Inizia la scuola! - Mammeacrobate

“Per me la scuola è l’odore di matite e astucci, di carta e di quaderni nuovi. Un odore che ho ricercato finché la permanenza nel mondo della scuola me lo ha permesso, e che si rinnovava ogni volta che andavo a comprare l’occorrente per l’inizio dell’anno scolastico.”

“Sono andato tre giorni dalle suore, ma piangevo sempre. I miei genitori mi hanno ritirato subito. Dopo qualche mese sono andato alla scuola materna comunale, che era vicino al lavoro del mio papà e mi e sono rimasto”

“All’asilo (scuola dell’infanzia) piangevo sempre e allora mia mamma mi ha tenuto a casa.Sono poi andato alla scuola elementare”

“Mi ricordo che mangiavo le Esse, biscottoni di pasta frolla a forma della lettera ‘S’, le ho cercate per anni da adulta. Avevano un buon sapore.”

“Ero una di quelle bambine che aveva sempre il fiocco disfatto.”

“D’estate, alle medie, andavo a scuola con il libri legati con l’elastico, spesso in bicicletta e con i miei amici di cortile che venivano alla mia stessa scuola”

“Il bidello Dario, severissimo, quando appariva lui in corridoio, mettevamo il silenziatore e diventavamo immobili come statue.”

“Tornavamo dal liceo con l’autobus, io ero quella che faceva la strada più lunga, mi ricordo i saluti festanti e rumorosi, di ogni compagno che scendeva alla sua fermata. Mi piaceva quando restavamo io e la Simona a chiacchierare delle nostre cose, parlando fitto fitto, in equilibrio instabile sul fondo del bus.”

Parlare di scuola è anche questo, rintracciare le manciate di ricordi e di racconti che abbiamo a disposizione, e che danno alla scuola un diverso margine di respiro.
Perché la scuola è anche questo, è ciò che è rimasto nei nostri ricordi, e non è fatto solo nel modo in cui scriviamo o ricordiamo con precisione come si ottiene l’area del triangolo. Ciò che ci è rimasto impresso, che ci ha insegnato ad essere donne e uomini, che ci ha impastati con quello che abbiamo studiato e ciò che abbiamo appreso per “vivere”.

Ogni anno scolastico i riti si ripetono: le insegnanti si preparano per accogliere gli alunni, si acquista l’occorrente, si affronta la fatica del distacco, si imparano nuovi ritmi e un modo diverso di vivere il tempo che durerà parecchi mesi, ci si apre all’incontro con molte novità fatte di persone (docenti, compagni, genitori, personale ausiliario, dirigenti, ecc) o di spazi e oggetti (libri e quaderni, materia, palestre e aule) o ancora di tempi scanditi dalla campanella (tempo delle lezioni, della ricreazione, della mensa, dell’entrata e dell’uscita).

E’ un tempo altro dalla nostra vita a casa, dove tutti ci affacciamo in un contenitore: la scuola. Che ci impone/propone qualche cambiamento, ci chiede di imparare ma anche di mostrare, di condividere ciò che sappiamo, di farci toccare dall’incontro che propone.

Il tempo del distacco: ognuno ci deve fare i conti.
I genitori dei bimbi più piccoli nell’imparare a lasciarsi, ad affidarsi ad altri, per riuscire a stare da soli ma anche con altre persone che non siano solo il papà o la mamma. I genitori hanno da fare i conti con il distacco dai piccolini, per passare anche loro ad un nuovo stadio genitoriale, che cresce con l’età dei figli e con le tappe che raggiungono. I ragazzini e gli adolescenti sono costretti ad abbandonare dal tempo pigro e lento dell’estate, che è possibile riempire di giochi o tempo con gli amici o lasciare vuoto e annoiato, a piacimento. Anche gli insegnanti, a loro modo, si trovano alle prese con il distacco dalle vecchie classe, del conosciuto, per entrare in un altro anno che richiede di essere nuovi e rinnovare l’incontro con il sapere.

Il tempo dello scambio: io ti do, tu mi dai …
La scuola è fatta di scambi, di “cose” (pensieri, idee, insegnamenti, atteggiamenti) lasciate, di contenuti (ap)presi. I bimbi imparano dai docenti, lasciando qualcosa in cambio, offrendo le proprie domande, e il proprio modo di imparare, unico e irripetibile. I genitori scambiano le loro informazioni sul bambino, con i docenti, che restituiscono uno sguardo diverso, che parlano di nuovi apprendimenti. Le storie e i saperi, che ognuno porta nel suo ruolo e nella sua responsabilità si combinano, creando possibilità di crescita e cambiamento.

Il tempo degli spazi dedicati.
La scuola come quasi nessun altro luogo ci insegna la suddivisione degli spazi, a partire dallo spazio specifico del “proprio” banco, del proprio libro, per arrivare allo spazio delle materie (ognuna scandita da diversi orari, docenti, libri e spiegazioni). Ci sono le aule, la palestra, la biblioteca, il giardino, la direzione, la bidelleria, l’aula computer etc: è un microcosmo in miniatura.
Del tutto simile a quello “esterno”, ma raccolto in un unico edificio.
Dove si impara a dividere e discriminare, non solo le materie, ma anche il tempo, e i luoghi, in alcuni spazi si imparano meglio alcune cose (per correre e saltare c’è la palestra). Ma scuola è anche dove i bambini scoprono che c’è un tempo speciale tutto per loro, lontano dalla famiglia, dove imparare, fare altre esperienze, esplorare la propria capacità individuale di incontrare persone e conoscenze.
Il microcosmo scuola permette proprio di muoversi fra tutti questi elementii.
La famiglia e i genitori, dopo le prima fatiche, fanno i conti con il proprio tempo liberato (dopo i primi tre anni) dalla “presenza/preoccupazione” figli, e con una struttura (la scuola) a cui delegano il compito di insegnare alcune cose; questo permette di riprendersi a pieno titolo e con maggiore chiarezza ciò che devono continuare a trasmettere come genitori.

Il tempo del futuro.
La scuola è anche per tutti, e nonostante le fatiche che la rendono “pesante” nella quotidianità, il laboratorio per il futuro, per l’apprendimento, per lo scambio e gli incontri. Sono queste alcune risorse che si percepiscono sulla lunga distanza, e credo che questo sia l’unico suggerimento che voglio spendere in questo inizio di anno scolastico.
Iniziare la scuola è proiettarsi nel futuro dei propri figli,  
La fatica iniziale, le fatiche che si incontreranno saranno le tappe dell’imparare. E ciò che si impara resta un patrimonio per il futuro.

 

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