PapAcrobata in Mission Delivery: la consegna dei figli a scuola

LIFE BEFORE

Come immaginavo la consegna a scuola?
Come la pubblicità dell’ovetto Kinder, io accovacciato che bacio i figli…
Li guardo che corrono verso l’ingresso mentre li saluto con la mano…
Loro si girano, io sorrido loro, loro mi sorridono.
E poi mi incammino nei campi di grano di Van Gogh.
Il paesaggio è idilliaco.

LIFE NEXT

L’arrivo davanti a scuola
La situazione è apocalittica.
I campi di grano di Van Gogh? Piuttosto Guernica di Picasso!!!
La scuola è sotto assedio da orde di genitori esagitati che arrivano trascinando i figli per ogni via: per terra, per aria, per mare.
Dall’elicottero radente con la Cavalcata delle Valchirie a tutto volume, alla famiglia in gondola che approfitta del fiume creato in città a seguito dei 30 minuti di pioggia di stamattina, a quelli che si calano con le corde direttamente dal quinto piano del palazzo di fronte.

Ma i miei idoli, sono loro due: Marina Suva e Smart Daddy.

Tutti abbiamo una Marina Suva o uno Smart Daddy a scuola! Chi sono?

MARINA SUVA

Tipicamente, Marina Suva di solito arriva davanti alla scuola a 800 km/h, superando a destra all’incrocio sul dosso delle strisce pedonali in retromarcia, violando nell’ordine: l’area archeologica sottoposta a vincoli di tutela, la Terra Consacrata, la Riserva Naturale del Topo di Fogna e la no-flight zone imposta dal Governo Americano.

A dir poco incredibile, visto che abita nel palazzo di fronte alla scuola. Ma lei prende i 2 figli, arriva a piedi fino al garage situato 3 isolati più in là, li carica in macchina e li riporta indietro a scuola.

La macchina di solito esternamente ha le dimensioni della Portaerei George Washington durante la parata del 4 luglio, con tanto di spoiler dietro, per fare più volume.

Marina Suva inchioda per parcheggiare in quell’angusto posto situato ESATTAMENTE sulla perpendicolare al cancello di ingresso della scuola, al fine di minimizzare la distanza che la separa dalla soglia. Ovviamente, per entrare in un metro e mezzo di parcheggio, parcheggia di traverso, occupando mezza carreggiata e un quarto di marciapiede.

Scende tutta trafelata dalla macchina, chiude lo sportello e fa per aprire quello posteriore.Ma si ferma. Pare ripensarci. Torna al suo sportello, lo riapre e lo lascia spalancato, così riesce ad occupare per metà anche il marciapiede. Ecco, ora è soddisfatta.

Marina Suva ama uscire comoda di casa. Per questo indossa di solito un confortevole tacco 30 e il suo abito da sposa in tulle con tanto di velo e strascico di 3 metri, con due bambine in coda che glielo tengono.

La signora nella macchina parcheggiata dietro, la guarda allibita come a dire “E adesso come faccio a uscire?”, ma Marina SUVA alza le spalle scocciata con il tipico sguardo da “Povera pezzente, è colpa mia se la tua macchina non ha il decollo verticale?” e scuotendo la testa e indicando i figli sul sedile posteriore a giustificazione, dice “Hehehe, i bambini, i bambini!”.

Dopodiché apre la portiera di dietro, ovviamente non quella lato marciapiede, ma quella lato strada, per far scendere i figli, bloccando le 15 macchine e l’ambulanza a sirene spiegate che dovrebbero passare.

Ma lei alza le spalle scocciata, con il tipico sguardo da “Ma sto’ sfigato proprio adesso si deve sentire male?”, scuote la testa, indica i due figli che tiene per mano e dice “Hehehe, i bambini, hehehe, i bambini”.

Attraversa la strada, trascinando i figli, di cui uno  in pigiama e l’altro che sta pucciando ancora i biscotti nel latte, e scippa una vecchietta sulle strisce gettandola a terra con un calcione.

Guarda l’anziana signora, alza le spalle scocciata, scuote la testa, indica i due figli e le dice “Hehehe, i bambini, hehehe, i bambini”.

A questo punto entra come una furia nella scuola.

Io e le Belve siamo sul marciapiede che assistiamo impotenti al momento di massima entropia che si sta sviluppando intorno a noi. Guardo negli occhi le belve. Mi fanno cenno di sì con la testa. Prendiamo coraggio e proviamo ad attraversare.

In quel momento, vediamo una scia di fuoco passarci davanti ed esplodere 100 metri più in là.

È  Smart Daddy!

SMART DADDY

Smart Daddy ha a disposizione 15 metri di parcheggio libero, ma lui deve parcheggiare perpendicolare al marciapiede, sennò che se l’è comprata a fare la SMART?

Comunque sia, una volta sceso, picchetta l’area intorno, ci avvia una piantagione di patate, alza una palizzata di due metri e mezzo e tira su una veranda per l’aperitivo, perché, comunque sia, lui deve stare comodo.

Smart Daddy è SMART di nome e di macchina. Lui conosce tutti. Anzi no. È  amico di tutti.

Non sai se ha un Parkinson localizzato all’occhio destro o se veramente fa l’occhiolino a ogni essere vivente che circola sulla Terra.

Smart Daddy, scende dalla macchina, si fa 20 minuti di chiacchiere con il primo passante che incrocia, beve un caffè al bar, partecipa al torneo degli ex compagni di scuola di calcetto, si classifica secondo, serata in pizzeria, birra a fiumi, coma etilico, ricovero in ospedale, 2 mesi di degenza, riabilitazione, partita a calcetto e, a quel punto, decide che forse è ora di far scendere il figlio dalla macchina.

Ma il tutto con grande calma e tranquillità.

“Occhio che è già suonata la campanella” gli fa un genitore davanti alla scuola.

“Tranquilo (sì sì, proprio “tranquilo”, che si legge “tranchìlo”), il giovane è come il Papà: mai arrivato puntuale una volta in vita sua!” dice con grande orgoglio il Smart Daddy.

“Ma stanno chiudendo i cancelli!”.

“Tranquiiiilo, il giovane è bravissimo a scavalcare, non gli fa male un po’ di esercizio fisico di prima mattina”.

“Ma lo sai che la scuola di tuo figlio non è questa, ma 5 isolati più avanti?”.

“Tranquiiiilo, mica sono uno di quei padri ansiogeni che deve accompagnare il figlio fin sul porta! Il giovane si fa due passi a piedi! Di solito gli do’ un calcione, ci salutiamo e via!”

A quel punto, apre la portiera e realizza che il sedile è vuoto.

A quel punto, gli si materializza davanti agli occhi l’immagine del figlio in piedi sul marciapiede di casa sua che, zaino in spalla, aspetta che il papà gli apra la portiera della macchina, ma la macchina parte senza di lui.

Oh, comunque, Tranquilo!!!!

La nonnina con la paletta che fa attraversare i bambini è ormai in balia degli eventi. La vedo smarrita, tra macchine che le sfrecciano a destra o sinistra incuranti della sua autorità, che sbanda come una trottola.

Ma ecco che, in tenuta di sommossa, arrivano i vigili, ben 6. Subito si organizzano e si sparpagliano nei ruoli operativi chiave. Le operazioni sono passate a un grado di allarme da “Bravo” a Charlie”, ossia da 2 su 4 a 3 su 4.

L’assetto prevede:

  • 2 vigili col blocchetto addetto al cazziamento dei violatori del codice della strada
  • 2 vigile al banchetto accettazione proteste dei genitori
  • 2 vigili addetti al delirio delle strisce pedonali

Il dispiego di forze è imponente.

Ci sono macchine in retromarcia con il guidatore bendato, macchine su due ruote, bambini che si affacciano dai portabagagli aperti mentre giocano con il set da 12 coltelli multilama, altri di 3 anni trasportati tipo Graziella in piedi sul sedile posteriore dello Scooter del genitore, con i piedi che escono direttamente dal casco tipo Formica Atomica, ma IL VIGILE 1 sta crocifiggendo quell’unico sfigato che in macchina non ha installato il seggiolino aggiornato all’ultima normativa di omologazione UN R139 del 2013.

Di contro, i vigili al banchetto, chiamano i genitori tutti in fila, disciplinatamente in attesa del proprio turno per polemizzare.

“E’ vergognoso che io non possa entrare in aula con la macchina!” dice uno.

“Quindi lei adesso mi sta dicendo che è reato investire l’ausiliare per il traffico che mi voleva fermare, sia la prima volta che gli sono passato sopra, che la seconda, quando ho fatto retromarcia per essere sicuro?” dice un altro.

La situazione è comunque gestita e il grado di allarme rimane “Charlie”.

Ma ce la possiamo fare (forse!).

photo credit: pasukaru76 via photopin cc

 

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