Memorie di un papà in vacanza

Vacanza. Al mare. Soli col papà…

“Siete pronti ragazzi?”
“Sììììììììì”
“Preso tutto?”
“… la palla!?!?”
“Perfetto! Andiamo allora!”

Quando al papà si aggiunge la mamma…

“Siete pronti ragazzi?”
“Sììììììì”
“Preso tutto?” chiede Lei.
“Mi sembra di sì” rispondo cautelativamente.
“Ok…ora controlliamo!” dice tirando fuori una check list di due pagine.

Compito in classe a sorpresa. Una gocciolina di sudore comincia a cadermi dalla fronte, lo stomaco mi si chiude… devo stare tranquillo. A casa ho studiato, speriamo solo che non mi chieda le Creme Solari…

“Allora cominciamo… La crema solare!”

10 minuti dopo

“Ok, pare che abbiamo tutto” fa lei spuntando il punto 48 della lista “Possiamo andare. Si vede che ieri hai studiato, ma hai questo approccio un po’ superficiale sugli argomenti che non ti interessano. Domani vorrei risentirti sulle creme solari…”

È andata, chiamo a raccolta le belve

“Forza ragazzi! Preparatevi che usciamo”

Ovviamente la prima convocazione è come quella del condominio: va sempre deserta. Come se non avessi detto niente. Mi affaccio in sala e vedo che, ovviamente, proprio adesso che dobbiamo uscire, uno sta gettando le fondamenta per la realizzazione di un complesso di 60 appartamenti con i Lego, mentre l’altro ha avviato la dimostrazione del Teorema di Bolzano-Weiestrass. Un minuto prima, stavano fissando la parete come se fosse un Renoir.

Vado in seconda convocazione, strillando come il Sergente Foley in Ufficiale e Gentiluomo:

“FORZA RAGAZZI!!! INFILATEVI LE CIABATTE, COSI’ ANDIAMO!!!”
“No!” fa la Belva Jr.
“E perché no?”
“Perché non sono ciabatte”
“E cosa sono?”
“Sono Crocs”
“Ha ragione, sono Crocs” fa eco lei.
“Vabbè, vieni qui e infilati le Crocs”

Un’equipe dell’Università di Harvard ha stimato che il 5% della nostra esistenza, lo spendiamo nell’ingresso di casa. Come in un rituale, sei lì, in ginocchio, almeno 3 volte al giorno, inveendo rivolto a sud. E sudando. Tanto. Perché non basta che tu sia lì pronto, vestito, carico di borse, della tua roba e della loro, piegato in due mentre la tua schiena comincia a lanciarti strane scosse da interpretare come “fai come ti pare, io tra due minuti ti lascio qui”. No. Loro faranno il possibile per estendere nel tempo il tuo supplizio.

La Belva Jr si infila la prima scarpa e si blocca.

“Che c’è?” faccio io.
“Mi dà fastidio”
“Come ti dà fastidio? Più comode di queste ti posso mettere solo i calzini!”
“Mi dà fastidio il laccio dietro”
“Ma lo sai che lo puoi ruotare in avanti, così non ti dà fastidio?” gli dico convinto di aver trovato una soluzione.
“Ma non mi piace senza il laccio dietro”
Lo stallo.
“Ho capito. Adesso te lo sistemo io”

Nel frattempo, sento il Meteo del TG5 dal televisore della Cucina

“Picchi di Temperatura fino a 40 gradi, sono previsti a Bologna, Sassari e all’ingresso di casa…”

La Belva Sr, visto che c’è tutto il tempo del mondo, decide di mettersi le scarpe utilizzando un approccio per tentativi in modalità multitasking, tanto per rendere l’operazione più veloce, con il rilascio di una dettagliata informativa al fratello in merito al mercato estivo del Bayern Leverkusen.

È incredibile come il cervello, evidentemente di tipo sequenziale, gli imponga, ogni volta che enuncia una frase, di bloccare tutte le altre operazioni. È come accendere il phon con il forno acceso. Intanto tu, visto che sei ancora a terra, con un kit da carpentiere a cercare di modificare le Crocs del Junior a immagine e somiglianza dei suoi piedi, decidi di intervenire per accelerare questo ulteriore supplizio, vietato anche dalla Convenzione di Ginevra.

“Alza il piede.”
“No, l’altro piede.”
“Non lo so quando si chiude il mercato estivo”
“Infilalo dentro”
“Come dentro cosa? Dentro alla scarpa.”
“Non credo che Pirlo tornerà dagli USA”
“Non quella scarpa, quella che ti sto preparando.”
“Non lo so come si chiama il campionato americano”
“Spingi”.
“No, il campionato americano non si chiama spingi!!”
“SPINGI CON IL PIEDE CHE HAI MESSO NELLA SCARPA!!!”

Lui, per collaborare, oltre a tormentarti il cervello con richieste di informazioni impossibili, non ti dà il piede: ti dà una mozzarella di bufala, che tu dovresti ficcare dentro quella stramaledettisima scarpa.

“Papà, lo sai che stai sudando tanto?”

È in un’occasione come questa che ho avuto la mia prima esperienza extracorporea: mi sono visto dal di fuori, dall’alto. Ho cominciato a fluttuare abbandonando l’ingresso e sono andato a drogarmi.

“Ok, fatto. Adesso fermi un secondo che prendo le chiavi e andiamo”

Incredibile il fenomeno che si produce. Per mettersi le Crocs, avevano l’energia di due amebe apatiche. Sono a un metro di distanza l’uno dall’altro. Io semplicemente mi giro, prendo le chiavi e mi giro nuovamente verso di loro: ed è la TAUROMACHIA!!!!

Vedo il ginocchio di uno nella pancia dell’altro, che ricambia ficcandogli un dito nell’occhio, e lui allora gli pesta il piede…

“Ahia, mi hai fatto male!”
“Tu mi hai fatto male”

E…soprattutto, arringa utilizzata dal 98% degli avvocati laureati a Yale:

“Ha cominciato prima lui!”

Invece di chiamare al banco il primo testimone della Difesa, decido di andare avanti, tanto, all’origine del litigio, la causa è da trovare in:

  1. “Lui mi prende in giro!”
  2. “Smetti di guardarmi”
  3. “Mi sono preparato prima di te”
  4. “Rivendico ufficialmente il Corridoio di Danzica secondo il principio di autodeterminazione del Trattato di Versailles”

Per cui, pacatamente, mi limito a indicare : “FUORI DI QUI!!! ANDATE A CHIAMARE L’ASCENSORE!!!!”

Lo scenario con i nonni…

4 ore prima

Alba. I panettieri stanno sfornando il pane. Qualche banda di giovani è in giro a fare colazione con il cornetti caldi dopo una notte in discoteca. Il servizio della Nettezza Urbana sta completando il suo giro.

Nella tenue luce delle prime ore del mattino, lo squillare di un telefono squarcia la pace della casa. Lei, senza nemmeno aprire gli occhi, prende l’apparecchio e se lo porta all’orecchio. Io sto pregando in ginocchio sul letto che dall’altro lato della cornetta ci sia la bambina di “The Ring”.

“Andate al mare oggi?” sento dire da una voce squillante, proveniente dai meandri del telefono. URLO DISUMANO. Cosa si cela dietro questa apparentemente innocua frase? E perché viene posta alle 6:07 del mattino? Cosa vogliono dire quei misteriosi cerchi nel grano delle campagne inglesi?

Più tardi

Sono passate 4 ore e il ricordo di quella telefonata è ormai confuso con il mondo dei sogni, ma il significato recondito è molto chiaro. Il Devoto-Oli, frasario Nonnese-Italiano e Italiano-Nonnese dice chiaramente che:

“Andate al mare oggi?” = “Oggi penso io al pranzo per il mare”

Così come un: “Sai che ti volevo dire?” = Preparati, che sto per rifilarti un lavoro che ti terrà occupato tutto il week end. Fantastico anche i “Ma esci vestito così?” sull’uscio della porta di casa. No, è solo per lo spostamento nel corridoio. Poi in ascensore mi cambio.

Non ho la certezza che il mio ricordo sia reale, e ancora ci sto pensando su mentre rientro dai giri mattutini, ma ecco i 5 indizi che mi fanno capire che è tutto reale.

  • c’è un camion coibentato con le porte spalancate davanti al portone di casa, mentre due operatori stanno caricando un manzo porchettato;
  • camminando nel corridoio ti sembra di notare che abbiano cambiato le piastrelle e invece sono cotolette;
  • un blob di insalata di riso sta uscendo dalla porta di casa e sta inglobando tutto quello che incontra
  • hanno attaccato due manici al frigorifero e lo chiamano “borsa frigo”;
  • dei manifestanti di Greenpeace stanno boicottando la preparazione della macedonia di frutta, per la quale 10% di Foresta Amazzonica è stata disboscata.

Il pranzo “al sacco”

Il menu del pranzo è scritto su una lavagna, posta all’ingresso della cucina.

“Ma no, ho preparato giusto due cosette: antipasti caldi e freddi di pesce, gnocchi agli scampi e una fritturina di pesce per la Belva Jr a cui piace il pesce, mentre il tagliere di salumi e formaggi, le lasagne, manzo porchettato con patate al forno sono per la Belva Sr, che invece preferisce la carne”

“E quelle?” dico guardando una sospetta collina di cotolette messe a raffreddare
“Ah, quelle sono giusto se ci viene fame durante il tragitto, poveri bimbi”
“Ma sono una decina!?!?”
“Dici che sono poche? Ne faccio altre 30-40?”

Con quale coraggio potrò rispondere ai bambini, alla domanda:

“Tra quanto ci possiamo fare il bagno?”
“Figliolo, prendi il calendario…”

photo credit: altanaka / 123RF Archivio Fotografico

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