La maternità è un master

Maternità e lavoro. Due parole che sembrano proprio non andare d’accordo. Due mondi che paiono distanti uno dall’altro, che si escludono a vicenda.

Sono tante le storie, le testimonianze che abbiamo raccolto i questi anni di donne che, una volta diventate madri, si sono ritrovare a fare scelte come lasciare il lavoro perché troppo difficile da conciliare con la vita familiare.

O ancora altre che, nonostante il desiderio, la volontà  – e non solo la necessità – di continuare a lavorare anche dopo la nascita dei figli, al loro rientro hanno dovuto fare i conti con cambi di ruolo non richiesti, demansionamenti e altre variazioni inaspettate e non volute.

Un po’ è come se le donne, una volta diventate mamme, agli occhi dei datori di lavoro perdessero improvvisamente professionalità, disponibilità e affidabilità,  trasformandosi da risorsa a peso per le aziende.

Le donne che decidono di diventare mamme si trovano quindi di fronte a un bivio che spesso le porta a dover ricalibrare la propria vita e non sempre nella direzione che vogliono.

Ma perché guardare alla maternità come a un evento che toglie qualcosa alle donne?

Perché invece non pensarla come a un’esperienza che le arricchisce, che permette di acquisire nuove competenze, un valore aggiunto da spendere poi nel mondo del lavoro?

E se la maternità in realtà fosse più formativa di un master?

Una riflessione che ci invitano a fare Riccarda Zezza e Andrea Vitullo, fondatori del progetto Maam, Maternity as a Master, che si pone l’obiettivo di cambiare gli schemi mentali con cui guardiamo alla maternità, attraverso un processo di cambiamento in cui le capacità genitoriali diventano un fattore di crescita professionale.

Provate a pensarci, in cosa siete cambiate dopo la nascita dei vostri figli?

Avete sviluppato nuove abilità, magari prima sconosciute?

Nel loro saggio Maam, la maternità è un master, da poco uscito nelle librerie, Zezza e Vitullo ci aiutano a riflettere su alcuni dei cambiamenti più importanti vissuti dalle mamme,  “leader naturali” che, trasformandosi, si avvicinano a quelle capacità che le aziende ricercano nei grandi manager.

Quali? Ecco qualche esempio:

  • maggior senso di responsabilità;
  • capacità di prendere decisioni velocemente, anche di fronte agli imprevisti;
  • accresciuta intuitività;
  • capacità di coinvolgere chi ci circonda;
  • maggiori abilità organizzative;
  • migliori capacità di ascolto;
  • maggior empatia e pazienza:
  • rafforzate abilità di negoziazione.

Tutto questo, spiegano gli autori, accade perché l’esperienza della maternità porta con sé cambiamenti non solo fisici, novità che spingono le donne a risvegliare  componenti della mente che magari  non venivano usate, perché non le si conosceva o perché non si era abituate a farlo.

Quando si è in attesa, soprattutto se è la prima volta, le donne, si trovano di fronte a un nuovo mondo da scoprire, ricominciano a imparare, “ad ascoltare, a essere curiose, a indagare un mondo che un attimo prima sembrava del tutto noto”.

Riattivano il loro bisogno di formazione, su vari fronti, una formazione che offre un enorme potenziale di crescita, che tiene continuamente in allenamento, rendendo la maternità una palestra di leadership”.

Quella offerta dalle mamme, ci dice il saggio, è una leadership creativa, che sostiene, perché basata sulla capacità di prendersi cura degli altri. E chi meglio di una mamma sa farlo?

Ma allora perché tutte queste competenze non vengono valorizzate? Perché non si tratta di un processo automatico, è necessario farle emergere, portarle alla luce facendo un lavoro sulla cultura del lavoro ma soprattutto su noi stesse.

Un processo di cambiamento che però non spetta solo alle donne, ma in cui vanno coinvolti anche gli uomini, per liberarsi dalla zavorra di stereotipi e pregiudizi che ancora ostacolano l’intero sistema.

Solo quando questo accadrà si potrà davvero parlare di scelte. E i benefici ci saranno per tutti, non solo per le mamme!

Fonti: Andrea Vitullo, Riccarda Zezza, Maam – La maternità è un master, 2014, BUR Varia

photo credit: Martin Gommel via photopin cc

Author

Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.

2 Comments

  1. Sono perfettamente d’accordo! A me la maternità ha arricchito personalmente, ma anche professionalmente. Mia figlia mi ha insegnato e mi insegna davvero tanto tutti i giorni e crescere insieme -io e lei- è un’esperienza assolutamente formativa!

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