Gestione del trasporto di figlia neonata sotto un meteo avverso

Mi sveglio all’alba per prepararmi e poter fare colazione in assoluto relax.

Oggi mi aspetta una lunga giornata. Alle 8.45 devo già essere in ufficio, operativa e battagliera, pronta ad affrontare una serie di appuntamenti e riunioni.

Mia figlia dorme ancora.

Mi trucco e mi vesto in pochi minuti, i vestiti li avevo già scelti ieri sera. Mi guardo allo specchio. Perfetto! Inaspettatamente non sono stata risucchiata nel vortice tipicamente femminile di insoddisfazione che ti immobilizza di fronte all’armadio spalancato per interminabili minuti a cercare una valida alternativa a quello che la sera prima sembrava l’abbinamento del secolo. Questa volta no. Il risultato di oggi mi piace. Mi sento assolutamente soddisfatta e sicura di me.

La giornata sembra iniziare proprio con il piede giusto.

Mi accingo quindi a preparare le borse con l’occorrente per la giornata.

Borsa numero 1: la MIA borsa (una fantastica Miu Miu, quasi una seconda figlia per intenderci) che contiene oggetti più o meno identificati e non sempre adatti anche agli over 18.

Peso 3,4 Kg: ogni donna può confermare che in una borsa si nasconde un mondo intero!

Borsa numero 2: la tracolla porta Pc, meno fashion, ma assolutamente essenziale (peso 4,5 Kg).

Borsa numero 3 (LA BORSA): beauty case da “viaggio” contenente cambio vestitini, un paio di biberon di latte, vasetti di omogeneizzato alla mela/pera da me preparati in stock industriale, pannolini di ricambio, salviettine, ciucci (meglio abbondare!), peluche “amico della nanna” (4,3 Kg assolutamente variabili, ahimè).

Ma ecco che con perfetto tempismo, la creatura si risveglia dal sonno notturno e inizia soavemente (da leggersi: urlando) a reclamare la colazione…

Mi riadagio così sul lettone per darle il biberon pregando che la sua digestione non causi danni irreparabili al mio impeccabile look professional e ritardi disastrosi nella nostra tabella di marcia.

A colazione finita (… al meglio, fiuuuuu!), arriva il momento della Vestizione.

La piccola bimbetta (4 mesi e 3 settimane per 7,65 Kg al naturale) deve essere imbragata e richiusa in una tutona imbottita dotata di chiusura termica dal funzionamento a me oscuro il che sistematicamente comporta un dispendio di energie, di sudore e di minuti notevole.

Il “prodotto finito” risulta avere una dimensione nettamente superiore alla precedente (e alla norma, a mio modesto parere) e un peso specifico di 9,3 Kg!

Una volta asciugato il sudore che mi riga la fronte, tutto è finalmente pronto.

Possiamo uscire di casa. Direzione: il parcheggio-auto.

La pioggia, fine e silenziosa fino a pochi minuti prima dell’apertura del portone, improvvisamente diventa scrosciante e violenta.

Mi ritrovo così ad avere tra le braccia le seguenti “cose”: bimba urlante infagottata, la mia (adorabile) borsa, tracolla computer, borsa ricambi e viveri, ciuccio e peluche (rigorosamente a portata di mano!), chiavi della macchina e ombrello aperto. Il tutto per un peso complessivo di circa 22 kg.

Ora, io mi chiedo solo una cosa: qualcuno è mai riuscito, nelle medesime condizioni, ad entrare indenne (compreso il pargolo) nella propria macchina?

E se sì, come si fa nell’ordine a: aprire con le chiavi la portiera dell’auto, posare borse e borsone, appoggiare (possibilmente con delicatezza) la piccola infagottata nell’apposito seggiolino, fissarle le cinture di sicurezza, girare attorno alla macchina, entrare al posto di guida, chiudere l’ombrello e accendere il motore SENZA ritrovarsi completamente bagnati dalla testa ai piedi e in preda ad una crisi isterica???

Bene, io non lo so se tutto ciò è umanamente possibile.

So solo che in giornate come questa, quando mi ritrovo ferma e immobile davanti allo sportello dell’auto, con le braccia colme di borse, oggetti e figlia in perfetto (quasi sempre) equilibrio tra loro, sotto una pioggia torrenziale, la mia mente finisce sempre per chiedersi: perché qualcuno non si è mai preoccupato di inventare un corso sulla “Gestione del trasporto di figlia neonata in condizioni metereologiche avverse”?

Io, ad un corso così, mi ci iscriverei subito!

 

photo credit: Ines Njers via photopin cc

Author

Digital Lover e socialmediaholic, da sempre web addicted e dal 2007 anche mamma (acrobata) di Arianna e dal 2012 di Micol. Mammeacrobate è la mia terza creatura! Qualcosa di me la trovi anche qui www.manuelacervetti.com

5 Comments

  1. Siamo proprio sicure che i nostri bimbi abbiano sempre bisogno di essere vestiti come se dovessero scalare il Cerro Torre in inverno?
    Ragazze io credo che potremmo impiegare almeno 10 minuti meno al mattino se evitassimo di intabarrarli come se dovessero attraversare la steppa siberiana. Devono solo salire in macchina e poi entrare all’asilo. Mi è sempre stato consigliato di vestire la bambina più o meno come vesto me stessa. Ora, salvo rarissime eccezioni, a Milano non mi capita quasi mai di uscire con il tutone!!!! ciao

  2. per noi il momento del cambio da pigiama a vestito è più o meno simile al passaggio all’adolescenza….un dramma!!! 10 minuti per vestirlo…ma mezz’ora di urla!

  3. per noi è decisamente pari a un rito di passaggio… la tazza è essenziale… almeno 30 minuti a contemplare il latte e i biscotti…. io intanto riesco a vestirmi, lavarmi e preparare il tutto…

    ma esco decisamente più leggera…

  4. sempre uscita stracarica, senza il computer però!, ma con un alleato irrinunciabile: il passeggino!

    quello sì che era stracolmo di borse e ognicosa, per fortuna non mi ha mai abbandonata, e per fortuna avevo l’ascensore!