Il metodo Steineriano o Waldorf: la vita come scuola

Tra le tendenze pedagogiche più seguite dalle scuole di tutto il mondo c’è la Waldorf, più nota come Metodo Steineriano, ideata dal filosofo, pedagogista ed esoterista austriaco Rudolf Steiner, che fondò la sua prima scuola a Stoccarda nel 1919 per i figli degli operai della fabbrica di sigarette Waldorf Astoria.

Anche in Italia, le scuole steineriane sono in aumento e si propongono come alternativa pedagogica, applicata in strutture gestite da associazioni di genitori. 

Metodo Steineriano: su cosa si basa?

Secondo Steiner, “La vita stessa è la grande scuola di vita e si potrà uscire dalla scuola nel modo giusto soltanto se dalla scuola si porta con sé la capacità di imparare a conoscere la propria vita dalla vita.”
Imparare ad imparare, dunque, e continuare ad imparare per tutta la vita: ecco la filosofia del metodo.

Quali sono gli obiettivi?

Tutelare la libertà individuale, aiutare il bambino a socializzare e rispettare gli altri, affinare i sensi e tirare fuori le proprie capacità per elaborare un proprio pensiero e orientare la sua vita verso obiettivi che lui stesso si dà.

Questo metodo come considera l’educazione e l’apprendimento?

Famiglia e scuola sono ritenute complementari nell’educazione. Nelle scuole steineriane, si usano pochissimo i libri di testo e i programmi scolastici non sono predefiniti, perché gli studenti imparano da esperienze condivise in classe e dal confronto con l’insegnante.
I ritmi di ognuno sono rispettati e le lezioni hanno un ritmo costante: durante la giornata, si alternano esercitazione, elaborazione e acquisizione e la mattina successiva il tema è ripreso, anche per sfruttare ciò che il bambino ha rielaborato durante il sonno della notte precedente.

Come è considerato il bambino?

Il bambino non è un substrato passivo su cui imprimere nozioni, ma un essere in divenire, ricco di potenzialità e talenti da stimolare col minimo di condizionamenti e distorsioni.

Qual è il ruolo degli insegnanti?

L’insegnante riveste un ruolo centrale e di grande responsabilità. Deve essere fortemente motivato e auto-educarsi costantemente, perché per lo studente rappresenta un modello di comportamento, una fonte di ispirazione, una guida, che insegna ciò che è e fa, più che ciò che dice.

Qual è una particolarità di questo metodo?

Per Steiner, l’uomo deve coltivare e sviluppare i suoi 12 sensi. Oltre ai classici 5, infatti, prende in considerazione anche il senso della vita, del movimento, del calore, dell’equilibrio, del pensiero, della parola e dell’io altrui.
Le scuole Waldorf sono contrarie all’uso di televisione, computer e altri strumenti tecnologici da parte dei bambini.

Come sono strutturate le scuole steineriane?

Il metodo segue le fasi dello sviluppo individuate da Steiner, per il quale bruciare le tappe per un bambino potrebbe voler dire non guadagnare tempo, ma indebolire le sue capacità, pregiudicare il suo futuro equilibrio psicofisico e avere poi seri problemi scolastici.

1) Da 0 a 7 anni, il bambino impara a stare in piedi, camminare, parlare, pensare e riconoscersi come individuo e deve essere protetto da stimoli esterni non adeguati alle sue esigenze. L’ambiente scolastico sarà accogliente e a sua misura.
Nei “giardini d’infanzia”, potrà esprimere creatività e fantasia e, attraverso tante attività pratiche, conoscere il mondo partendo dall’imitazione e dal movimento.

2) Da 7 a 14 anni, il ragazzino sviluppa la sua dimensione emotiva e sensibile. Ci sarà sempre uno stesso maestro, a cui poi se ne affiancheranno altri. Dalla I alla VIII classe, gli insegnamenti sono basati sul ritmo e l’arte, senza ripetizioni di programmi, voti, né possibili bocciature.

3) Da 14 a 21 anni, il ragazzo sviluppa un pensiero sempre più astratto, che lo porta alla riflessione e al giudizio autonomo.  Il maestro è sostituito da un team di professori specializzati e, durante l’ultimo anno, l’allievo può frequentare uno stage lavorativo di qualche settimana presso un’azienda italiana o estera.

Quali attività si svolgono nelle scuole steineriane?

Si insegna a leggere e a scrivere solo dopo i 7 anni, perché Steiner ritiene che, prima di allora, i bambini siano ancora troppo legati alla dimensione “pre-natale”. Grande valore hanno l’immaginazione, il gioco all’aria aperta (in ogni stagione) e tutta la sfera artistica. Le attività manuali, quelle espressive e quelle intellettuali sono tenute in uguale considerazione, perché, solo integrando tali attività, il bambino diventa un adulto in grado di gestire armoniosamente se stesso.

Accanto alle materie tradizionali, si insegnano – tra l’altro –  agricoltura, pronto soccorso, modellazione della creta, teatro, pittura, battitura del rame, lavori manuali, canto, uno strumento musicale, pittura, disegno, euritmia (arte del movimento legato alla parola e alla musica), ginnastica Bothmer (ricerca ginnica di armonia del corpo con le leggi e le qualità del tempo e dello spazio), giardinaggio.
Anche le materie classiche, sono insegnate in modo creativo e pratico. Le tabelline, per esempio, si imparano con esercizi di ritmo, la geometria utilizzando molto il disegno e le materie scientifiche facendo esperimenti pratici. 

Perché scegliere una scuola steineriana?

Le scuole steineriane favoriscono lo sviluppo di senso di responsabilità, creatività, interesse per le novità e capacità decisionale, non necessariamente legate ad un sapere specialistico e settoriale (utili oggi che c’è esigenza di flessibilità anche lavorativa): per il bambino è motivo di orgoglio realizzare con le proprie mani il pane, lavori a maglia o dipinti. Non c’è competizione, né lo stress dei voti e il clima è collaborativo e stimolante.

Quali sono le critiche al metodo?

Il grande peso attribuito all’immaginazione (le giornate sono scandite dal racconto di fiabe) e l’assenza di strumenti tecnologici, per alcuni, può portare i bambini a vivere fuori dal mondo. 

Altro timore è legato all’eventuale trauma che potrebbero subire, nel momento del passaggio a scuole tradizionali.
Non tutti, poi, concordano coi ritmi di apprendimento proposti da Steiner (per esempio, oggigiorno si tende ad insegnare ai bambini a leggere e scrivere già in età prescolare, perciò molto prima dei 7 anni).

Per approfondire:
Steiner Rudolf, L’educazione dei figli, Mondadori, 2007
http://www.rudolfsteiner.it/ 

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Author

Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.

2 Comments

  1. Pingback: L'Asilo nel bosco: crescere a contatto con la natura

  2. Mio figlio ha frequentato l’asilo steineriano, l’Istituto era comprensivo fino alla terza media, quindi volendo avrebbe potuto restare fino ai 14 anni; quindi conosco bene l’ambiente. E se – parlo per l’asilo, mio figlio le elementari le ha fatte alla scuola pubblica – la pedagogia è spettacolare e l’ambiente eccellente, l’handicap per noi insormontabile è stato il rifiuto delle scoperte mediche dal 1930 in poi. Uno steineriano DOC non vaccina il figlio nemmeno per il tetano, non utilizza antibiotici o medicine allopatiche (piuttosto il figlio finisce ricoverato per broncopolmonite: visto di persona), vede le malattie esantematiche come strumento di crescita, non cura l’igiene dei figli perché lo sporco “irrobustisce” e l’acqua e i detergenti, anche naturali, “fanno male”. In asilo c’era UN asciugamano da bidet per asciugare le mani di ventitré bambini, che si lavavano con un’unica SAPONETTA. UN SOLO water pulito UNA volta al giorno con ACETO (perche’ i detersivi fanno male). Potrei continuare, ma il risultato erano vermi in continuazione e bimbi con la pertosse portati tranquillamente a scuola, dove vomitavano in cortile. Ecco, per quanto io apprezzi la pedagogia waldorf, questo mi ha spinto a braccia aperte verso la scuola pubblica.