Come si fa il pesto? Procedimento

Come si fa il pesto?
Vi è mai capitato, mentre fate la spesa al supermercato e mettete nel carrello i prodotti che poi finiscono sulle vostre tavole, di pensare “chissà come lo fanno”?

A me sì, sempre! Per questo, quando in Redazione è arrivato l’invito di Barilla a partecipare a un  tour alla scoperta dei suoi sughi pronti, mi sono detta: ecco l’occasione giusta per me e per la mia curiosità!

Dopo il lancio della piattaforma guardatustesso.it,  che consente di entrare nello stabilimento di Rubbiano, in provincia di Parma –  dove vengono prodotti i sughi Barilla – con Google Street View e scoprire virtualmente l’intera filiera produttiva, lo scorso 1 luglio la storica azienda emiliana ha infatti aperto le sue porte a un gruppo di giornalisti e blogger, per dare la possibilità di vedere con i propri occhi come vengono realizzate le ricette distribuite in tutto il mondo.

Devo ammettere che sono partita un po’ prevenuta e che nella mia vita in poche occasioni mi è capitato di acquistate sughi pronti. Questa visita però, non solo mi ha fatto cambiare idea, ma mi ha permesso di scoprire moltissime cose interessanti e sfatare molti luoghi comuni che mi hanno sempre accompagnato.

Con mia grande sorpresa infatti, il modo in cui Barilla prepara i suoi sughi non è poi così differente da come lo faccio io a casa, diciamo solo che io non lo preparo nelle stesse quantità.

Volete sapere come? Ve lo racconto…

Il nostro Tour è partito dall’azienda agricola La Felina,  partner decennale di Barilla, dove Giuseppe Bonati, proprietario di questa incantevole azienda immersa nel verde, ci ha portato a visitare i campi di basilico e pomodori, parlandoci delle caratteristiche fondamentali che le materie prime devono avere per poter essere utilizzate.

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Non posso spiegarvi a parole il profumo del basilico e il magnifico colore dei pomodori, ma posso garantirvi che le parole che meglio le descrivono sono freschezza e qualità.

Il signor Bonati, ci ha infatti mostrato come le piante vengono tagliate e immediatamente trasportate dall’azienda agricola allo stabilimento di Barilla, che si trova a pochi chilometri di distanza.

Un aspetto che mi ha particolarmente colpito è che i campi di basilico vengono diserbati a mano, per evitare di rovinare le tenere foglie, un procedimento che non pensavo esistesse più!

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Il tour è poi proseguito alla volta dello stabilimento di Rubbiano, dove siamo stati accolti dal direttore, Marco Sacchelli, che ci ha orgogliosamente mostrato il lavoro quotidiano del team dell’azienda.

Insieme a lui abbiamo seguito il percorso del pesto alla genovese Barilla, che avviene in un’area dello stabilimento, separato dal resto delle unità produttive – come quella dei sughi rossi – per evitare eventuali contaminazioni con altri ingredienti.

Siamo partiti dalla pulitura e dal lavaggio del basilico che, una volta pronto, viene miscelato con gli altri ingredienti, aspirati da un apposito serbatoio nelle giuste quantità: olio, sale, Grana Padano, Pecorino Romano, aglio e anacardi – sì, avete letto bene, anacardi e non pinoli come nella classica ricetta ligure, perché i primi si conservano meglio nel tempo – e nessun colorante, né  conservante! E infine l’olio che viene aggiunto all’ultimo.

Finita la procedura di miscelazione, la visita è proseguita nell’area in cui avviene l’invasettamento, la chiusura nei barattoli, l’etichettatura e il confezionamento finale. Devo dire che questa è stata la parte che mi è piaciuta di più…non avevo mai visto così tanti vasetti di pesto tutti insieme!

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Sono rimasta  piacevolmente colpita dall’attenzione dedicata ai controlli di qualità prima che i vasetti vengano etichettati, oltre 72 al giorno, per assicurare che non vi siano corpi estranei.

Sapevate che nel caso in cui uno dei vasetti risulti contaminato si buttano i via i 250 che lo precedono e altrettanti 250 che seguono sul rullo?

Un altro aspetto che ho apprezzato molto è l’attenzione che lo stabilimento riserva all’ambiente:  una produzione a pieno regime con il – 32% Emissioni CO2 e il -63% consumo idrico rispetto alla media dei consumi di stabilimenti analoghi e la presenza di un depuratore che consente di riutilizzare tutta l’acqua tramite potabilizzazione con biossido di cloro, un’anima davvero green.

E come poteva concludersi il tour, se non  assaggiando i sughi direttamente presi dalle linee produttive…dal produttore al consumatore nel vero senso della parola, grazie alla degustazione  preparata dallo chef  Andrea Fanzaghi.

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Una divertente e interessante giornata trascorsa in bellissima compagnia…se il Signor Barilla ora vuole invitarci anche a scoprire come vengono realizzati i diversi tipi di pasta, noi non ci tiriamo di certo indietro!

 

Author

Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.

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