Bambini, Adolescenti e Web: abitudini, pericoli, consigli - Mammeacrobate

Come noi tutti sappiamo, gli ultimi anni sono stati testimoni di un sensibile incremento dell’uso delle nuove tecnologie e in particolar modo di Internet.Sorto come strumento di lavoro, il web si è ben presto trasformato in una presenza costante nella vita di ciascuno di noi e in particolar modo dei giovanissimi. Nati in quella che viene definita l’era digitale, gli under 18 possono essere annoverati tra i principali fruitori della rete, con tutti i vantaggi e i rischi che ne derivano. Di fronte a un massiccio grado di penetrazione di Internet nella vita di bambini e adolescenti, viene spontaneo chiedersi se siamo sufficientemente informati sulle pratiche d’uso di questo importante mezzo di comunicazione da parte dei nostri figli.

 

Ad aiutarci a fare chiarezza arriva il rapporto EU KIDS Online, il progetto finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione Europea, dedicato all’approfondimento e alla tutela dell’utilizzo del web da parte dei minori, presentato recentemente a Milano in occasione del Convegno “Bambini, Adolescenti e Web” promosso dalla Società Italiana di Pediatria.
Dall’analisi svolta in 25 paesi europei su un campione di 25.142 bambini e adolescenti tra i 9 e i 16 anni,  emerge che l’attività digitale comincia molto presto e coinvolge un numero sempre maggiore di giovanissimi.

Ma cosa fanno i minori in rete? Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, l’utilizzo del web per motivi di studio resta tra le attività principali, affiancata però in maniera crescente da una dimensione ludico-sociale, che vede bambini e adolescenti ricorrere a Internet per giocare, ascoltare musica, vedere video e comunicare con i propri coetanei (ben il 59% dei minori europei intervistati ha un profilo su un Social Network).

Internet permette di fare viaggi affascinanti, di incontrare, seppur virtualmente, persone di tutto il mondo e di accrescere le proprie conoscenze; si tratta di una risorsa incredibile, potenzialmente ricca di opportunità quindi, ma allo stesso tempo un territorio pieno di insidie verso le quali è bene tenere gli occhi aperti.

 

Più che sui rischi legati all’utilizzo di internet da parte dei minori, di cui tanto si parla – dalla pedopornografia al cyber-bullismo, dall’esistenza di siti che inneggiano all’uso di droghe, all’autolesionismo, all’odio sino allo sviluppo di vere e proprie dipendenze dal web –  è su un altro aspetto che vorrei concentrare l’attenzione, osservando un po’ più da vicino quella che è la situazione italiana.
L’Italia, dove i bambini iniziano più tardi l’attività digitale (10 anni contro i 7 di Svezia e Danimarca), viene annoverato tra i paesi a basso rischio in relazione ai pericoli del web; una splendida notizia direte voi, ma prima di fare salti di gioia forse è meglio conoscere le ragioni di questa collocazione.
L’inferiore grado di pericolosità della rete in Italia non deriva dalla buona riuscita di interventi volti a ridurre i rischi online, quanto piuttosto dalla posizione di fanalino di coda, dopo Romania, Ungheria, Cipro e Turchia, nella classifica relativa al livello di alfabetizzazione digitale: i nostri bambini sono meno a rischio semplicemente perché ricorrono meno alla rete rispetto ai coetanei europei.
La scuola italiana, inoltre, l’ente potenzialmente preposto a trasmettere specifiche competenze digitali  che possano garantire una maggiore sicurezza nella navigazione, è ancora molto lontana dal poter asservire tale scopo: l’accesso a Internet all’interno delle istituzioni scolastiche del nostro paese è il più basso d’Europa.

 

Ma non è tutto. Un dato allarmante che emerge dalla ricerca EU KIDS Online che ci dovrebbe realmente far riflettere è l’inconsapevolezza manifesta dei genitori italiani verso le attività svolte dai figli online e i rischi nei quali incorrono.
Il 62% del campione italiano intervistato naviga in rete all’interno della propria camera, in totale autonomia, senza alcuna forma di controllo parentale; l’81% dei genitori di minori che hanno ricevuto messaggi a sfondo sessuale o comunque dai contenuti violenti o offensivi non ne sono a conoscenza, il 67% ignora il fatto che i propri figli hanno incontrato persone conosciute online: sono questi i dati che dovrebbero farci preoccupare.
Di fronte a una simile fotografia, quali sono i comportamenti che i genitori dovrebbero adottare, qual’è la strada da seguire per facilitare l’uso del web, preservando però la sicurezza dei propri figli?

 

Vietarne l’utilizzo, così come promuovere interventi volti unicamente a ridurre l’incidenza dei pericoli, rischia di tradursi in un ulteriore danno per gli under 18 italiani; in questo modo, infatti, non faremmo altro che accrescere il divario digitale dei nostri bambini e ragazzi rispetto ai coetanei del resto del mondo, ostacolando l’acquisizione di quelle risorse e abilità necessarie per un corretto utilizzo delle tecnologie dell’informazione.
Un consiglio che spesso gli esperti offrono ai genitori dei giovani internauti per proteggerli dalle minacce della rete è l’installazione di filtri, i cosiddetti filtri parental control – o filtri famiglia – software in grado di selezionare pagine su Internet in base ad alcuni criteri che permettono di evitare l’esposizione dei più piccoli a contenuti considerati pericolosi o comunque non idonei alla loro età.
Pur condividendone l’utilità e appoggiandone l’utilizzo, mi chiedo se questi strumenti siano sufficienti; al di là del fatto che purtroppo ancora oggi l’impiego di tali mezzi è limitato, personalmente credo che nessun filtro possa supplire a un controllo – o meglio a una presenza  – reale e non virtuale, quella dei genitori.

 

Ciò di cui sono convinta è che la vera strada per salvaguardare i nostri figli passa da una corretta informazione, da un’educazione consapevole all’uso di internet; può sembrare banale e forse anche ripetitivo ma credo fortemente che la vera protezione passi sempre dal dialogo, e non solo per quanto concerne i pericoli insiti nel web.
Spendere del tempo con i propri figli, mostrare interesse per quelle che sono le loro attività in rete, entrare nel web con loro – differenziando il livello d’ingerenza a seconda delle età – informarsi sul loro mondo e sulla loro vita in maniera partecipata, conoscere insieme per creare una base di fiducia e confidenza, stabilire assieme regole e limiti chiari per l’utilizzo di Internet: è questa la ricetta.

 

Dare ascolto e attenzione insegnando ai più piccoli come proteggersi, diventa così la strada da percorrere, ricordando sempre che dopotutto, come sostiene il Dottor Federico Tonioni, responsabile dell’Ambulatorio per la Dipendenza da Internet del Policlinico Gemelli di Roma “…il computer da piccoli è un oggetto come un altro, tutto dipende da come si conduce il gioco. Se il computer sostituisce genitori e affetti allora diventa un feticcio. In caso contrario una risorsa” (da “Bambini di Domani” in Bambini d’Italia, Società Italiana di Pediatria e ANSA, 2011).

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3 Comments

  1. ViolaPezzini

    “…il computer da piccoli è un oggetto come un altro, tutto dipende da come si conduce il gioco. Se il computer sostituisce genitori e affetti allora diventa un feticcio. In caso contrario una risorsa”

  2. Tatiana B.

    Ho letto con interesse l’articolo e concordo al 100% con le conclusioni tratte. Oltre al tema “comunicazione” genitori-figli in fatto di tecnologie, sto sperimentando sulla mia pelle come genitore quanto i grandi delle tecnologie debbano correre per recuperare il terreno perso in precedenza su questo terreno. I filtri tradizionali che ho sperimentato, anche famosi, coprono il pc, ma i ragazzini oggi accedono anche a telefonini e alle console! E trovarne in italiano, credetemi, è un’impresa. Io c’ho speso molte energie e nel mio piccolo sto risolvendo con questo sistema di parental control, Webfilter.it, 100% italiano, mi copre tutta la wifi a casa e mi costa pochissimo. Ahime’, non mi pare di vedere la stessa sollecitudine in tanti genitori che conosco e sottovalutano il problema. Grazie Tatiana

  3. E’ una rete insidiosa, il web. Io utilizzo strumenti di controllo Endoacustica per assicurarmi che mio figlio non incorra in situazioni poco felici e per consentirgli allo stesso modo una navigazione serena e istruttiva.