Di emozione in emozione: timidezza, vergogna e le emozioni complesse - Mammeacrobate

di emozione in emozione: le emozioni complesseDi emozione in emozione per raccontare le tappe dello sviluppo emotivo dei bambini, in compagnia di una pedagogista, una mamma blogger e di Chicco.

 

A partire dai 9 mesi di vita, il bambino raggiunge nuovi traguardi emotivi, supportati dallo sviluppo affettivo e cognitivo: il piccolo ha maggiore consapevolezza di se stesso, delle persone e dell’ambiente che lo circonda. Nel corso del secondo anno di vita il repertorio emotivo si arricchisce di emozioni complesse quali vergogna, timidezza, imbarazzo, orgoglio; il bambino padroneggia maggiormente le sue emozioni, ci “gioca”, le esagera, le minimizza o nasconde, le riconosce e inizia a verbalizzare.

Proprio in questa fase il bambino fa due grandissime conquiste: impara a camminare e inizia a comunicare verbalmente. Può decide con autonomia dove andare, sta in piedi e ha un punto di vista differente sul mondo, inizia ad esprimere desideri  e dire ciò che prova.
In questo periodo è fondamentale sostenere l’autostima del bambino e le sue esplorazioni e conquiste: la vita non è solo episodi positivi o negativi, ci sono più soluzioni a un problema, a volte ci sono piccole frustrazioni, ma comunichiamo al nostro bambino che ha le risorse per superarle.
Non esistono emozioni negative: ogni emozione è importante e ci dice qualcosa di nostro figlio.

Il piccolo che cresce ha bisogno di essere protetto e sostenuto emotivamente, ma deve poter muoversi e fare. Incoraggiatelo e lasciatelo sperimentare, mostrate soddisfazione per i suoi progressi, ma non forzatelo e rispettate i suoi tempi e ciò che prova.

Prendersi cura di un bambino in questa fase di crescita può risultare molto stancante: prendetevi cura di voi a partire dalle piccole grandi cose (mangiare bene, riposare abbastanza, chiedere aiuto …).
Nulla insegnerà a vostro figlio a stare bene con se stesso come il poter stare con un genitore che vive le sue emozioni consapevolmente e ha un rapporto equilibrato e sufficientemente soddisfacente con se stesso.

Di Barbara Laura Alaimo – pedagogista

 

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A 9 mesi, Diamara andava già al nido da tre mesi. Gattonava poco e aveva un bulletto, Lorenzo, di pochi mesi più grande di lei che le rubava i giochi che le stavano intorno, tra i cuscini in cui passava il tempo mentre gli altri bambini si muovevano qua e là.
Non ho fatto io l’inserimento al nido e quando Maurizio mi ha raccontato l’episodio neppure sapevo contestualizzarlo, avendo visto l’asilo solo un paio di volte, senza mai essere entrata nella stanza dei piccoli. Mi fa molto ridere raccontare quella storia di lei piccola e indifesa con un bambino altrettanto piccolo che le porta via i giochi e lei, che se li lasciava prendere.
Le educatrici erano state chiare, quando i genitori accompagnano i bambini non devono andar di fretta, devono accompagnare i bambini, non scaricarli. Non sono andata spesso ad accompagnare Diamara al nido, come oggi non la porto io spesso alla scuola materna. Per non scaricarla. Se ho tempo e posso far le cose con calma sì, la porto io. Di rado.
I sensi di colpa? Credo di essere immune. La prova? Sorrido alle battute delle mamme che quando mi vedono, anche oggi, mi chiedono come mai sono andata io a scuola e non Maurizio o la tata. Mica vuol dire che io non ci sono mai. Ci sono anche se loro non mi vedono.
Anzi, meglio: non mi vedono quando lascio che Diamara mi aiuti a apparecchiare (ha 4 anni e lo fa da un po’), né quando ci sdraiamo sul divano a vedere Miyazaki (che sì, non è proprio per bambini piccoli, ma a me piace) o quando ci mettiamo a letto alle 23 perché è bello cenare tutti insieme, ma se noi arriviamo a casa tardi, poi si va a letto tardi.
Anche il consiglio di ovviare alla mancanza di tempo con la regola qualità contro quantità non funziona: spesso sono a casa e non mi va di stare sul divano, di leggere una storia, di giocare. Voglio vedere il tiggì e Diamara mi accende la tv, ma al mattino le lascio tirar fuori rossetti, cipria e matite per pasticciarsi la faccia mentre io mi trucco. Quali sono i buoni consigli per essere una brava mamma? Non lo so, io sono la mamma che sono.

Di Domitilla Ferrari – Pappaececi

 

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di emozione in emozione con chicco e succhietto

 

 


photo credit: IronRodArt – Royce Bair (“Star Shooter”) via photopin cc

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6 Comments

  1. Perché ti sai accettare… io faccio sempre fatica, mi sembra di non fare mai abbastanza e soprattutto quando me lo fanno notare mi sento male. La mia bimba è piccola, la tua quanto ha?

    • Il senso di colpa è ‘inevitabile’ se si hanno aspettative troppo alte. Le mamme non devono essere perfette ma “sufficientemente buone”.
      Per quanto riguarda le persone che ti fanno sentire in colpa, ti invito a individuare invece chi ti può sostenere. Ricorda che nessuno è padrone delle tue emozioni, per cui nessuno può far sentire in un modo o in un altro: siamo noi protagonisti di ciò che proviamo.

  2. Eh… quell’ultima frase “Quali sono i buoni consigli per essere una brava mamma? Non lo so, io sono la mamma che sono.”… quanto è vera! Grazie…

  3. Io vivo perennemente il senso di colpa di non esserci abbastanza, di vivere troppo poco mio figlio. Eppure lo so che non dovrei ma i confronti con le altre mamme, che mi sembrano sempre più presenti, attenti, premurose di me, mi devastano…………

    • Lauracrobata

      [quote name=”Kikki”]Io vivo perennemente il senso di colpa di non esserci abbastanza, di vivere troppo poco mio figlio. Eppure lo so che non dovrei ma i confronti con le altre mamme, che mi sembrano sempre più presenti, attenti, premurose di me, mi devastano…………[/quote]

      Mamma in senso di colpa presente!!! Ho sempre vissuto questa cosa. Però devo dire che ho sempre pensato che ci siano tante mamme più presenti di me ma non per questo più attente e premurose

  4. Mia figlia dopo qualche mese di ciuccio ha deciso che per lei era meglio il vecchio e caro pollice! All’inizio questa cosa mi ha messo in difficoltà, mi faceva persino senso vedere il suo piccolo pollice tutto molliccio e con la pelle screpolata… Ora me ne sono fatta una ragione ma mi chiedo: come cavolo glielo toglierò????