Una nascita prematura. Emozioni e legami - Mammeacrobate

L’attesa e la nascita di un bambino corrisponde nell’immaginario collettivo a un periodo felice e denso di aspettative positive circa il bimbo che nascerà, in cui i genitori si preparano all’evento creando lo spazio, fisico e mentale, per il suo arrivo. In alcuni casi questa preparazione anticipatoria all’evento nascita viene a spezzarsi bruscamente e prima del tempo, come nel caso di una nascita prematura.
Le ragioni di un parto improvviso e anticipato possono essere molteplici, a causa di condizioni mediche e non, in ogni caso questo momento si colloca come un’autentica esperienza traumatica per il neo genitore.
Questo evento interrompe bruscamente un complesso processo di maturazione fisica e psicologica di bambino e mamma. L’esperienza traumatica, unita alle lunghe degenze ospedaliere, può implicare una maggiore difficoltà nello sviluppo psico-affettivo e relazionale di tutta la famiglia.

 

Per la donna in particolare le aspettative circa l’idea di portare a termine nel migliore dei modi la gravidanza vengono a spezzarsi, prendono così campo un senso di svuotamento, sentimenti di colpa, paura, tristezza e rabbia. L’immagine del proprio bambino, a lungo fantasticata, trova a volte difficile il riconoscimento e l’accettazione del bambino reale. Il nuovo nato spesso è troppo piccolo, fragile e bisognoso di cure mediche per essere, sin da subito, contenuto e nutrito amorevolmente tra le braccia della mamma. Il neonato prematuro appare distante dalle aspettative materne immaginate circa la sua venuta al mondo.

 

Diventare genitori di un bambino prematuro in condizioni di alto rischio, che necessita l’intervento costante del personale medico e di tecnologie sofisticate, non è un evento facile da affrontare. Nessuno è preparato, pochi ne parlano. Infatti è considerato solitamente un evento imprevisto, che non rientra nella fisiologica preparazione al parto e alla nascita. Tuttavia è una realtà sempre meno fuori dal comune, le cifre parlano chiaro, in Italia, ogni giorno, nascono in media 13 bambini prematuri con peso inferiore a 1500gr, circa 5mila all’anno. La cifra colpisce, ma in compenso rassicura il fatto che sono migliorate le tecniche di assistenza, ciò permette la sopravvivenza anche ai piccoli nati ad età gestazionali e peso sempre più bassi.

 

Quali influenze ha tutto ciò sulla nascita della relazione con il nuovo nato?


La rottura della diade madre-bambino, l’angoscia che circonda la nascita prematura, la privazione delle prime interazioni gratificanti, possono rappresentare un ostacolo nello stabilire una relazione soddisfacente e di conseguenza nel favorire un processo di attaccamento armonioso. La separazioneritmo di attaccamento-distacco del suo piccolo. La mamma può a volte vivere la realtà esterna in modo diffidente, per timore che qualcosa o qualcuno possa peggiorare lo stato di salute del piccolo, allo stesso modo può anche percepire un senso di impotenza e affidarsi in toto al personale medico. In ogni caso la costante preoccupazione sulla salute del piccolo può influire sulle modalità interattive tra mamma e neonato. rimane sovente un tema delicato per i genitori e bambini nati prematuri: essi, infatti, vivono sin dalla nascita separazioni traumatiche, che ostacolano lo sviluppo di un saldo legame di attaccamento madre-bambino e rendono quindi le successive separazioni più complicate. La paura ed il prolungato distacco dopo il parto possono portare a una maggiore difficoltà per la mamma nel modulare il

 

Uno degli aspetti che la mamma si trova subito a dover affrontare, oltre allo stress post traumatico del parto, è la separazione forzata dal proprio bambino. Prima per via delle cure mediche cui deve essere sottoposto e in secondo luogo per la dimissione ospedaliera della mamma che tornerà a casa prima senza il bimbo. Fortunatamente presso i reparti di terapia intensiva neonatale (TIN), appena le condizioni fisiche del piccolo lo consentono, è possibile entrare in contatto fisico con il proprio bimbo attraverso la Marsupio o Canguro Terapia, prima esperienza di contatto pelle a pelle che favorisce la conoscenza e il legame di attaccamento mamma-bambino. E’ importante sostenere la mamma in questa fase, non è, infatti, inusuale che per lei questo passaggio, a lungo desiderato, possa diventare fonte di preoccupazione, per timore di un peggioramento delle condizioni fisiche del piccolo. E’ bene sapere inoltre che numerosi studi sostengono l’importanza del contatto pelle a pelle con il nuovo nato. In uno di questi in particolare viene monitorata la temperatura di un gruppo di nati pretermine, medicalmente stabili, che ricevono la massaggio terapia, e un gruppo che invece rimane solamente in culla termica. Sappiamo che l’apertura della culla termica porterebbe ad un abbassamento della temperatura corporea e di conseguenza ad una perdita di peso. I risultati hanno evidenziato che i pretermine che avevano beneficiato della massaggio terapia esibivano un aumento significativo della temperatura corporea, rispetto ai neonati che non avevano ricevuto nessun contatto. Queste osservazioni sono in relazione con le ricerche sulla Canguro Terapia. Infatti, sia questa sia la massaggio terapia possono concorre alla regolazione neurologica nei neonati pretermine.

 

Infine, nonostante le grandi difficoltà iniziali che comporta una nascita prematura, è di fondamentale importanza guardare alle risorse che si hanno a disposizione e ricercare aiuto laddove si ritenga di non poterne avere a sufficienza all’interno della rete familiare.  Un buon sostegno da parte dal personale che segue mamma-bambino in ospedale, l’aiuto a casa da parte di parenti o altre persone disponibili, così come il confronto con altre mamme aiutano la donna a fare fronte alle difficoltà quotidiane, a non sentirsi sola, ma accolta e aiutata. Tutto ciò contribuisce ad instaurare con il piccolo nato interazioni serene, facilitando così la formazione di un sicuro legame di attaccamento mamma-bambino.

 

Sul tema del rientro a casa con un bimbo prematuro parleremo più approfonditamente in un prossimo articolo.

 

Vi segnaliamo la puntata radio di Mammeinradio.it sul tema delle Nascite Premature, in studio anche la dott.ssa Barbara Cravero

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12 Comments

  1. I miei gemellini sono nati prematuri alla 34ma settimana perchè io mostravo tutti i sintomi della gestosi. Nonostante fossi stata preparata all’eventualità di un parto prematuro e mi fossi documentata moltissimo, è stato difficile vederli solo per pochi secondi al momento della nascita e poi non vederli per 2gg (io non potevo muovermi e loro erano in neonatologia). Ancora oggi mi è difficile parlarne senza commuovermi. Ho un video del primo incontro avvenuto con i miei bimbi in neonatologia e ancora non riesco a vederlo…………
    Concordo sul fatto che si hanno molte paure sulla salute e il futuro dei propri bimbi, ma non concordo sull’argomentazione fatta riguardo il rapporto madre-bambino. Ricordo che quando ho messo la mano dentro l’incubatrice e ho parlato la prima volta a Sebastiano lui mi ha riconosciuto e continuava a spostare il suo piedino nella mia direzione per ulteriori carezze. Subito ci siamo intesi e lui rimane attaccatissimo a me e al suo papà. Io non ho quindi riscontrato ostacoli nello stabilire una relazione soddisfacente e intensa con i miei tre piccoli. Sicuramente i genitori sono più tesi e più ricolmi di domande e dubbi, ma nel ns. caso per esempio siamo stati seguiti con grande professionalità e tatto dal personale di neonatologia e ciò ci ha dato conforto e una maggiore forza nel prenderci cura dei piccolini.
    Anche io sono stata dimessa prima dei bambini……..terribile! “dormire soli senza la loro mamma” Però anche qui ha giocato un ruolo fondamentale il reparto di neonatologia che è stato disponibilissimo nell’accettare telefonate a notte fonda e a darmi sempre tutte le informazioni mediche in tempo reale. Noi abbiamo comunque fatto la ns. parte trascorrendo gran parte della giornata in reparto e andando a casa solo per dormire.
    Ho avuto un esperienza talmente positiva e rassicurante con il personale medico e con la neonatologia che il rientro a casa mi preoccupava tantissimo, mi sentivo insicura e preoccupata di non avere l’aiuto e il sostegno necessari a prendermi cura di questi 3 pulcini.
    Ritengo di essere stata fortunata anche per aver avuto vicino tutti i miei cari, anzi a volte sono stati anche troppo presenti mentre avrei voluto magari restare sola anche solo per piangere o rimuginare sull’accaduto.
    Forse aver voluto i bambini, aver faticato per averli (sono arrivati dopo 10 anni di matrimonio e tante indagini e cure) ha aiutato e ci ha resi più forti e determinati nel perseguire il bene di questi 3 piccoli gioielli. Ci sono stati momenti in cui eravamo molto stanchi e ci guardavamo negli occhi senza parlare, ma non abbiamo perso le speranze e ci siamo dati forza a vicenda.
    Avrei ancora molte cose da dire, ma non riesco proprio più a scrivere……… grazie per gli articoli sempre interessanti che danno spunto di riflessione. un saluto gioioso da noi 5

  2. lauracrobata

    che ci hai raccontato! Quanto hanno i tuoi piccoli??

  3. 😀 i miei tre piccoli hanno ora 1anno e 7 mesi. Ormai siamo fuori dal tunnel e secondo me arrivano gli anni più belli…… però crescono veramente molto velocemente!

  4. Dr. Barbara Cravero

    Cara Gioxl
    grazie della sua toccante e significativa testimonianza che l’ha riportata, anche se con fatica, a rivivere e condividere con noi le emozioni di quel periodo. Ha toccato dei temi importanti, come quello del sostegno da parte delle persone che circondano i neogenitori. In particolare, come dice lei, il personale e la possibilità di avere familiari vicini sono stati fondamentali per il supportarvi e per rassicurarvi giorno dopo giorno, anche se ogni tanto sentiva il bisogno di spazi intimi personali in cui elaborare quanto accaduto. Per quanto riguarda il discorso del rapporto mamma-bambino nell’articolo si intende fare riferimento a tutto quell’insieme di fattori (come ex. la nascita prematura imprevista, basso peso alla nascita, percezione di rischio e pericolo per il bimbo, separazione forzata, timore del contatto ecc..) che “possono” risultare una condizione che rende più difficoltoso il primo approccio al bambino. Con ciò non si intende dire che mamma e bambino non possono sviluppare un solido legame di attaccamento sicuro, ma solo che vanno considerati, mi viene da dire sopratutto dalle persone che sono vicine ai neogenitori, tutta una serie di elementi che accompagnano la nascita prematura, che lei ben saprà, hanno una risonanza sulla mamma, sul papà e sulle relazioni. Dal suo racconto mi sembra proprio di percepire una mamma che ha instaurato da subito un buon legame con i piccini, tanto a lungo desiderati e attesi, riconoscendoli sin da subito come propri piccoli con cui poter interagire e relazionarsi rispondendo così ai loro bisogni. Certamente mi viene da riflettere sul fatto che ha trovato una serie di risorse positive, sia personali , sia in coppia, sia nel buon “gruppo” di aiuto, che hanno ben contenuto le inevitabili difficoltà del momento.
    un caro saluto a tutti e 5
    BC

  5. Concordo pienamente con Gioxl sul fatto che l’articolo pubblicato sia un po’ troppo pessimista.

    Per quanto riguarda la mia esperienza la mia bimba – Stella- è nata prematura alla 34ma settimana, pesava 1kg900grammi, quindi nel giro di una decina di giorni (il tempo necessario perchè l’ittero scomparisse e raggiungesse i 2kg di peso) è stata dimessa da patologia neonatale e l’abbiamo potuta portare a casa con noi, quindi sicuramente ci sono esperienze di degenza sicuramente più lunghe e travagliate.

    Come già detto da Gioxl l’incubatrice non ha sicuramente impedito che si instaurasse il rapporto mamma-bimbo, anzi l’ha sicuramente amplificato, perchè nel momento in cui l’abbiamo finalmente potuta prendere in braccio (sia io che il mio compagno) non l’abbiamo più lasciata, anche una volta tornati a casa abbiamo proseguito con il “marsupio” mettendoci pelle contro pelle e facendoci ore e ore di coccole (fantastico!da pelle d’oca).

    L’unico lato negativo di tutta la faccenda è che nell’ospedale in cui ho partorito io (Aosta) la bimba, appena nata, è stata subito portata in reparto e messa in incubatrice, impedendoci di vederla e toccarla almeno per qualche secondo… è stata una delusione, ma soprattutto un dolore pazzesco dal momento che durante tutto il corso pre-parto avevano lodato la consuetudine del nostro ospedale, appunto, di dare subito dopo la nascita il bimbo in braccio alla mamma, pelle contro pelle. E ho potuto constatare che in altri ospedali italiani, anche in caso di nascita prematura, comunque il bimbo prima di essere messo in incubatrice viene comunque poggiato sul petto della mamma per pochissimi istanti; e ribadisco nel caso di mia figlia si trattava comunque solo di un problema di sottopeso senza particolari patologie/problematiche delle nascite premature.

    Anche per quanto riguarda i sensi di colpa per la nascita prematura, devo assolutamente, per quanto mi riguarda, smentire questo fatto. Non mi sono mai mai sentita in colpa, forse anche per merito del mio compagno che mi è sempre stato vicino e nei momenti di maggiore stanchezza (passavo circa 18 ore al giorno in piedi in reparto con la mia bimba a guardarla dal vetro dell’incubatrice) era disponibile a lasciare l’ufficio per darmi il cambio, di modo che Stella rimanesse sola il meno possibile.

    Anche nel mio caso il personale del reparto è stato delizioso, premuroso e disponibile; unico neo, nei primissimi giorni di degenza, la bimba non veniva tirata fuori per le poppate (a differenza di altre strutture) e quindi alimentata con latte artificiale. Non avendola quindi potuta attaccare al seno sin da subito, il tiralatte artificiale, non è stato sufficiente affinchè riuscissi a produrre il mio latte. Tuttavia anche questa situazione non ha impedito che tra me e la mia bimba si venisse a creare un legame fortissimo, anche perchè nei primi mesi le ho sempre dato da mangiare io e durante tutta la poppata rimanevamo occhi negli occhi e con la sua manina minuscola stringeva forte il mio dito.

    Potrei proseguire all’infinito nel raccontare le innumerevoli esperienze fantastiche e incredibili dei primi mesi di vita di un bimbo prematuro o non, l’unica cosa che mi sento di aggiungere per le future mamme è di non spaventarsi troppo rispetto all’idea di un parto prematuro (anche perchè l’uomo, ad oggi, può fare ben poco perchè questo non accada – nel mio caso ad esempio hanno inibito con flebo le contrazioni per un paio di giorni, ma poi c’è stato poco da fare, Stella aveva tanta voglia di conoscere la sua mamma e il suo papà e alla fine è uscita in anticipo), perchè in ogni modo la nascita di un figlio è sempre e comunque un evento meraviglioso, per alcuni magari un po’ più tortuoso, ma comunque unico!

  6. carlotta

    ciao a tutte,l’articolo della dott.ssa barbara mi trova d’accordo in pieno,anzi è proprio come se le avessi raccontato la mia storia;3 anni fà ho partorito il mio bimbo in 32esima settimana con taglio cesareo.sono stata ricoverata a parire dalla 24esima settimana con la paura di finire in sala operatoria in qualsiasi momento.vivo a treviso ma sono siciliana e nessuno dei parenti (nè dei miei nè di mio marito) si è sognato di venire sù,per motivi vari,nè prima nè dopo il parto.ho affrontato tutto da sola sostenuta da mio marito e da una vicina di casa la quale si è messa a disposizione totale come solo le nonne sanno fare.non voglio ricordare la lacerazione che ho provato quando sono tornata a casa senza il mio bimbo che,da parte sua,si è fatto 2 mesi di incubatrice in patologia neonatale. mi illudevo che le cose sarebbero migliorate e si sarebbe risolto tutto con la dimissione di mio figlio ma così non è stato:ho cominciato ad avere terrore di rimanere in casa da sola con lui,andavo in panico appena il bimbo emetteva anche un solo gemito,mi sentivo totalmente inadeguata e mi ripetevo che non sarei stata una buona mamma perchè non ero stata capace neanche di nutrire la mia creatura negli ultimi due mesi di gestazione,costringendolo a venire al mondo in anticipo,tiravo fuori ogni sorta di motivazione per farmi del male,per punirmi di ciò.c’era un vero e proprio dislivello tra la parte razionale e la parte affettiva. ho cominciato a stare meglio solo dopo aver iniziato una cura di psicofarmaci e appena ho dovuto iscrivere il bimbo al nido (che ho scelto “a pelle” e si è rivelata una scelta azzeccata perchè le educatrici hanno fatto da “nido” anche a me supportandomi e sopportandomi!!!);col senno di poi mi dico che non mi sono goduta,come sarebbe stato giusto e come avrei voluto,i primi mesi di vita del mio bimbo.ho capito che solo chi ha vissuto una situazione non dico uguale ma molto simile,riesce a comprendere pienamente il malessere e il disagio conseguenti;e chi è dotato di una sensibilità oltre misura. è troppo facile cadere nei luoghi comuni.grazie a tutte.un bacio.

  7. Sono mamma di due bimbi nati entrambi prematuri, ed hanno 7 anni di differenza: Matteo e Gabriele.
    Matteo (che ora ha quasi 10 anni) è nato di 28 settimane, pesava 980 grammi e con lui abbiamo vissuto tre mesi in neonatologia.
    Per Gabriele invece è stato diverso, era di 30 settimane +5giorni e pesava 1070 grammi e con lui ce la siamo cavata con un solo mese in reparto.
    Le esperienze sono state molto diverse.
    Cupa e angosciante la prima perché causata da una gestosi molto aggressiva e anticipata nei tempi, per la quale si è dovuto ricorrere all’intervento d’urgenza.
    I tre mesi seguenti infatti sono stati un tunnel in cui si vive fissando un monitor, fra gli allarmi che suonano e il cuore sospeso fra alti e bassi, e i piccoli ma immensi risultati dei nostri piccoli eroi che combattono come guerrieri, e tutti i nostri pensieri e le emozioni sono amplificate e spesso difficili da gestire razionalmente.
    Anche se non si è mai preparati per questo tipo di esperienza incredibilmente poi la forza si trova, e i legami con il bambino forse sono anche più profondi e più forti perché ci si conosce, si cresce ogni giorno e ci si riconosce lottando insieme.
    Anche fra i genitori dei bimbi poi nascono belle amicizie perché vivendo la stessa esperienza, ci si incoraggia a vicenda.
    Nel secondo caso è stato diverso perché sapevo già a cosa andavo incontro, ma la differenza più importante la facevano le due settimane in più di gestazione e il peso del bimbo che avendo superato il chilo, rendeva tutto più semplice e rassicurante.
    Alla nascita infatti ho potuto salutarlo perché respirava benissimo da solo, e anche per l’alimentazione poi beveva benissimo dal biberon (mai allattati al seno, purtroppo!). Ero quindi molto tranquilla per lui, che doveva solo crescere e mettere su peso per poter essere dimesso.
    A parte le diverse storie di ogni bimbo, credo che la differenza stia anche nel personale dei reparti e i loro regolamenti interni.
    Ho vissuto le mie esperienze in due città diverse e nel secondo caso c’era tutta la libertà di occuparsi del bimbo e stare a contatto con lui senza restrizioni e orari: un sollievo per i genitori, per ricostruire serenamente il legame che si è interrotto e colmare finalmente quel vuoto fra mamma e bimbo .
    La gentilezza e la positività del personale inoltre credo sia indispensabile per infondere fiducia e speranza, un bel segnale per i genitori.
    un caro saluto!

  8. mammapiccola

    In questi giorni in programmazione su SKY, un interessantissimo e molto toccante film sull’argomento “Lo spazio bianco” diretto da Francesca Comencini, con Margherita Buy.
    Lo consiglio vivamente per chi è o non è genitore, per comprendere il vissuto di una nascita prematura e sulla maternità-paternità in generale.

  9. Dr. Barbara Cravero

    Care mamme,

    Quante storie e testimonianze ritrovo dopo un po’ di assenza dal sito. Vi ho riletto attentamente tutte, tanti vissuti ed emozioni diverse arrivano dalle vostre narrazioni.

    Mi piace che abbia suscitato questo bisogno di raccontarsi, perché ogni nascita rimane nel cuore e nelle menti, vuole essere raccontata per lasciare traccia di quello che è stato il proprio percorso, sebbene non privo di momenti anche difficili.

    Nei contenuti dell’articolo ci si può riconoscere, come alcune di voi hanno detto, così come ci si può distaccare non identificandosi in quei vissuti, questo perché il ricordo e il vissuto dell’esperienza della nascita prematura del vostro bimbo è stata vissuta da ognuna in modo diverso, tante sono le variabili che intervengono.

    Come diceva Carlottad nel suo commento vi è un [i]“turbinio di emozioni”, [/i] ma poi da storia a storia si affronta tutto ciò in modalità differente, credo comunque che la condivisione aiuti sempre.

    Sebbene come è già stato detto tanti sono gli aspetti che influiscono sull’elaborazione della propria esperienza, la propria storia personale, il fatto di essere stati “più o meno preparati” all’evento, la condizione di salute del piccolo alla nascita, la durata del ricovero e il sostegno che si riceve.

    Come diceva l’altra mamma Carlotta le difficoltà del momento si sono sentite parecchio non avendo il sostegno dei familiari poiché abitavano lontano, sebbene ci fosse il compagno, e la situazione è migliorata quando ha ricercato e trovato questo aiuto all’esterno, questo ha aiutato lei a sentirsi accolta e a ritrovare il contatto che ricercava con il piccolo in modo più sereno.

    Tutte voi, mamme, che avete vissuto per un periodo più o meno lungo con i [i]cuori “sospesi”, [/i] come dice mammina, vivendo le emozioni più contrastanti amplificate, avete ognuna di voi trovato una forza nuova insieme ai vostri piccoli eroi !

    …perché [b][i]“La grandezza di un uomo o di una donna non si misura dalla sua fisicità, ma dal coraggio che dimostra nell’affrontare la vita sin dalla nascita!”.[/i] [/b]

    Un caro saluto !

    BC

    [i]Ps: sottoscrivo anch’io la recensione sul film della Comencini “Lo Spazio Bianco”[/i]

  10. Vi ringrazio per questo post, che purtropo leggo a diversi anni di distanza dalla sua pubblicazione e dall’essere diventata mamma di una bambina prematura… condivido con i commenti precedenti lil dolore, la paura, il distacco eccessivo e traumatico che si vive, il senso di “doversi affidare”… ed a anni di distanza (la mia Piccoletta ha quasi 5 anni) è un dolore che ritorna e non si cancella, si può solo farci i conti. Le mamme di Bimbi normali non sanno che può essere una conquista mangiare da soli, piangere, stare vicini.. ma questo è già stato detto bene dai commenti precedenti i miei… quello che a distanza di anni mi chiedo e forse la mia formazione di psicologa non aiuta è se il tipo di attaccamento che ho costruito con la mia bimba che adesso è “grande” può essere lo stesso di quello che avrei avuto se non fossimo state separate per un tempo lungo, in cui non ci potevamo nemmeno toccare…
    La mia bambina appare tranquilla, non mi dà segni di “attaccamento insicuro”, ma mi chiedo se di questa esperienza è rimasto anche a lei qualche segno invisibile…
    Questa domanda mi “perseguita” proprio perchè vedo che alla nascita, quando va tutto bene, le ostetriche insistono tantissimo sull’importanza di un contatto di pelle, di tenere i bambini vicini, ma nel caso di bambini prematuri questo non è decisamente possibile e non solo un giorno o una settimana!

    • Claudia grazie per essere passata di qui e per lasciato il tuo commento.
      Prendiamo il tuo dubbio come uno spunto da approfondire e speriamo di poterne parlare presto, se ti va scrivici in privato a info@mammeacrobate.com
      Un abbraccio a te e alla tua bimba!

  11. carlottad

    Anche io in quanto mamma di un “piccolino” leggendo l’articolo e i commenti provo un turbinio di emozioni che dopo quasi due anni non diminuiscono mai di intensità.

    Sono la mamma di Giovanni, nato il 20 dicembre 2008, senza alcun preavviso, alla trentesima settimana di 1.300 grammi.

    Ora, scherzandoci su, diciamo che voleva passare il natale con noi…

    Credo che l’esperienza di ciascuna di noi sia unica e diversa e per quanto si provi a generalizzare nessuno potrà mai trovarsi d’accordo su tutto.

    Troppe sono le variabili in questi casi: se si era psicologicamente preparati all’evento oppure no; il tipo di struttura e di supporto professionale che si ha ottenuto; come è andata la degenza dei piccolo; e poi chiaramente il proprio carattere e la relazione con il proprio compagno e la propria famiglia.

    Credo quindi sia utilissimo, soprattutto per le mamme che ancora stanno vivendo questa esperienza o che non ne sono ancora venute fuori con la testa, condividere e leggere le esperienze delle altre.

    Dopo tutta questa lunghissima premessa, vi racconto la mia esperienza.

    Non ero assolutamente preparata a quello che stava per succedermi.
    Quando mi hanno ricoverato, per la rottura delle acque, continuavo a ripetere “non può nascere ora è troppo presto” e non ci credevo. Ho vissuto i momenti del cesareo con una freddezza incredibile, come se non stesse succedendo a me e poi sono crollata.

    La cosa che più mi distruggeva era la mia ignoranza.

    Sapevo tutto della gravidanza, gli esami, le contrazioni, il parto, neanche mi fossi dovuta laureare in ginecologia, ma nulla sui prematuri. Non sapevo se sarebbe vissuto o sarebbe morto, se e quali danni avrebbe riportato, come sarebbe stato il suo futuro.

    Ho visto finalmente Giovanni quasi 24 ore dopo la nascita e in un istante l’ho accettato, l’ho amato e ho capito, grazie all’aiuto dell’equipe meravigliosa del FBF dell’Isola Tiberina di Roma, come l’avrei potuto aiutare: il latte, le chiacchere, le carezze e la marsupio terapia.

    E’ stato intubato per 10 giorni, in TIN e SUB per quasi due mesi.

    Ancora mi ricordo la prima volta che ho messo Giovanni a contatto con la mia pelle (dopo tre settimane che era nato), riprovo sensazioni e soprattutto ricordo le dimensioni.

    Con le altre mamme, sorelle di latte, la cui presenza è stata fondamendale, consideravamo quella mezz’ora di marsupio terapia come un appuntamento in una spa, uscivamo da quella stanza con un sorriso ed un’aria beata come dopo un massaggio rilassante di due ore.

    Quello che ci era stato negato, il contatto con il nostro bambino, la cosa più normale del mondo per tante mamme, adesso ci sembrava il regalo più bello e la cosa più preziosa. E da lì in poi, tutto per me è sempre stato così, ogni passo, ogni miglioramento, ogni novità.

    Nulla mai è scontato e tutto è sempre un’emozione meravigliosa.
    Ancora oggi quando la mattina si sveglia e mi chiama “mamma” sono così felice che vorrei lo ripetesse mille volte ancora…

    Oggi Giovanni cresce bello, forte e (molto) vivace ed io sento di vivere il mio rapporto con lui con il giusto equilibrio di attaccamento ed indipendenza, che credo sia parzialmente il risultato del lavoro fatto per ricucire il nostro strappo.

    Fondamentali in tutto questo sono stati – oltre a mio marito – le infermiere e i dottori del reparto e le altre mamme, con cui ho condiviso tutto. Da lì poi mi è nata l’idea di Romamma, ma questa è un’altra storia…