Bonding prenatale: la prima relazione mamma / bambino

Per spiegare cos’è il bonding prenatale vi invito innanzittutto a leggere queste poche righe. Lo capirete con semplicità.

“Se un bambino
durante i primi nove mesi della sua esistenza intrauterina […]
non è stato ascoltato
perché i suoi genitori hanno creduto che fosse incapace di comunicare …
non è stato capito
perché non è stato ascoltato…
non è stato accarezzato perché hanno pensato che fosse insensibile […]
questo bambino […]
nascerà e crescerà pensando di valere poco,
non si rispetterà e non amerà se stesso,
perché non è mai stato rispettato e amato
sin dall’alba della sua esistenza […]”

da “La comunicazione e il dialogo dei nove mesi. Guida all’ascolto attivo, al dialogo e alla comunicazione psicotattile con il bambino durante la gravidanza”, di G. A. Ferrari (presidente dell’Associazione Nazionale per l’Educazione Prenatale) Edizioni Mediterranee, 2005

Parole forti, forse, ma utili a introdurre i concetti di comunicazione ed educazione prenatale fino a qualche tempo fa poco conosciuti.

Bonding prenatale: di cosa si tratta?

Per molto tempo si è creduto che il feto fosse un insensibile insieme di cellule, che avrebbe acquistato dignità solo con la nascita. Oggi, invece, sappiamo che è un essere sensibile e intelligente, capace di reagire agli stimoli e interagire con l’esterno. Non a caso, infatti, in alcune culture orientali il bambino – al momento della nascita – riceve l’età “uno”, proprio per indicare che non parte da zero, ma ha già un passato lungo nove mesi!

Attraverso la madre, durante la gravidanza, il piccolo non riceve solo nutrimento, ma impara anche a conoscere il mondo e le emozioni, iniziando a formare la propria personalità. È dimostrato che la stimolazione tattile e uditiva infonde al nascituro sicurezza e benessere, favorendone lo sviluppo delle abilità sensoriali e percettive.

Non è mai troppo presto, dunque, per iniziare a comunicare e coccolare il proprio bambino. Si definisce bonding questo legame speciale che esiste a livello fisico ed emozionale tra il feto e i suoi genitori e, alcuni studiosi, ne fanno risalire l’origine a quando nella coppia nasce il desiderio di concepire.

L’evento “nascita” rappresenta  uno sconvolgimento per i genitori e l’improvvisa intromissione di un piccolo esserino urlante può metterli a dura prova sia come individui che come coppia. Questa crisi si può alleviare, se si approfitta del periodo della gravidanza per condividere quell’esperienza unica e arricchente in cui la nascita deve rappresentare solo un continuum relazionale. L’educazione prenatale offre la possibilità ai genitori di costruire il proprio ruolo già durante la gravidanza.

ESPERIENZA DI UNA MAMMA: nei primi mesi della mia gravidanza stavo così male da non ricordare più neppure il motivo della mia sofferenza! Il ginecologo mi rassicurava, ma io non volevo affezionarmi troppo all’idea di essere madre. L’ecografia mostrò un vivace esserino sgambettare e darsi da fare per sopravvivere, nonostante il mio fisico sembrasse rifiutarlo! Provai un’infinita commozione e un infinito senso di colpa. Iniziai a cercare di comunicare con lui, ma ero come bloccata e penso più per la debilitazione emotiva che per quella fisica. Purtroppo ho sprecato nove mesi, senza riuscire a gettare le basi per quel profondo legame che avrei voluto da subito con mio figlio e – ancora oggi che ha otto mesi – sento di non aver recuperato il tempo perduto…

Molti padri pensano sia possibile per loro interagire concretamente con il piccolo quando è ancora nel pancione. Più delle madri, cimentandosi nella comunicazione prenatale, si sentono spesso impacciati e quasi ridicoli, ma è fondamentale che –insieme a eventuali fratellini o sorelline- partecipino a questa forma di dialogo, poiché ciò favorisce la creazione di un legame familiare forte e duraturo.

ESPERIENZA DI UN PAPÀ: all’inizio ero scettico, poi – spinto da mia moglie – ho cominciato a dare dei colpetti sul pancione e la nostra piccolina rispondeva! Sembrava dirci: “Ehi, ci sono! Sto arrivando!”. Era rassicurante sentirla muoversi, perché avevamo imparato le sue “abitudini”. Non avendo dimestichezza coi bambini piccoli, mi è stato utile anche leggerle favole. Mi è servito per trovare le giuste voci per farlo, senza sentirmi ridicolo quando poi l’ho fatto tenendola tra le braccia.

Un’efficace educazione prenatale non può prescindere da alcune informazioni riguardanti lo sviluppo del feto, che possono dare un’ulteriore conferma di quanto il bonding abbia un senso.

Bonding e Sviluppo del feto: primo trimestre

A otto settimane c’è già la percezione tattile e, a partire dalla nona-decima settimana di gestazione, il feto può generare movimenti reattivi. È particolarmente attivo circa una o due ore dopo che la madre ha mangiato, per il rialzo del livello di zuccheri nel sangue.

Esercizi utili:
•    Con la voce: ancor prima che si sviluppi il senso dell’udito, il piccolo riesce a percepire le vibrazioni del liquido amniotico, perciò si può parlargli o cantargli una ninna nanna. Non sono importanti le parole o l’intonazione, ma l’amore con cui lo si fa.

Bonding e Sviluppo del feto: secondo trimestre

Dal quinto mese, il bambino inizia a riconoscere la voce del padre: quando lo sente, gira la testa nella sua direzione e il battito cardiaco accelera. Dopo le dieci-quindici settimane, l’attività motoria varia in reazione a stimolazioni provenienti dal corpo materno o dall’esterno.

Esercizi utili:

•    Massaggi: individuata la posizione del feto, la madre può massaggiarlo dolcemente, magari con un po’ di olio di mandorle, così da coccolare un po’ anche se stessa.
•    Giochi tattili: si posa delicatamente una mano sulla pancia e si chiama il bimbo, dando lievi colpetti e aspettando che risponda.

Bonding e Sviluppo del feto: terzo trimestre

A trentadue settimane tutto il corpo del feto mostra reazioni agli stimoli tattili.

Esercizi utili:
•    Visualizzazione: la mamma – in posizione comoda – chiude gli occhi e immagina di tenere il suo piccolo tra le braccia o di accarezzarlo. È utile per concentrarsi sul bambino reale e rendere meno traumatico l’avvicinarsi della data del parto e il trauma della scomparsa del pancione.
•    Stimolazione dell’ascolto: i neonati possono notare la differenza tra due diverse favole, mostrando preferenza per quella che la mamma ha raccontato loro, tutti i giorni per dieci minuti, nell’ultimo trimestre di gravidanza. Gli si può far ascoltare della musica (o anche i suoni della natura), privilegiando brani che suscitano emozioni positive nella madre, perché avranno effetti benefici anche sul feto.

 

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Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.