Figli unici: un solo figlio è un figlio solo? - Mammeacrobate

È un dato di fatto: oggi sempre più famiglie – i nuclei con figli unici ormai sono il 46,5% e superano quelli con una prole numerosa – scelgono di avere un solo figlio per i motivi più diversi (economici, lavorativi, biologici ecc.), ma la mentalità generale, i pregiudizi e i luoghi comuni non si sono aggiornati tanto velocemente quanto le statistiche… Chiunque – dalla suocera al portiere alla collega d’ufficio – si sente in diritto di elencare tutti i presunti rischi legati a questo tipo di scelta, però viene da porsi alcune domande:

  • … ma anche solo un marito e una moglie non sono già una FAMIGLIA? E quando poi c’è anche un figlio, beh… a maggior ragione non è una FAMIGLIA a tutti gli effetti anche quella?
  • I figli unici sono comunemente ritenuti più egoisti, egocentrici, viziati e soli, ma è davvero così?
  • In fondo, crescere un figlio unico non significa solo crescere un figlio e basta?

Come spesso accade, probabilmente non esiste un’unica verità.

Anna Oliverio Ferraris, ordinario di Psicologia dello sviluppo all’università La Sapienza di Roma, ha affermato riguardo al tema dei figli unici:

“Il rischio dei bambini unici è la solitudine da una parte, e l’essere al centro del mondo dall’altra. Su di loro si riversano montagne di attenzioni, di affetto, ma anche di aspettative di troppi adulti. E nel futuro per questi figli unici non sarà facile diventare autonomi, svincolarsi dalla famiglia, senza contare che saranno loro, da soli, a dover sostenere il peso dei genitori che invecchiano” (estratto da un articolo di corriere.it)

Facciamo qualche riflessione.

Figli unici si diventa

Figli unici, in fondo, non si nasce, ma lo si diventa. Anche i primogeniti lo sono per un certo periodo e spesso l’atteggiamento che i genitori riservano loro è diverso da quello riservato ai secondogeniti, non fosse altro per la mancanza di esperienza e dimestichezza che, spesso, provoca ansie e dubbi.

È importante prima di tutto non opprimere il proprio figlio, ma avere un atteggiamento più rilassato e naturale e non fare una tragedia per ogni ginocchio sbucciato o brutto voto a scuola o se litiga con un amichetto.

Per colmare un vuoto di cui si sentono a volte responsabili, spesso alcuni genitori tendono a viziare il proprio figlio oltre misura. Non va mai dimenticato, però, il valore dell’attesa e della soddisfazione legata al riuscire a guadagnarsi qualcosa che si desidera tanto. Non accontentare sempre e comunque i bambini è il più bel regalo che possiamo far loro!

I figli unici sono sempre viziati?

Sempre per farsi “perdonare”, alcuni genitori cercano poi di sostituirsi ai fratelli e sorelle, dimenticando che il ruolo di genitori non va confuso con nessun altro ruolo. Spesso in queste famiglie si crea un legame molto stretto (a volte troppo…) tra madre e figlio, ma va evitata un’eccessiva dipendenza e gelosia reciproci. Ciò perché, altrimenti, il figlio crescendo potrebbe sentirsi combattuto tra il senso di colpa di “abbandonare” dei genitori che vivono solo per lui e il suo legittimo bisogno e desiderio di indipendenza.

Durante la crescita, non avere un confronto con un pari può impedire la nascita di quelle coalizioni contro i genitori che facilitano in qualche modo la conquista dell’autonomia. Comunque, c’è anche chi sostiene che essere più ascoltato e seguito e meno contraddetto può far raggiungere prima un buon livello di autostima e autonomia, perciò il comportamento dei genitori pare avere un ruolo notevole.

Il figlio unico, spesso, si dice contento di avere per sé tutte le attenzioni dei grandi, ma, non essendoci in casa altri bambini che, inevitabilmente, distrarrebbero i genitori, i limiti e le regole sono ancor più necessari, anche per fargli capire che non tutto ruota attorno a lui e ai suoi desideri e bisogni, come spesso accade a casa.

Cosa non deve mancare a un figlio unico

Avere fratelli e sorelle insegna a condividere affetti e oggetti, offre la possibilità di scaricare l’aggressività e di sperimentare il sentimento della gelosia e della frustrazione, insegnando anche a mettersi in discussione e a superare il proprio egocentrismo. In alternativa, è importante, perciò, creare occasioni d’incontro con altri bambini e insegnare – magari anche con l’esempio – un modo aperto e socievole di rapportarsi agli altri. D’altra parte, non crescere in un ambiente in cui sono presenti competizione e rivalità, ha fatto riscontrare nei figli unici una maggiore fiducia e spirito collaborativo e imparare a condividere le proprie cose senza esserne geloso dipende anche dall’educazione ricevuta.

Essere solo in tre non deve significare vivere in simbiosi. I genitori devono coltivare il proprio rapporto di coppia, senza viverlo necessariamente in funzione del bambino. Non devono soffocarlo di attenzioni, nè fargli sentire che la loro vita gira solo attorno a lui o che solo grazie a lui possano sentirsi felici o realizzati. E’ stato notato, infatti, che i figli unici sono più perfezionisti e raggiungono di più le mete che si prefiggono, ma c’è il rischio che si sentano sempre in dovere di essere all’altezza per non deludere i genitori, assumendosi ansie e responsabilità eccessive anche per la loro età.

Sempre Anna Oliverio Ferraris sostiene:

“Una cosa che spesso ho consigliato ai genitori di figli unici è stata quella di comportarsi come se di figli ne avessero due o tre: ossia con naturalezza, anche con severità, cercando di non viziare e soffocare questi bambini” 

Essere un figlio unico non è una colpa. Il clima familiare e la relazione con i genitori sono fondamentali in qualunque tipo di famiglia. A volte, a questo tipo di composizione familiare possono essere legate delle complicazioni, dovute, però, più spesso al comportamento dei genitori che alla condizione del bambino. Forse, quindi, per evitare errori, basterebbe comportarsi col figlio con naturalezza, senza farsi troppi problemi e senza pensare troppo, perché in fondo le basi dell’educazione dovrebbero essere più o meno le stesse a prescindere dal numero dei figli che si ha!

 

Author

Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.