiunte al cibo per migliorarne le caratteristiche. Sono essenziali per preservare la qualità e le caratteristiche degli alimenti che, altrimenti, sarebbero soggetti ad alterazioni naturali dovute all’esposizione ai vari fattori ambientali.

Quindi l’uso di alcuni additivi è necessario anche per i prodotti da forno ma si tratta sempre di additivi del tutto sicuri. Ricordiamo, ad esempio, che i conservanti sono stati da tempo eliminati da tutte le merendine.

La case history dell’additivo E330

Perché in rete si leggono notizie allarmistiche sull’utilizzo di additivi dannosi nei prodotti dolciari confezionati?

Quotidianamente si trovano in rete articoli allarmistici che demonizzano questo o quel additivo! L’impatto sui consumatori è forte… ma quanto c’è poi di vero e di scientificamente provato in questi articoli?

Prendiamo come esempio, tra i tanti, quello relativo all’additivo E330 (che altro non è che l’acido citrico) e a quanto sulla sua presunta tossicità si legge in rete. Gli autori di numerosi articoli allarmistici dichiarano la presenza di un presunto additivo dannoso, denominato E330, in merendine e prodotti dolciari confezionati. In questi articoli, disseminati in rete e ripresi di sito in sito senza la minima verifica delle fonti, non solo gli autori confondono nomi e sigle dei vari additivi indicati, ma citano fonti inesistenti e addirittura attribuiscono lavori scientifici a strutture che prontamente smentiscono tutto.

Da anni circola in rete questa bufala, ovvero che l’additivo E330 sia altamente dannoso e presente in numerosi prodotti dolciari confezionati. Le smentite però non sono tardate ad arrivare e le fonti stavolta sono più che accreditate e sicure: ha smentito questa falsa notizia la Fondazione Veronesi, il sito AltroConsumo, il sito HelpConsumatori. C’è da stare sicuri quindi che in questo caso si è trattato davvero di una grandissima bufala ai danni di tutti i consumatori.

Per approfondire e spiegare meglio la natura di questa bufala abbiamo chiesto un parere al dott. Franco Antoniazzi tecnologo alimentare che ha risposto così su Ore17.it.

Ma come si riconoscono le bufale?

Sempre grazie al supporto della nostra Roberta, ti diamo qualche consiglio da consumatore a consumatore per verificare le notizie trovate in rete e diventare così consumatori più consapevoli.

Il consumatore prima di prendere per valido un messaggio allarmistico letto in rete, può cercare conferme di quanto letto. Una semplice ricerca con un motore di ricerca spesso è sufficiente per smentire tutti i contenuti.

Non sempre per il consumatore è in grado di vagliare la validità di quanto la rete propone, però alcuni campanelli d’allarme possono indurlo quanto meno a diffidare di quanto letto e in caso a cercare maggiori informazioni in merito.

  • Verificare che siano riportate delle bibliografie e provare a cercare se gli articoli sono reali o inventati.
  • Qualora siano citati ospedali-cliniche-università come centri nei quali sono stati fatti gli studi, controllare che tali ospedali-cliniche-università esistano davvero e controllare se esistono e controllare che davvero tra i loro lavori ci siano quelli che l’articolo attribuisce loro.
  • Cercare informazioni sulla fonte che ha diffuso l’informazione e valutare se è una società scientifica o una attività che poco ha a che fare con l’argomento trattato.
  • Cercare se la stessa informazione viene data anche da altre fonti ufficiali quali organizzazioni della sanità (OMS, EFSA, EUFIC, INRAN) italiane e non. Spesso le fonti ufficiali riportano sì articoli in merito all’argomento ma per farne una smentita.

Sono assolutamente sicura che anche tu almeno una volta sei incappato in qualche bufala su cibi ritenuti dannosi o che fanno dimagrire o dai miracolosi effetti benefici! E allora, vuoi unirti a noi nelle vesti di myth busters e partecipare alla #OperazioneFalsiMiti? È facilissimo, basta segnalarci la bufala alimentare da te scovata in rete condividendola su Facebook o Twitter con l’hashtag #OperazioneFalsiMiti oppure raccontandola in un post sul tuo blog e comunicandoci il link.

Scopri su Ore17.it e YourBrandCamp tutti i dettagli su come partecipare!

 

photo credits: Katarzyna BiaÅ‚asiewicz via 123rf.com

Author

Digital Lover e socialmediaholic, da sempre web addicted e dal 2007 anche mamma (acrobata) di Arianna e dal 2012 di Micol. Mammeacrobate è la mia terza creatura! Qualcosa di me la trovi anche qui www.manuelacervetti.com

3 Comments

    • E con questo? L’alimento fresco ha qualita’ organolettiche migliori (certo se ben conservato e ben fatto). Dato che viviamo in un paese come l’Italia, con una tradizione culinaria ed enogastronomica eccellente…direi meno merendine e piu’ frutta e veloci ricette gestibili anche da mamme che lavorano e dai papa’.

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