Così è la vita. Spiegare la morte ai bambini - Mammeacrobate

spiegare morte ai bambiniCosì è la vita è il titolo di un libro di Concita De Gregorio. Il sottotitolo dice “imparare a dirsi addio”.

E questo chiarisce l’argomento del libro: come trattare il tema della morte con i bambini.

 

Sarà che i miei nipotini oltre ad avere quattro nonni hanno anche 4 bisnonni (addirittura quando è nato T i bisnonni erano 5), sarà che T è molto curioso per quanto riguarda la morte, ma l’argomento mi interessa particolarmente e questo è il motivo per cui ho letto il libro.

 

T chiede spesso, generalmente guardando immagini, quadri e ultimamente le vetrate del Duomo: “ma quello è morto?” e, se la risposta è affermativa, la domanda subito conseguente è “ma era cattivo?”. Quasi che la morte, nella sua mente, possa essere associata solo al fatto di essere cattivi.

 

Concita De Gregorio insiste nel sostenere che i bambini non sono stupidi e sono perfettamente in grado di affrontare la verità.

 

Inutile dire ai bambini che il nonno è andato in cielo o è partito per un lungo viaggio o è andato su una nuvola ecc.

Il bambino continuerà ad aspettare il ritorno della persona cara e soprattutto si chiederà cosa ci fa il nonno in cielo, su una nuvola ecc.

“Non è andato in cielo, è andato nel mio cuore” ha detto Olivia di nove anni davanti a una folla di cento persone parlando del papà.

Oppure Carmen, sette anni, che in un tema scrive del suo papà: “Mi ha insegnato a piantare i bulbi dei fiori a testa in su, così ogni anno fioriscono. E siccome lui è morto ma io i bulbi li pianto e fioriscono ancora, allora non è per niente andato sulle nuvole. È andato nei fiori.”

 

Ancora una volta i bambini ci insegnano a non sottovalutare la loro intelligenza e la loro sensibilità.

Forse la nostra psicologa Irene Koulouris può aiutarci a capire come comportarci in questi frangenti.

Ecco quello che ci dice.

 

Il tema della morte è forse uno dei più difficili da affrontare con i nostri piccoli che ci sottopongono domande difficili, a volte con tranquilla curiosità e altre con forte angoscia.


I bambini a partire circa dai 3 anni si interrogano, a modo loro, sul senso della vita, su come ha avuto origine e su come avrà fine.

Ma si preoccupano anche che i genitori possano morire e che a loro stessi possa capitare qualcosa di brutto e fatale.


Perché parlarne ci mette tanto in difficoltà?


Innanzitutto perchè nessuno di noi ha in realtà risposte certe su cosa ci sia dopo la morte. Ognuno ha delle convinzioni diverse e qualcuno resta nel dubbio, comunque verità assolute da spiegare non ve ne sono (e questo si può anche dire, spiegando che c’è chi crede in questo, chi in quello… Prima o poi sentiranno comunque punti di vista diversi).


E poi perchè è un argomento a cui è difficile e talvolta doloroso pensare anche per noi, tanto più in una cultura come la nostra dove si tende a non pensare che la vita prima o poi finirà per tutti, che appunto “così è la vita”, a tempo limitato.


Come parlarne quindi?


La “regola” di base è quella sempre valida quando si parla di comunicazione con i nostri bambini: più di tutto conta la serenità che abbiamo e trasmettiamo nel parlare con loro.


E’ importante, quando il piccolo si rivolge a noi angosciato all’idea che la mamma possa morire, potergli parlare con reale calma tranquillizzandolo, possibilmente in modo “realistico”: non possiamo promettere che vivremo in eterno, ma possiamo rassicurarlo del fatto che la mamma è sana e non c’è motivo di pensare che possa morire a breve, e che comunque non resterebbe mai da solo (o qualcosa di simile).


Più dei contenuti, che come Nonna Maria ha già detto probabilmente verranno comunque da lui/lei rielaborati a sua misura, conta il “contenimento emotivo” e fargli sentire che se ne può parlare, che può dar voce anche ai pensieri brutti e difficili e che noi non ce ne facciamo spaventare.


Come comportarsi quando viene a mancare una persona cara?


Nel caso si trovi ad affrontare un lutto reale confermo quanto già detto dalla nostra nonna 2.0:  è bene dire le cose come stanno, senza inventarsi viaggi, lunghi sonni o altre favole che creano confusione e illusione di un ritorno.

Ed è anche una buona idea far partecipare il bambino ai funerali, in modo che possa assistere ai saluti e alla “cerimonia di commiato”.

Capiterà di essere triste ed è legittimo piangere se viene. La persona che non c’è più continuerà a vivere nei nostri e nei suoi ricordi.

Author

Laura Campagnoli, mamma di Tommaso e Francesco, una passione irrefrenabile per tutto ciò che ruota intorno alla casa ma incapace di gestirla (la casa), un marito superattivo eco-addicted e un lavoro più che full time. Pigra fisicamente ma non di mente. Acrobata come tante mamme in (precario) equilibrio tra lavoro, casa, bimbi, marito, amiche, genitori e nonni, hobby e sport (poco)… e non necessariamente in quest’ordine!

7 Comments

  1. A proposito della persona che vive nei nostri ricordi, voglio raccontarvi un episodio (capitato poi più volte) con il mio nipotino più grande (5 anni): era morto da poco il bisnonno ed eravamo tutti a tavola. Lui ad un certo punto si è fermato e ha detto “un attimo, il mio nonno mi sta mandando un bacio!!!” Questo per dire come i bambini possono vivere l’amore che hanno ricevuto anche dopo la loro morte.

  2. Lauracrobata

    “aspetta devo mandare un bacio a tuo nonno”!! e manda baci…

  3. pongo un quesito, magari potete aiutarmi. E’ possibile (e giusto) preparare i bambini alla morte di un parente prossimo? Mi spiego meglio. In caso di un parente malato, gravemente malato, è meglio lasciare che gli eventi vadano avanti per la loro strada o si può in qualche modo preparare a quello che purtroppo sappiamo essere inevitabile?Ho una coppia di amici in cui il padre è purtroppo gravemente malato. I medici non ci hanno dato molte speranze e la madre è preoccupata (tra le tante cose) per il loro bambino che ha solo 6 anni. Che situazione terribile.
    Grazie

    • Cara Paola io faccio appello a Irene per darti una risposta. Da parte mia ti posso dire solo quello che penso farei. Non credo che parlerei ad un bambino di 6 anni del fatto che il suo papà sta morendo. Gli direi che è malato questo sì e risponderei con sincerità solo a sue eventuali domande dirette. Un abbraccio forte a te e ai tuoi amici.

    • Dr. Irene Koulouris

      Chissà se è davvero possibile “prepararsi” alla morte di una persona cara… Spesso si sa che una malattia incurabile sta per portarci via qualcuno, ma il vissuto di molti è che non si è mai davvero pronti. Secondo me si può dire la verità al piccolo, ovvero che il papà è molto malato e non potrà guarire. E come dice la saggia nonna Maria, restare pronti a rispondere sinceramente alle sue domande. Questo bimbo avrà comunque con sè la mamma, ha avuto al fortuna di avere un padre che lo ha amato e non gli mancherà mai l’affetto (questo per dire che la mamma ha un terribile lutto da elaborare, ma ci si augura che poi col tempo possa esser serena circa la serenità del figlio). Mi dispiace moltissimo

  4. Salve, scrivo per confrontarmi con qualcuno che è più esperto su una tematica così delicata..ho una bimba di 2 anni.. a novembre purtroppo mio padre (nonno con cui è cresciuta e a cui era molto affezzionata) è morto dopo una malattia ed un periodo in ospedale in cui la bimba l’ha visto poco ma durante il quale ci si sentiva tutte le sere..nn sapendo cosa dirle abbiamo inventato la storia del lungo viaggio, che lui si trova nel cielo e che ci guarda da lassù..ma che non potrà tornare.. e mi chiedo cos’altro poterle dire..perchè fa ancora male a me.. inoltre alle volte fa delle uscite relative al nonno (tipo “al nonno piaceva qt musica”…, l’altro giorno ha fatto finta di chiamarlo al telefono….)..nn so come interpretare questi episodi..se è forse il suo modo di ricordarlo o cos’altro..o se possa soffrire la separazione…

    • ManuAcrobata

      Cara Sara, mi dispiace molto per il tuo papà.
      Trovo che siate stati molto bravi a provare a spiegare a vostra figlia, così piccola, un evento così doloroso e in un modo per lei comprensibile. Penso che il fatto che lei parli del nonno, che finga di parlarci al telefono, siano delle cose molto positive, sta cercando di metabolizzare l’accaduto con gli strumenti che ha alla sua età (mio parere personale).
      Ti mando un abbraccio grande Sara.

      M