A scuola a 5 anni e mezzo, ma ci siamo pentiti...e ora?

In un post di qualche tempo fa, abbiamo già parlato di come sia difficile scegliere se mandare o meno un bambino alla scuola primaria a 5 anni e mezzo… C’è da tenere presente il grado di preparazione, di maturità e di sviluppo e ciò prescinde dall’età anagrafica.

Non esiste una risposta valida in assoluto, né un criterio obiettivo e indiscutibile al quale riferirsi. A volte, solo a posteriori ci si può rendere conto di aver fatto o meno la scelta giusta.

E se abbiamo mandato nostro figlio a scuola a 5 anni e mezzo e poi capiamo che non era pronto?

Prima di tutto, bisogna ricordare che decidere di iscrivere il proprio figlio alla scuola primaria prima dei 6 anni è una decisione che spetta ai genitori – anche se consiglio vivamente di tenere ben presente il parere degli educatori della scuola dell’infanzia che il bambino frequenta.

La decisione di promuovere o meno un alunno, invece, spetta agli insegnanti. Ci sono stati casi di ricorsi, nati dall’aver considerato ingiusta una bocciatura nel passaggio dalla prima alla seconda classe della scuola primaria, ma in questo post vorrei dare per scontato che i docenti – o per lo meno la stragrande maggioranza di essi – agiscano in modo coscienzioso e scrupoloso e che la bocciatura non sia legata ad inadempienze, superficialità o errori della scuola, ma sia una soluzione estrema, sebbene opportuna e che, perciò, rappresenti il male minore.

È davvero possibile bocciare alla scuola primaria?

La risposta è sì, ma va precisato che i docenti della scuola primaria “con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione” (legge 169/2008). C’è anche da sottolineare che la scuola è tenuta a far fronte – attraverso strumenti compensativi e misure dispensative – ad eventuali “Bisogni Educativi Speciali” (B.E.S.) presentati dal piccolo alunno (Circolare Ministeriale del MIUR n. 8 del 6/3/2013 e Direttiva Ministeriale del MIUR del 27/12/2012).

Come può essere vissuta una bocciatura da un bambino di 6 anni? E dai suoi genitori?

Forse sono proprio i genitori, che – per primi – vivono male l’idea della possibile bocciatura del figlio, anche perché, magari, se ne sentono in qualche modo responsabili e, a volte, pensano anche che sia qualcosa di cui vergognarsi di fronte a parenti, amici e colleghi... Ecco questo è un atteggiamento che si dovrebbe assolutamente evitare ed un pensiero che non dovrebbe neppure venire lontanamente.

Non bisogna fare paragoni, né considerare il percorso scolastico come una gara…non ci sono premi e non ci sono vincitori! La decisione di bocciare non si prende certo alla leggera, perciò, se il proprio figlio viene ritenuto non idoneo a passare alla classe successiva, bisogna considerare la ripetizione dell’anno semplicemente come un’occasione per ripartire senza intoppi e con meno fatica.

Cosa fare?

Meglio concentrarsi su come poter rimediare, su come colmare le lacune che potrebbero rendere faticoso e complicato il percorso scolastico, su come rafforzare la fondamentale alleanza famiglia-scuola, sulle strategie, gli approcci e i metodi educativi – anche integrativi – da adottare. Una bocciatura non vuole discriminare o punire un alunno e gli insegnanti non sono dei nemici ma, anzi, coloro con cui va stabilito un dialogo sempre aperto e costante, il cui scopo non deve essere la promozione, ma la crescita globale e il benessere del proprio figlio.

È indubbio che il bambino possa non prendere bene l’idea di dover ripetere l’anno, potrebbe anche soffrire del distacco da insegnanti e compagni con cui aveva condiviso un intero anno e vedere minacciata la propria autostima e la sicurezza in se stesso… Fondamentale, allora, è il ruolo dei genitori, che devono aiutarlo a capire quale sia il reale significato della mancata promozione, cercando di sottolinearne le opportunità e la convenienza.

Teniamo anche presente che bocciature del genere non sono – solitamente- impreviste o imprevedibili, ma sono risultati di situazioni così gravemente compromesse che non possono non essere già note nei mesi precedenti. Insegnanti e genitori, perciò, hanno il tempo di far abituare il piccolo alunno all’idea.

photo credit: KC3jn4 via photopin cc

 

Author

Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.

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