Il tunnel dei "perché": le domande dei bambini

È arrivato aprile e se ne va a braccetto con il tunnel esistenziale dei “perché”, quelli miei e della mia Creatura di due anni e mezzo.

Mi sono bastati pochi giorni per inquadrare questa faccenda: mio figlio si ferma, inchiodato, come per fare la cacca, mentre fissa lo sguardo su cose che io non riesco a vedere e mette in moto la tarantella.

Non dura tantissimo, solo un intenso minuto.

Una prima osservazione: inutile dare risposte generiche!

Mi sono fatta l’idea che loro vogliano risposte oneste e complesse, e mi impegno moltissimo per garantire serietà nelle repliche.

Vediamo insieme una breve situazione:

Mamma voglio Parigi

Temporeggio con: “Non ho capito

Andare a Parigi. Aereo“.

Avevo commesso l’errore,  i mesi scorsi, di affermare ripetutamente che tutti gli aerei che vedeva andassero a Parigi. Volendo trovare del positivo in tutto, affermo che sia meglio Parigi della Luna o del Sole, in quanto luoghi di difficile gestione senza adeguate basi di studio!

Serve il biglietto

Perché?

Perché per salire sull’aereo servono i documenti“. Questa risposta è buttata a caso sull’onda della creatività.

Perché?

Perché possono salire solo i passeggeri registrati

Perché?

Perché funziona così“. Ammetto di sapere di non sapere, ma lui non lo sa.

Perché mamma?

L’aereo vola e in cielo ci sono regole volanti scritte su volantini che qualcuno poi ti spiega quando sei seduto sopra, vicino alle ali“. Entro in scivolata con un bel diversivo.

“Le ali?

Anche, puoi anche sederti vicino alle ali“. Ho usato una metonimia involontariamente ma ci stava.

Mi guarda sazio, questa è andata.

Altre osservazioni:

  • per interrompere la catena di Sant’Antonio provate a non iniziare le vostre frasi di risposta con la parola “perché”;
  • molto utile anche la strategia del diversivo, ovvero spostate l’attenzione sui dettagli, in questo caso valga l’esempio delle ali dell’aereo. Si tratta di metonimie, figure retoriche da non sottovalutare mai nella vita: un utilizzo è quello della “materia per l’oggetto”, “una parte per il tutto”, “il legno per la barca” che ci spiegavano a scuola citando l’Eneide, tanto per intenderci. In questo caso diventa: “le ali per l’aereo“;
  • avere la consapevolezza socratica del sapere di non sapere. Trovo giusto usare formule come “non lo so“, “funziona così“, “è fatto così“. Ma sempre verso la chiusura del sudato confronto.

Buoni “perché” e buona fortuna!

photo credit: Sunday Afternoon Reflection via photopin (license)

Author

All'anagrafe sono mamma da settembre 2012 ma mi sento una mamma-donna-acrobata da sempre, in fondo ho "tirato su" i miei gatti da sola. Sono una ex studentessa pavese in Scienze dei Beni Culturali e milanese in Archeologia (infatti cammino guardando per terra come gli anziani). Disordinata cronica e facile alla noia, sempre capace di grandi slanci e ironia, possiedo un pessimo gusto nel vestire. Vegetariana da forse 15 anni, vivo in questo mondo come posso e, a volte, mi riesce anche bene.

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