Il lamento

Sul Corriere della Sera di sabato 22 settembre, c’era un bell’articolo della psicoterapeuta Federica Mormando che si chiede se “serve a qualcosa lamentarsi sempre”. Sono suoi alcuni dei post che leggo più volentieri su La 27 ora.

Iniziamo a lamentarci al mattino perchè i nostri figli non si lasciano vestire, poi continuiamo a lamentarci per il lavoro troppo pesante o per la mancanza di lavoro, per la pioggia o per il sole” e così via.  Condivido il pensiero che ogni lamento è espressione di sconfitta. Siamo proprio sicuri che quando ci lamentiamo abbiamo prima fatto tutto il possibile per evitare un insuccesso, una sconfitta, una delusione?

Spesso i nostri lamenti (posso dire soprattutto delle mamme?) riguardano proprio i bambini. E’ svogliato, non fa i compiti, non mette a posto i suoi giochi, non mangia, non dorme, fa i capricci e tanto altro ancora.
La psicoterapeuta Mormando asserisce che se vogliamo crescere figli capaci dobbiamo abolire il lamento. Con l’autorità: ai figli non si chiede di fare il loro dovere lo si pretende sin da piccoli, sempre che noi facciamo il nostro.

E qui entra in gioco un altro “alleato” e cioè l’aiuto.

Perchè abbiamo tanta difficoltà a chiedere aiuto? Qualche anno fa ho partecipato ad un matrimonio e, dopo la sua omelia, il sacerdote ha chiesto agli invitati di dire qualcosa agli sposi. Una signora ha preso la parola per invitare i due ragazzi a non vergognarsi mai di chiedere aiuto in tutte quelle situazioni difficili nelle quali avrebbero potuto trovarsi. Ha raccontato come lei stessa si fosse trovata in grosse difficoltà e solo dopo aver chiesto aiuto essere riuscita ad uscirne. E soprattutto ha spiegato come non sia affatto difficile incontrare persone disposte a tendere una mano.

Quindi la nostra “morale” di oggi potrebbe essere questa: smettiamo di lamentarci, nessuna conquista è facile e quindi dobbiamo sempre mettere in campo tutta la nostra forza e le nostre capacità e se da soli non ce la facciamo chiediamo aiuto.