Perché i bambini gattonano?

La fase del gattonamento è una tappa dello sviluppo motorio del bambino che si verifica generalmente tra l’ottavo e il decimo mese di vita. Non tutti i bambini attraversano questa fase, che succede alla conquista della posizione seduta e precede quella della stazione eretta e dei primi passi. Inoltre, non tutti i bambini gattonano nello stesso modo.

Il gattonamento per i genitori significa l’inizio della fase in cui è necessaria una supervisione costante dei movimenti del loro piccolo, con conseguente – almeno parziale – modifica dell’assetto della casa: copertura di prese elettriche, applicazione di paraspigoli, spostamento di oggetti fragili e/o pericolosi finora rimasti tranquillamente su mensole basse e tavolini, applicazione di cancellini in prossimità di scale.

Ma per i bambini il gattonamento è molto di più: non solo possono finalmente scegliere dove andare invece di attendere di essere trasportati dalle braccia dei genitori o dal passeggino, ma anche e soprattutto allenano sia le competenze motorie che le funzioni cognitive superiori.

Il gattonamento infatti:

  • allena la funzione propriocettiva, ovvero la capacità di percepire la propria posizione nello spazio anche senza il supporto della vista;
  • stimola il senso di equilibrio e la coordinazione motoria richiedendo il movimento contemporaneo del braccio sinistro con la gamba destra e viceversa;
  • il movimento coordinato dei due emilati del corpo, che a sua volta stimola la formazione di reti neurali nel corpo calloso, la struttura del cervello che fa da collegamento tra i due emisferi cerebrali;
  • la stimolazione motoria indotta dal gattonamento implementa la connessione dei gangli della base e del cervelletto – entrambe strutture coinvolte nell’organizzazione del movimento – con strutture superiori deputate alle funzioni cognitive.

È ancora molto controversa l’ipotesi di alcuni studiosi secondo cui il mancato gattonamento potrebbe costituire un fattore di rischio per lo sviluppo della dislessia; tuttavia, è innegabile che gattonare non costituisce solo una fase dello sviluppo motorio ma svolge un ruolo importante nello sviluppo cognitivo del bambino, anche se si possono osservare bambini che hanno saltato la fase di gattonamento ma che hanno comunque sviluppato brillanti funzioni cognitive al pari degli altri bimbi.

Da un punto di vista psicologico, il gattonamento costituisce il primo momento di separazione tra madre e bambino: come in una danza, il piccolo si allontana, attratto dall’esplorazione dell’ambiente per poi riavvicinarsi alla madre in cerca di rassicurazione.

Il ruolo dei genitori in questo periodo è fondamentale:

  • non devono ostacolare la voglia di esplorare del loro piccolo: quindi banditi i vestiti chiari e ingombranti e frasi del tipo “non in terra, altrimenti ti sporchi!”;
  • devono tenere a bada l’ansia cercando di intervenire solo in situazioni di effettivo pericolo e lasciando in tutti gli altri casi che il bimbo faccia le sue esperienze e scopra da sé, ad esempio, che gattonare sui sassi può essere fastidioso;
  • devono riaccoglierlo ogni volta lui lo richieda. Cercare di spingerlo all’autonomia lasciandolo magari in terra a piangere quando vuole venire in collo esortandolo a continuare a gattonare rischia di essere controproducente: se il bambino vede che quando si allontana dal genitore non è sicuro poi di ritrovare l’abbraccio, avrà meno voglia di andare a giro ad esplorare e tenderà a diventare più dipendente. Si tratta di una danza dove chi conduce è il bambino: quando vuole allontanarsi dobbiamo sostenerlo, incoraggiarlo e rinforzarlo con complimenti, sorrisi e applausi, quando si spaventa, si fa male o semplicemente si stanca, allora lo riprendiamo in braccio e lo coccoliamo, in attesa che, tranquillizzato e rassicurato, riparta per il suo viaggio nel mondo. La qualità di questa danza predirrà con quanto entusiasmo il bambino inizierà a camminare e ad esplorare in posizione eretta l’ambiente. Più è stato stimolato a esplorare ma anche rassicurato quando lo ha richiesto, più andrà per il mondo sereno e sicuro di sapere che in ogni momento lo desideri può tornare alla base.

Per approfondire:

Liliana Jaramillo, Stimolazione infantile, Edizioni San Paolo
Matteo Fumagalli, Cross Crawl: un movimento verso l’integrazione, in Psicologia Psicosomatica, 2012, rivista on line
Giuseppe Costantino Budetta, Ippocampo ed amygdala, in Neuroscienze.net
Giovanni Cavazzuti, Trattato di Neuropediatria, Editeam
Lorenzo Pavone e Martino Ruggieri, Neurologia Pediatrica, Masson

photo credit: donnierayjones via photopin cc

 

Author

Psicologa e psicoterapeuta rogersiana, da diversi anni ho iniziato a lavorare con i neogenitori sia diventando insegnante di massaggio infantile, sia conducendo gruppi per genitori sull’educazione emotiva e su vari argomenti legati all’educazione e all’accudimento dei bambini, dalla nascita all’adolescenza. Sono profondamente convinta che sostenere i genitori nelle scelte educative, informare, spiegare, ma soprattutto ascoltare e accogliere dubbi, domande, fragilità, sia la strada più importante per promuovere il benessere dei nostri bambini e prevenire il crescente disagio infantile e adolescenziale. Nel mio lavoro porto la mia professionalità, ma anche la mia esperienza con i miei tre figli, gli errori fatti, i dubbi vissuti, le battaglie vinte. Perché non si può pensare di aiutare i genitori se ci si erge su un trono, ma solo se si condividono esperienze, fatiche, paure e soddisfazioni. Sito web: www.sentieridicrescita.com Facebook: https://www.facebook.com/pages/Sentieri-di-Crescita/ 653600438012603

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