Bullismo. Quando il gioco diventa cattivo… - Mammeacrobate


“Mio figlio è stato preso di mira dai compagni e non sa come rispondere a prese in giro e soprusi… Oggi stesso andrò ad iscriverlo ad un corso di karate!”

Quanti genitori si sente parlare così, ma sarà davvero questa la soluzione giusta?
“Ero con mio figlio alla festa di un suo compagno di scuola. Gli altri bambini hanno cominciato a deriderlo e spintonarlo e lui, invece di reagire, è restato lì in silenzio a subire! Ad un certo punto non sono più riuscita a trattenermi e l’ho portato via dopo averlo sgridato!”

 

Il racconto di questi genitori solleva alcuni interrogativi:
•    È giusto intromettersi se si vede il proprio figlio in difficoltà?
•    E’ giusto rimproverare il proprio figlio se ha un carattere più remissivo, timido e introverso degli altri?
•    Dobbiamo insegnare ai nostri figli che vale il detto “occhio per occhio dente per dente”?

 

 

Il termine bullismo indica un atteggiamento di sopraffazione e prepotenza, di cui non sempre le cicatrici e i segni sono visibili, perché ancor più spesso è l’animo della vittima ad esserne segnato.

In questa nostra società moderna, che a torto sembra considerare vincente solo chi è sicuro di sé, estroverso e brillante, essere un bravo bambino educato e rispettoso, a volte, è considerata quasi una colpa (anche dagli stessi genitori). Un bambino che non reagisce, però, spesso lo fa anche per mancanza di sicurezza in sé stesso e nelle proprie capacità e per scarsa autostima. Proprio per questo ha bisogno di sentirsi accettato e amato per come è prima di tutto dai suoi genitori, da cui non deve sentirsi giudicato o criticato, per colpe che – tra l’altro – colpe non sono. Deve sapere di potersi fidare degli adulti di riferimento a casa, a scuola o in palestra e capire l’importanza di parlare e denunciare comportamenti che deve imparare a riconoscere come atti di maltrattamento o bullismo nei propri confronti o anche nei confronti di altri bambini, rifiutando di seguire comportamenti che non ritiene opportuni. Il bambino, per paura di non essere accettato dagli altri, paradossalmente, potrebbe anche accettare i soprusi e il bullismo sopravvive proprio grazie al silenzio della vittima e degli spettatori.

 

E’ facile, in fondo, pensare – con l’esperienza e la maturità data dall’età – a come sarebbe stato facile rispondere adeguatamente al compagno che fa il prepotente o l’amichetta dispettosa! Tutto, però, va rapportato all’età e quanti adulti – ora disinvolte persone di successo – da piccoli erano un po’ timidi e preferivano osservare il mondo da un angolino sicuro? E quante volte ancora da adulti capita di trovare la risposta giusta che avremmo potuto dare in ufficio alla provocazione del collega presuntuoso solo dopo che siamo tornati a casa?
Bisogna insegnare ad essere assertivi e a non soccombere, facendosi rispettare senza dover competere sul piano fisico o rispondere necessariamente alle provocazioni. Intromettersi – se non ce n’è effettivo bisogno – può essere dannoso, perché si rischia di sottolineare anche agli occhi del bambino stesso la sua debolezza. Per questo è importante  che abbia una buona concezione di sé, tale da non fargli dare eccessivo peso agli insulti e alle prese in giro che riceve.

 

Un trucco? L’ironia. Non è facile, ma si può imparare ad usarla ed è un’arma molto più efficace di un pugno o di uno schiaffo. Ridere per primo dei propri piccoli e grandi difetti può aiutare a prevenire gli attacchi degli altri spiazzandoli.
Se non possiamo né dobbiamo sostituirci a lui, però, possiamo comunque ascoltare le sue ansie e difficoltà, far venire fuori le sue paure, mettendo da parte le nostre e magari trovare insieme una strategia per affrontare le situazioni difficili in cui si può trovare. Dargli la possibilità di esternare paure e disagi già significa aiutarlo, perché un sentimento negativo esternato e condiviso diventa più gestibile e sopportabile.

 

Un suggerimento pratico? Evitare di trovarsi da solo in presenza di compagni di classe che fanno i bulli. E’ importante non isolarsi, perché si è più facile preda di spiacevoli attacchi. Avere tanti amici dà sicurezza e aiuta perché in tanti si è più forti. Anche ignorare il bullo può essere utile, giacché chi prende in giro un’altra persona normalmente lo fa per godere poi della reazione generata dal proprio comportamento, perciò – se non sortisce alcun effetto – ci sono buone probabilità che si stanchi e lasci perdere.
Aiutiamolo anche a sdrammatizzare, perché in fondo essere apostrofati con un epiteto poco carino non fa certo piacere, ma noi e lui sappiamo bene che il vero sciocco è chi prende in giro per sentirsi importante. Sdrammatizzare non vuol dire, però, sminuire, perché altrimenti – se il bambino non si sente capito – si rischia di farlo chiudere in se stesso.


Come possiamo capire se il nostro bambino è vittima di bullismo?

 

Per esempio se spesso i suoi oggetti sono danneggiati o dice di averli persi, se chiede soldi o è teso, triste o agitato anche durante il sonno, se riporta segni fisici (per esempio ciocche di capelli tagliati, lividi, graffi ecc), il suo comportamento è improvvisamente diverso o cerca continue scuse per non uscire o si isola.
Se si iscrive il proprio figlio ad un corso di arti marziali sperando di renderlo meno facilmente preda dei bulli, si rischia un’ulteriore sconfitta. Lo sport, però, può comunque insegnare molto, se praticato per socializzare e divertirsi.
Altra abitudine comune ma errata è accompagnare le sgridate a ceffoni o una sculacciate. Certo i figli spesso fanno perdere la pazienza, ma questo gesto è vile, perché è un atto di violenza di chi è più forte (l’adulto) verso chi è più debole (il bambino) e offre uno schema di comportamento che il bambino più grande e grosso potrà sentirsi autorizzato a riproporre nei confronti del più piccolo e indifeso.
Può essere anche utile leggere insieme al figlio un libro o anche vedere un film che tratta il tema del bullismo e riflettere insieme sull’argomento ed è importante che anche a scuola si affronti l’argomento, in modo che genitori e insegnati cooperino.

 

Gandhi diceva “Occhio per occhio … e il mondo diventa cieco!”. Per reagire ad un sopruso, più che accrescere i muscoli, bisognerebbe accrescere la propria autostima e la sicurezza in se stessi, facendo uscire fuori le proprie abilità e doti. I genitori hanno un ruolo molto importante nel far accettare i propri bambini così come sono con le loro mille abilità e con i loro limiti e difetti, che li rendono, però, unici e speciali.

 

E voi genitori avete già affrontato questo argomento con i vostri figli?

 

di Mariapaola Ramaglia – educatrice

 

Fonti:

www.bullismo.com

www.stopalbullismo.it

www.smontailbullo.it

www.poliziadistato.it

 


Author

Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.

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